di Maurizio Verdenelli
(foto di Andrea Petinari)
“Trovate i soldi”, “Il terzo Oscar? Fare il progetto”. Parole e scenografia di Dante Ferretti nel corso della ‘veglia laica’ (così definita da Massimiliano Colombi, look americano: camicia e cravatta) sulla ‘Macerata che sarà’. La colonna sonora –stesso titolo “Che sarà”- viene invece da lontano, molto lontano ed appartiene all’indimenticabile Jimmy Fontana che scrisse con Migliacci, Pes e Greco una canzone che cantata dai Ricchi e Poveri si piazzò seconda al Festival di Sanremo del ‘71. “Paese mio che stai sulla collina/disteso come un vecchio addormentato/La noia l’abbandono il niente/son la tua malattia/Paese mio ti lascio io vado via” diceva il refrain opportunamente mondato dal carissimo Enrico Sbriccoli nel secondo verso che in origine faceva così: “disteso come un vecchio ch’è morente”. Sembrava in effetti troppo per Macerata o per la sua Camerino. Poco importa in fondo ora: il capoluogo è da tempo affetto dal fenomeno ormai noto come ‘camerinizzazione’, ossia da un lento declino dovuto alla perdita di identità (ed istituzioni). Tanto che Ferretti, incaricato con iGuzzini per un progetto illuminotecnico, pensa alla luce ‘sanatrix’: che possa cioè nascondere i guasti dell’abbandono, dei negozi chiusi, illuminando ‘in movimento’ il centro storico.
La full immersion al teatro ‘Lauro Rossi’ è stato un continuo richiamo al ‘Grande Ritorno’ nel nome di Ivo Pannaggi, l’esule volontario che volle finire la propria vita a Macerata acquistando un appartamento in centro finendo i propri giorni alla Casa di Riposo ‘Villa Cozza’. Di Pannaggi –bello il suo ritratto, opera di Sciltian esposto in questi giorni a Forlì nella grande mostra su Piero della Francesca ai musei di San Domenico- l’evento di ieri sera ha colto la propria illustrazione nella motocicletta n.15 presente nella pinacoteca di palazzo Buonaccorsi. Una moto, vista con occhio non propriamente da futurista (ha osservato il professor Roberto Cresti) che tuttavia ha offerto il mito del movimento per una Macerata da sempre piuttosto ferma, mantenendo però ancora una rilevante attrattiva verso i propri figli. Così seppure Goethe diffidi dal tornare dai luoghi dove si è stati felice, il grande Ivo volle lasciare la Norvegia e il mondo da lui navigato fino al polo nord per via Crescimbeni e la cucina buona di ‘Ezio’ dove ancora si conservano i tovaglioli di carta da lui ‘pitturati’. Cinquantacinque anni fa lasciò l’amatissima città pure Dante ‘Oscar’ Ferretti. “Ci sarò tornato da allora un centinaio di volte. E quando alloggio qui, me ne vado di sera a conquistare i ricordi, negli angoli, lungo le vie, per piazze seppure non perfettamente illuminati”. Già, la luce. Una regia luminosa contro la crisi per una Macerata ‘da bere’, ha segnalato Adolfo Guzzini che ha lasciato ad un teatro sold out il suo messaggio tramite un filmato, impegnato com’era con i ‘saggi’ di Confindustria.
Tante sono state le interviste a cittadini qualsiasi –un filmato ne dava testimonianza- e sul palco molti i protagonisti sono saliti. Ha concluso l’assessore regionale, il maceratese Angelo Sciapichetti che ha citato don Tonino Bello: “La nuova città deve rappresentare la convivialità delle differenze”. Il riferimento è per le nuove culture e i nuovi maceratesi’ non più ‘pistacoppi’, dei quali forse si è perso anche il significato.
Dante Ferretti sul palco del Lauro Rossi con il sindaco Romano Carancini risponde alle domande di Marco Marcatili, analista economico di Nomisma
Molte le domande (di Marco Marcatili analista economico di Nomisma), molte le risposte (auspici, belle intenzioni, capitoli talvolta tratti dal libro mastro dei sogni, pure slogan) ed anche una torrentizia lezione accademica su Civitas, Urbs e Polis di Carla Danani, docente di filosofia morale dell’università. Macerata, se non ci fossero stati con la loro stringente concretezza ‘pistacoppa’ Ferretti e Guzzini, si è forse un po’ perduta nel lungo talk show. Dove, fra tutti, è mancata un’unica ospite: Paola Taddei, direttrice dell’Accademia di Belle Arti.
Svanite le piagge, le lacerazioni architettoniche, la sua storia personalissima che chi non ha passato da queste parti almeno trent’anni della sua vita non può conoscere né annusare. Vecchia storia. Se non ricordo troppo male, un sindaco in anni precedenti all’euro affidò ad una società non locale un complesso progetto per rivoluzionare la viabilità nel centro storico. Alla fine, per trecento milioni di lire, i consulenti sentenziarono che si era sbagliato evidentemente tutto in precedenza ed indicarono la ricetta: il ‘giro’ consueto andava preso dalla parte opposta. La ‘rivoluzione’ durò tre giorni: la città non sopportò più oltre quel tempo la gran nube di ossido di carbonio scaricata degli automobilisti costretti a dare gas per superare le quote che la topografia cittadina da alcuni secoli prevedeva all’interno del ‘castello’. Si tornò allo statu quo ante.
Il ritratto di Morden Gore
A fine mese si farà luce sulla Macerata del futuro prossimo venturo, in ogni caso –ha annunciato Colombi- l’estate declinerà il futuro con il presente per quella che è stata definita la ‘new sensible city’. In finale, la veglia laica ha riservato per i fedelissimi di Macerata, una lieta sorpresa (ancora così definita): il bel quadro realizzato ‘in progress’ dall’artista Morden Gore. Un bel viso di donna: Macerata? Inutile chiedere all’artista, figlio di questa città nonostante il (nick)name, hanno assicurato da parte loro il sindaco e la scritta sul maxischermo sospeso sul palco: “Da Ivo Pannaggi a Morden Gore”. Dell’autore nessuna traccia perché “ama lasciare le proprie opere come un dono” ha ancora detto Romano Carancini, perfetto padrone di casa. Il primo progetto per Macerata che sarà, potrebbe allora essere proprio nel nome di Morden Gore, dilavando con i suoi ‘affreschi’ -come già sta cominciando a fare meritoriamente- gli invasivi graffiti firmati questi da un ignoto pittore (a testimoniarne la laboriosità esclusivamente notturna una sigla: HSL) che di sicuro non resterà nella storia dell’Arte contemporanea. Seppure al pari del bravissimo Morden Gore, anch’egli si rende al momento opportuno ‘invisibile’… a vigili urbani e forze dell’ordine.
Angelo Sciapichetti, Dante Ferretti, Roberta Preziotti e Romano Carancini
Dante Ferretti e Romano Carancini
Il rettore Unimc Luigi Lacchè saluta il premio Oscar
Dante Ferretti con Stefania Monteverde
Piero Massimo Macchini
Mirthe Goldmann , Massimiliano Colombi e Silvia Santarelli
Roberto Cresti
Carla Danani
Luciano Messi, Romano Carancini, Luigi Lacchè e Marco Marcatili
Bartolini Carancini Sciapichetti Frontoni
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Aggiungerei a quanto detto un museo dei personaggi illustri della città in Italia e nel mondo.
Se s’intende valorizzare Padre Matteo Ricci con una mostra permanente insieme con l’università, credo importante mettere in luce tutti gli aspetti della sua genialità umanistica ma anche l’aspetto importante e fondamentale di missionario con il contributo della diocesi.
Inoltre credo opportuno che ci sia un dialogo serio e franco con la diocesi per valorizzare l’aspetto storico e culturale del ruolo della cultura cristiana già presente nel nostro territorio già dal 1° secolo d.C. e che rappresenta una base imprescindibile dell’identità della città. Per cui valorizzare personaggi e santi, chiese e musei d’arte sacra, con tutto quello che può essere collegato, da valorizzare anche come turismo religioso.
Un altro aspetto di questo progetto dovrebbe essere di affrontare una sostenibilità sociale e occupazionale che possa includere le tante persone disoccupate, emarginate e senza voce ed ascolto. Per cui un progetto di lavoro sostenibile ancorato alle eccellenze della città, ma anche innovativo nel recupero edilizio urbano, il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, puntando sull’autoproduzione energetica, agricola, zootecnica e tutte le attività artigianali connesse. Rivalutare lavori in fase d’estinzione ma carichi di valori storici,etici e culturali che rappresentano la grande creatività del nostro territorio.
Concludendo, grande serata piena di idee e spunti per “Macerata che sarà”.
«La luce mostra la vera natura di tutto ciò che viene messo in chiaro, poi la luce trasforma ciò che essa illumina, e lo rende luminoso.»
(San Paolo)
Finalmente una buona notizia.
Trovato finalmente l’artista che, con i suoi murales, celebrererà l’apoteosi di questa amministrazione…
Già me lo immagino che, sui muri della città, capeggeranno delle enormi “C” con le solite galgliarde frasi:
– Bisogna dare la massima fecondità ad ogni attività fintoculturale
– Andremo contro chiunque, di qualunque colore, tentasse di traversarci la strada
– Durare sino alla vittoria, durare oltre la vittoria, per l’avvenire e la potenza della nazione
– Continuiamo a marciare nella pace, per i compiti che ci aspettano domani e che fronteggeremo con il nostro coraggio, con la nostra fede, con la nostra volontà.
– Cancelli non frontiere
– E’ lo spirito che doma e piega la materia, è lo spirito che crea la santità e l’eroismo
– Tutto il potere ai Soviet
– “C” ha sempre ragione
– Macerata dura, Macerata volitiva, Macerata guerriera
– Noi dormiamo con la testa sullo zaino
– Ricordate che oggi non vi sarebbe la marcia su Mosca, marcia che sarà infallibilmente vittoriosa, se venti anni prima non ci fosse stata la marcia su Macerata
– Voi marcerete travolgendo ogni ostacolo sino alla meta che vi è stata indicata
Cerasi, anche un “A chi la Lubia? A noi!” come avviso revanscista nei confronti di Civitanova non ci starebbe mica male.