di Leonardo Giorgi
«La verità è che Lucio Dalla non se ne è mai andato». Il senatore Raffaele Lauro ha concluso così la presentazione della sua ultima fatica letteraria “Caruso The Song”, dedicata al suo rapporto con l’amico Lucio Dalla scomparso nel 2012 e al rapporto del cantautore con la città di Sorrento, dove gli scorci mediterranei, come spiega Lauro nel suo romanzo, sarebbero stati la principale ispirazione per uno dei massimi capolavori di Dalla, Caruso appunto. L’autore ha scelto Cingoli come una delle prime città per il suo tour di presentazione del libro (sabato scorso l’evento) per via della grande amicizia che lo lega al sindaco Filippo Saltamartini. Non solo, durante la serata, che ha visto la partecipazione di un numeroso pubblico cingolano che ha quasi riempito la Sala Verdi del Municipio, Lauro ha annunciato che il film su Lucio Dalla tratto dal suo libro e da lui stesso supervisionato, sarà proiettato ad agosto nella piazza di Cingoli in anteprima nazionale. La serata è stata condotta da Gabriela Lampa, docente dell’Università della Terza Età dell’Alto Maceratese, e dal giornalista Marco Chiatti. La professoressa Lampa ha definito l’opera «un lavoro di grande letteratura con una grandissima cura per la veste tipografica. La parola “Song” del titolo può essere tradotto in italiano con “canzone”, ma in questa caso il termine più corretto potrebbe essere “cantica”. Infatti – ha spiegato Lampa – ho interpretato l’intero libro come un cantica dedicata sia a due pilastri che in qualche modo hanno fatto la storia di Sorrento e non solo, come Caruso e Lucio Dalla, sia al luogo geografico stesso. Una Sorrento che giustifica il bisogno di esistenziale di fare arte, con tutti i suoi riferimenti ai grandi artisti del passato che devono molto a Sorrento e viceversa, come Torquato Tasso».
Proprio nei dintorni di piazza Tasso di Sorrento in effetti, un giovane Raffaele Lauro conosce un bizzarro e irsuto personaggio che si rivelerà essere Lucio Dalla. «Conobbi Lucio – ha raccontato l’ex senatore – al Fauno Notte Club sotto Piazza Tasso, il primo night club di Sorrento. Me lo presentò il grande Franco Jannuzzi, proprietario del locale. Parlai con quello che sembrava una strano folletto per più di un’ora del mare, accennando alle teorie di Darwin e alla dottrina psicoanalitica di Freud. Lucio, che allora era il clarinettista de I Flippers, la sua prima band, ad un certo punto prende il clarinetto ed accenna un motivetto jazz alla Chet Baker alternando la musica ad una specie ritornello che girava attorno al mio soprannome “prof”». Uno dei momenti più emozionanti della serata è stata l’esecuzione di Caruso da parte di una super band creata per l’occasione, che ha deliziato i presenti con alcune delle più famose tracce del genio bolognese. Il pezzo interpretato dalla calda voce del sambenedettese Marco Virgili, accompagnato tra gli altri dal chitarrista cingolano Giuliano Cardella e dall’attuale clarinettista dei Flippers Maurizio Moscatelli, si è meritato la standing ovation di tutto il pubblico presente in sala. Suggestivi e pieni di commozione anche gli interventi dell’ospite d’onore Romolo Forlai, fotografo e storico vibrafonista de I Flippers, che ha praticamente convissuto a Roma con Lucio durante la sua permanenza della band. Forlai, le cui foto inedite di Lucio sono state esposte nella Sala degli Stemmi del municipio per tutta la durata della presentazione, ha voluto condividere con i cingolani alcuni dei ricordi più significativi della sua amicizia con Lucio: «Premesso che parlare di Lucio come qualcuno che non c’è più per me è impossibile e io in qualche modo continuo a parlarci attraverso la musica e le sue fotografie, piene di quei sguardi che solo lui sapeva costruire, è difficile scegliere solo un episodio da raccontare. Sono molto legato alla sua prima volta a Sanremo, nel 1966. Lucio non aveva un soldo, né tantomeno uno smoking da indossare al festival. Gli dissi allora di prendere il mio da casa di mia madre. Il giorno dopo mi chiama dicendomi che mia madre gli aveva sbattuto la porta in faccia. Mia mamma, visto l’aspetto di Lucio e il suo odore non particolarmente piacevole, lo aveva scambiato per un malintenzionato, si spaventò e gli diede lo smoking solo dopo che le spiegai che tipo era Lucio». Forlai ha concluso poi cercando di dare una definizione per presentare Lucio a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo: «Ho pensato spesso – ha raccontato l’artista – al modo migliore per definire Lucio, un aggettivo adatto a lui. “Genio” è tremendamente riduttivo. Chiamarlo “artista” lo sarebbe altrettanto. Negli anni ho avuto la consapevolezza che in realtà, per una persona del genere, non ci sono aggettivi. Dalla era Lucio e basta».
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