di Claudio Ricci
Filosofo di fama internazionale, padre della semiotica interpretativa, autore dei best seller mondiali “Il nome della rosa” e “Il pendolo di Foucault” è scomparso a 84 anni uno dei colossi della cultura italiana nel mondo, Umberto Eco. A dare notizia della morte avvenuta ieri sera alle 22,30 nella sua abitazione di Milano, la famiglia del grande letterato. Fondatore della facoltà di Scienze della comunicazione a Bologna e socio dell’accademia dei Lincei aveva pubblicato come ultimo libro la critica al giornalismo, ‘Numero zero’ (Bompiani). Oltre che di romanzi di successo internazionale, nella sua lunga carriera Eco è stato autore di numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia. Secondo le prime indiscrezioni, la commemorazione con rito civile dovrebbe tenersi a Milano, nel castello Sforzesco, martedì alle 15.
La pubblicazione della conferenza tenuta da Umberto Eco in onore del 7° centenario dell’Università il 5 marzo 1991
IL LEGAME CON MACERATA – Annunciato come superospite insieme a Roberto Benigni per le celebrazioni dei 750 anni dalla nascita di Dante ad Apiro, Eco aveva disdetto la sua presenza poco prima dell’evento per impegni personali (leggi l’articolo). Partecipò però alle celebrazioni per il settimo centenario dalla fondazione dell’università di Macerata. In quell’occasione il 5 marzo del 1991 tennè una conferenza su Università e mondo dei media talmente partecipata da essere spostata dall’aula magna al teatro Lauro Rossi. Ma il legame con Macerata si snoda anche nei rapporti di lavoro e personali con i docenti dell’ateneo. Marcello La Matina, professore di Filosofia del Linguaggio del dipartimento di Studi umanistici racconta di una conoscenza risalente al 1983 portata avanti nel tempo con uno scambio epistolare. «Ha aiutato la cultura universitaria europea» è il ricordo di La Matina allievo di Sándor János Petőfi (scomparso nel febbraio del 2013, leggi l’articolo) altro mostro sacro della Semiologia docente dell’Ateneo scomparso nel 2013, conosciuto internazionalmente come una delle figure di maggior spicco nel campo della semiotica e della linguistica. Fu proprio Eco a invitare per la prima volta Petöfi in Italia dall’Ungheria, suo paese natale, nel 1971, in occasione della conferenza dell’associazione internazionale di studi semiotici nel 1974 a Milano. In seguito lo stesso Petőfi fu citato per la sua teoria del testo in vari saggi del filosofo piemontese (“Lector in fabula” 1979).
«Eco e Petöfi erano coetanei – scrive su facebook Gianna Angelini anche lei docente di Semiotica ad Unimc – Si stimavano benché non condividessero appieno l’uno le idee dell’altro, e si difendevano pubblicamente a vicenda. Perché erano intellettuali veri. D’altri tempi. Studiosi animati dallo stesso profondo desiderio di conoscenza e trasmissione del sapere per rispetto dell’educazione, oggi così raro»
Tra gli allievi di Eco all’università di Bologna Roberto Lambertini, professore di Storia Medievale al dipartimento di Studi umanistici di Unimc. «Ricordo i sabato mattina al seminario di Semiotica con lui – racconta Lambertini – un corso sul linguaggio degli animali nelle fonti medievali che oltre a spingermi verso la storia del medioevo mi portò ad una delle mie prime pubblicazioni, “Latratus Canis”, articolo firmato da Eco, da me e da altre due studentesse. Erano i primi anni 80 e già lui era una personalità accademica internazionale. Nonostante questo con gli studenti si sentiva a casa era sempre disponibile a parlare e all’ascolto. Non era per niente un tipo sulle sue. Facevamo grandi chiacchierate e prima di andare a casa dopo la lezione del sabato ci fermavamo spesso a mangiare una pizza insieme». La trama del legame con Macerata si infittisce anche grazie al premio Oscar Dante Ferretti che firmò nel 1986 la scenografia della versione cinematografica di “Il nome della Rosa” diretta da Jean-Jacques Annaud.
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« […] “come puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che mentre tu muori giovani desiderabilissimi di ambo i sessi danzano in discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano gli ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando una società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare notizie rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i loro prodotti non degradino l’ambiente e si ingegnano a restaurare una natura fatta di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di nuovo piogge dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose meravigliose accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile. Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice, sollevato, soddisfatto di abandonare questa valle di coglioni?” […] »
(da http://www.segnalo.it/POLSER/MORTE-ETICA/ECO1997.htm )
Matteo 5,22-24
22 ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: “co.glione”, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “testa di caz.zo”, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.