di Gianluca Ginella
Agivano indisturbati lungo stradine difficili da raggiungere nel cuore del parco dei Monti Sibillini: il fatto che le vie d’accesso fossero poche e che per loro fosse facile presidiare la zona ed evitare controlli consentiva a due bracconieri di poter agire indisturbati anche durante il giorno. Nel mirino dei loro fucili era finito anche il rarissimo camoscio d’Abruzzo, una specie a rischio di estinzione che da poco tempo è stata reintrodotta nel parco e di cui sono presenti solo poche decine di esemplari. Per prendere i bracconieri gli uomini del Corpo forestale, coordinati dal sostituto procuratore Cristina Polenzani, hanno svolto indagini che sono durate oltre due mesi. E alla fine all’alba di mercoledì hanno chiuso il cerchio mettendo a segno una serie di perquisizione nelle case dei bracconieri di Ussita e in una baracca in lamiera che utilizzavano. Ad agire sono stati diversi reparti della Forestale del coordinamento territoriale per l’ambiente di Visso e del comando provinciale di Ancona. Nelle perquisizioni sono state trovate e sequestrate armi, munizioni e polvere da sparo, tutte custodite illegalmente. E poi una tagliola, il cui utilizzo è vietato dalla legge sulle aree protette. Nella baracca in lamiera gli uomini della Forestale hanno scoperto anche un rarissimo trofeo del camoscio d’Abruzzo. I due cacciatori di frodo sono stati denunciati per bracconaggio, detenzione illecita di munizioni, uccisione di specie selvatiche protette. Rischiano condanne fino a due anni. Il contrasto al bracconaggio rimane uno degli obiettivi principali del Corpo forestale nel parco dei Sibillini per tutelare specie tra le più rare dell’Appennino come l’aquila reale, il lupo e il camoscio d’Abruzzo.
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