di Monia Orazi
Sciopero ad oltranza al cementificio Sacci, per tutta la giornata di mercoledì. I sindacati hanno indetto la protesta dopo l’annuncio della mobilità per gli 83 dipendenti dello stabilimento di Castelraimondo, a cui si aggiungono altri addetti in Abruzzo, per un totale di 135 lavoratori licenziati per la cessazione dell’attività (leggi l’articolo). Mercoledì mattina si terrà anche una conferenza stampa, in cui le rappresentanze sindacali del cementificio Sacci, le segreterie provinciali di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil e Ugl, dopo l’avvio della procedura di mobilità, ufficializzata dall’azienda il 13 marzo, illustreranno le future iniziative, analizzando lo scenario attuale che si apre dopo l’annuncio della chiusura. Ci sono ancora una settantina di giorni di tempo, sino al prossimo 27 maggio, per intavolare una trattativa con i vertici aziendali e per scongiurare l’ipotesi di chiusura dello stabilimento e cercare alternative alla mobilità. L’obiettivo dei sindacati è la salvaguardia dei livelli occupazionali, tramite l’utilizzo di opportuni ammortizzatori sociali, ad ottobre dello scorso anno era stato raggiunto un accordo per salvare i posti di lavoro, grazie all’utilizzo dei contratti di solidarietà, con un accordo valido sino al prossimo luglio. Ci sarebbero margini per la cassa integrazione in deroga per almeno un anno. Le organizzazioni sindacali cercheranno di avviare un tavolo tecnico di confronto tra sindacati ed i vertici aziendali Sacci, insieme alle istituzioni locali, per scongiurare la temuta chiusura dello stabilimento, che finirebbe per mettere in ginocchio l’economia locale di un territorio già devastato dalla crisi, con una forte riduzione dei posti di lavoro nel settore industriale. Il futuro di 83 famiglie è appeso ad un filo, la situazione finanziaria del gruppo Sacci è in affanno da tempo. Pesano sul gruppo della famiglia Federici i circa 400 milioni di euro di esposizione finanziaria verso le banche, con un fatturato di circa 100 milioni di euro. Si rincorrono da diverso tempo voci di una possibile vendita di alcuni stabilimenti, ma mancano le conferme ufficiali. Sempre mercoledì, alle 9, si terrà alla sede della Regione una conferenza dei servizi, a cui parteciperanno i sindaci dei comuni di Gagliole, Castelraimondo, San Severino e altri, per discutere del rinnovo dell’autorizzazione tecnica a proseguire l’attività con gli impianti ed il regime attuale, come avviene ogni quattro anni.
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Ma… Penso era nell aria questa chiusura. Ma Nn capisco gli striscioni…. Scritte senza senso.
1º le banche nn erogano più un mutuo nemmeno se li ammazzi.
2º la crisi edilizia è di una gravità senza precedenti.
Quindi massima solidarietà X chi perde il lavoro , ma che significa ” LAVORO=DIGNITÀ ” , “cementificio nn deve chiudere” ? …. Un imprenditore se nn ha più clienti , le vendite sono calate in modo esponenziale che Nn copre nemmeno le spese , cosa deve fare? Ma andate a Roma, Montecitorio. Li troverete i veri responsabili che ci hanno portato a questa crisi catastrofica.
LA POLITICA, IL SINDACATO DEVONO CREDERE DI PIU’ ALLE NUOVE TECONOLOGIE. NON SI POSSONO LASCIARE SOLI IMPRENDITORI E LAVORATORI. IL CEMENTIFICIO DELLA SACCI NONOSTANTE LA CRISI DEL SETTORE VA MODERNIZZATO. L’ITALIA HA BISOGNO DI GRANDI INFRASTRUTTURE. PER LE MARCHE, LA FANO GROSSETO, LA RIPRESA DEL PROGETTO PER LA VALLATA VIARIA DEL POTENZA, DA PORTO RECANATI AL PASSO DEL CORNELLO ANCHE NEL RISPETTO DELLE AZIENDE CHE NONOSTANTE QUESTA VIABILITA’, RIESCONO AD ESSERE DI LIVELLO INTERNAZIONALE. IN ANNI PASSATI, IN QUESTI CASI GLI ONOREVOLI, ERANO IN PRIMA FILA CON I LAVORATORI. NON E’ STATO CERTO IL MIO PARTITO A CREARE, SIMPATIZZARE CON IL POPOLO DELLA “NO TAV. ivano tacconi capo gruppo udc comune di Macerata
Certo, grandi opere servirebbero, ma la cronaca di ogni giorno ci mostra una serie di incompiuti e di strutture che cadono non appena inaugurate. Bisogna regolarizzare le gare e fare in modo che le ditte non “spariscano” appena preso l’anticipo, bisogna combattere la corruzione che fa costare tutto il doppio (se va bene) rispetto agli altri paesi, bisogna che chi firma progetti e prende lauti guadagni venga punito pesantemente se non fa il suo lavoro, bisogna investire su quelle opere che hanno un senso, preferendo il recupero piuttosto che la creazione exnovo… però facendo le cose per bene ce se magna de meno… allora via iniziamo cantieri, buchiamo montagne e se poi l’opera finisce: bene… altrimenti amen… mica ci abitiamo noi nelle vallate! Detto ciò, esprimo solidarietà ai lavoratori di SACCI e speriamo che si riescano a trovare posizioni lavorative alternative, magari in quei settori (come la cura del bene comune) che necessitano di investimenti e risorse.