Riceviamo l’intervento di Mario Lattanzi, sindaco di Monte San Giusto, sullo scottante tema della Tares (leggi l’articolo):
Concordo pienamente con le rimostranze prodotte dai colleghi sindaci nella riunione in Prefettura alla quale non ho potuto partecipare per impegni di lavoro. La Tares costringerà i Comuni ad essere conniventi con una strategia impositiva che nella sostanza è semplicemente aberrante. Partiamo dalle attività produttive. Per spingerle ad assumere sarà previsto uno sgravio fiscale sulle nuove assunzioni per diciotto mesi ma allo stesso tempo si impone loro, con la Tares, il pagamento di 0,30 euro al metro quadrato. Un’esagerazione che convincerà anche le poche aziende rimaste a delocalizzare. Ed allora invece di nuove assunzioni avremo ulteriori disoccupati. Lo stesso trattamento viene riservato alle famiglie. Anche queste dovranno pagare 0,30 Euro al metro quadro. L’aspetto più assurdo è che questa specie di addizionale andrà allo stato! Non ai Comuni, come qualcuno potrebbe erroneamente pensare. Gli enti locali sono obbligati ad incassare quanto spendono per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti con un conteggio che tenga conto, giustamente, non solo dei metri quadrati dell’abitazione ma anche del numero degli occupanti. Il tutto comporterà un aumento pesante, molto pesante. Si impongono ai cittadini un’ulteriore tassazione ed ai Comuni nuovi tagli di trasferimenti. E la conseguenza, oltre a minori risorse, è che gli enti locali vivono nell’incertezza più totale ed a giugno non sanno ancora come organizzare il bilancio di previsione del 2013 la cui approvazione, per altro, è slittata a fine settembre. Quale programmazione è mai possibile in queste condizioni? E tutto questo perché nessuno sa dare indicazioni certe e precise sulla gestione dell’Imu e della Tares. Sono disposto a comprendere le difficoltà, ma è una vergogna chieder pesanti e insostenibili sacrifici ai cittadini ed ai Comuni e non realizzare un taglio serio delle spese a livello centrale.
Ogni mattina entro nel mio Comune, un tempo ricco per le sue attività artigianali, le calzature, che lo hanno reso famoso in Italia e nel mondo. Ora molte imprese sono state costrette ad andare all’estero ed i pochi industriali rimasti sono eroi ai quali nessuno mai riconoscerà una medaglia. E in Comune mi occupo di chi non ha più lavoro, di chi non ha più soldi per pagare l’affitto o l’Imu o le bollette. Non pochi chiamano a casa per vergogna di farsi vedere in pubblico. I vari governi hanno riversato sulle spalle dei Comuni le loro inefficienze e le loro incapacità facendo credere che i debiti dello stato fossero dovuti agli enti locali. I Comuni hanno eliminato gli sprechi, se ce n’erano, ma nonostante questo il debito aumenta perché in certi luoghi non si rinuncia a niente. Pensioni dei politici ed emolumenti dei manager rimangono d’oro, alla faccia di coloro che percepiscono la pensione minima con la quale dovrebbero anche pagare Imu e Tares. Patto di stabilità, tagli ai trasferimenti e deleghe sempre più pesanti nei vari settori, in particolare nei servizi sociali, stanno strangolando i Comuni e oramai anche l’unica istituzione rimasta vicina ai cittadini sarà costretta a chiudere, così come hanno già chiuso imprese ed attività commerciali. Ed allora quei disgraziati che verranno a chiedere aiuto li porterò a Roma, naturalmente con la mia macchina, perché da queste parti non ci sono auto blu, ma due utilitarie bianche la meno vetusta delle quali ha tredici anni.
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