Sono 27 gli agenti che ancora mancano al corpo forestale per mettere in sicurezza il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. L’area protetta, di estremo interesse naturalistico, è stata recentemente terreno fertile per le scorribande di bracconieri (leggi l’articolo) che hanno annoverato tra i propri trofei anche un camoscio appenninico, specie rarissima recentemente reintrodotta nel parco grazie ad un importante progetto finanziato con fondi comunitari. L’ente Parco, in un comunicato stampa, esprime la sua gratitudine al corpo forestale dello Stato, e in particolare al coordinamento territoriale per l’ambiente di Visso augurandosi «che ora la giustizia vada fino in fondo e che, qualora venissero confermati i pesanti capi di accusa, non vengano concessi sconti di pena per un illecito che spesso, purtroppo, non viene valutato per la sua reale gravità».
D’altronde già alcuni mesi fa, dopo il ritrovamento a gennaio di un lupo ucciso con armi da fuoco (leggi l’articolo), lo stesso ente aveva già lanciato una appello affinché venisse garantito un adeguato contingente di mezzi e uomini, riaprendo anche i due comandi stazione di Ussita e Bolognola, due piccoli centri che però si trovano proprio nel cuore dell’area protetta e sono quindi strategici proprio per l’attività anti-bracconaggio. «Per un territorio molto vasto come quello del Parco dei Sibillini, per il quale è previsto un organico di 70 agenti (1 ogni 1000 ettari), si contano al momento solo 43 agenti – continua l’ente Parco nel suo comunicato – Purtroppo le proposte di riorganizzazione del corpo forestale dello Stato, all’esame del Parlamento, non sono al momento rassicuranti, ma confidiamo che venga riconosciuto il ruolo insostituibile che lo stesso svolge nella difesa della biodiversità, non solo nelle aree protette».
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