I vespisti in uno scatto all’ingresso di Biograd, dopo aver lasciato l’adesivo del proprio club sul cartello stesso
di Marco Ribechi
(Galleria fotografica di Quirino Inverni)
Da Macerata alla Croazia a cavallo di una vespa per il “Vespa World Day”, il meeting internazionale di appassionati del mito delle due ruote. E’ l’avventura dei 46 centauri del club maceratese che non hanno potuto resistere alla tentazione di partecipare all’incontro che si è tenuto in Dalmazia nelle città di Biograd na moru (Zara vecchia) e Zadar (Zara) dall’11 al 14 giugno. Imbarcati i poderosi velocipedi nel traghetto i vespisti sono approdati a Spalato per poi raggiungere il Vespa Village di Biograd. Alla manifestazione erano presenti gruppi provenienti da tutta Europa ma anche da Canada, Messico, Usa e Taiwan a dimostrazione che l’intramontabile Vespa può fare anche da ponte e fratellanza tra persone di diverse culture ma unite dalla stessa passione.
Grandissimo anche il calore di casa che ha accompagnato con festeggiamenti e applausi il lunghissimo corteo formato da 5mila veicoli che ha sfilato trionfalmente per i 30 km che separavano il villaggio dalla sede vera e propria del raduno. Praticamente tutti i modelli di vespa prodotti in oltre 60 anni dal mitico stabilimento di Pontedera erano presenti al raduno. Tra i pezzi da museo spicca la Vespa 98 del 1946 proveniente da Vienna e 3 esemplari di Tap (Truppe Aereo Paracadute) Vespe ad uso militare degli anni 50 su commissione del ministero francese dotate di artiglieria anticarro. Il Vespa club di Macerata con 46 iscritti presenti ha fatto la sua bella figura costituendo il gruppo più numeroso delle Marche e tra i primi in Italia.
Il palazzetto dello sport di Zadar dove si e’ svolta la cena di gala in onore di tutti i vespisti di tutto il mondo
Modello vespa hoffmann Messerschmitt del 1954 costruita in germania (su licenza della stessa Hoffmann)
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Una curiosità, che credo solo l’articolista può togliere. Perché nell’articolo, e nelle didascalia delle foto, ha scritto più volte che il raduno si è tenuto a “Zadar” e “Biograd na Moru”, scrivendo solo fra parentesi che si tratta di Zara e di Zara Vecchia?
Sono città della Dalmazia, che hanno nomi italiani, e che, per quanto riguarda Zara, all’Italia sono anche appartenute. Vivono ancora persone che a Zara sono nate e hanno vissuto e lavorato, quando era un capoluogo di provincia italiano, e magari pure hanno guidato automobili con la sigla della sua provincia (ZA) nella sua targa.
Se l’articolista avesse scritto di un raduno di vespisti a Parigi avrebbe scritto, ad esempio “L’evento si è svolto a Paris (Parigi)”? O, si fosse svolto a Londra o a Stoccolma: “L’evento si è svolto a London (Londra), o a Stocholm (Stoccolma)? L’articolista ha scritto un articolo in italiano, e queste città che lui ha citato dei nomi italiani li hanno, e, fra l’altro, di quanta storia carichi … E allora, perché, ripeto, se non gli sarebbe mai venuto nemmeno nell’anticamera del cervello di scrivere, scrivendo in italiano, di un “Evento svoltosi a London o a Una curiosità, che credo solo l’articolista può togliere. Perché nell’articolo, e nelle didascalia delle foto, ha scritto più volte che il raduno si è tenuto a “Zadar” e “Biograd na Moru”, scrivendo solo fra parentesi che si tratta di Zara e di Zara Vecchia?
Sono città della Dalmazia, che hanno nomi italiani, e che, per quanto riguarda Zara, all’Italia sono anche appartenute. Vivono ancora persone che a Zara sono nate e hanno vissuto e lavorato, quando era un capoluogo di provincia italiano, e magari pure hanno guidato automobili con la sigla della sua provincia (ZA) nella sua targa.
Se l’articolista avesse scritto di un raduno di vespisti a Parigi avrebbe scritto, ad esempio “L’evento si è svolto a Paris (Parigi)”? O, si fosse svolto a Londra: “L’evento si è svolto a London (Londra)”? Ancora, fosse avvenuto a Il Cairo: “L’evento si è svolto ad al-Qāhira (Il Cairo)”? L’articolista ha scritto un articolo in italiano, e queste due città che lui ha citato dei nomi italiani li hanno, e, fra l’altro, di quanta storia carichi … E allora, perché, ripeto, se non gli sarebbe venuto nemmeno nel’anticamera del cervello di scrivere, scrivendo in italiano, di un “Evento svoltosi a London, a Paris, ad al-Qāhira “, ma avrebbe scritto “Londra”, “Parigi”, “Il Cairo” (eppure sono città che con l’Italia nazione moderna non hanno mai avuto nulla a che spartire se non turisti, rapporti diplomatici o dichiarazioni di guerra), gli è venuto invece naturale di scrivere che questo raduno si è svolto a “Zadar e Biograd na Moru”? I nomi italiani di queste due città non sono nomi di antiche città appartenute a civiltà del passato, delle quali ora restino solo pietre e criptoportici, con qualche cartellone riportante spiegazioni storiche per i visitatori. Non si tratta di Leptis Magna o dell’antica Cartagine. Zara non è “l’antica Zara”. E’ Zara, in italiano, se se ne parla in un testo scritto in italiano.
Così, sapete, solo per curiosità, per capire quali sono i meccanismi più o meno inconsci che, appunto, più o meno inconsciamente portano a certe decisioni o a certe rimozioni.