di Roberto Scorcella
e Alessandra Pierini
Sono stati ritrovati nella tarda serata dai vigili del fuoco due cadaveri carbonizzati all’interno del bagagliaio di un’auto abbandonata nelle campagne tra Cingoli e Filottrano, in zona San Faustino di Cingoli. I vigili del fuoco sono intervenuti sul posto, in aperta campagna, poco dopo le 23.30 a seguito di una segnalazione giunta in stazione dell’incendio di una Y10 con a bordo due persone.
Giunti immediatamente sul luogo del rogo, i vigili del fuoco hanno rinvenuto i due cadaveri carbonizzati quando, per completare lo spegnimento delle fiamme, hanno aperto il bagagliaio posteriore della vecchia Lancia, i sedili posteriori erano stati ribaltati creando un unico vano all’interno del quale erano stati riposti i due corpi. La macchina è stata abbandonata nell’alveo del torrente Fiumicello in uno slargo della strada che dalla frazione di San Faustino conduce a quella di Botontano.
Sul posto anche le pattuglie dei carabinieri che stanno indagando sugli eventi che hanno portato alla tragica morte dei due uomini: non è chiaro infatti ancora se le due persone siano morte nel rogo dell’auto oppure se, molto probabilmente, siano prima stati uccisi e poi adagiati nel bagagliaio della Y10. Si tratta di due nordafricani apparentemente di giovane età. I corpi sono stati trasferiti all’ospedale regionale di Torrette dove il medico legale effettuerà l’autopsia per stabilire le cause esatte del decesso ed eventuali segni di riconoscimento in base ai quali risalire all’identità delle due vittime: i documenti, infatti, sono quasi illeggibili corrosi dal fuoco. Una delle ipotesi di indagine sulla morte dei due giovani è quella di un regolamento di conti nel mondo dello spaccio di droga, anche se le indagini sono ancora a uno stadio embrionale.
«E’ inquietante» ha commentato il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini. «L’area – ha continuato – è al confine con il Comune di Filottrano ed è scoperta da controlli. Ho segnalato già più volte la necessità di garantire la sicurezza con la costante presenza delle forze dell’ordine e quanto accaduto, conferma le mie perplessità. Questa mattina ho chiamato il sottosegretario Alfredo Mantovano, che avevo già sollecitato in passato per i reati gravi che hanno interessato tutta la nostra provincia e mi ha assicurato che, anche in virtù di ciò che è accaduto questa notte, verrà presto per dare il via ad un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica».
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(aggiornamento delle ore 22)
Dovrebbe esserci un regolamento di conti legato all’ambiente dello spaccio della droga dietro alla morte di due nordafricani, trovati carbonizzati dentro un’automobile data alle fiamme la scorsa notte sul greto del Fiumicello a San Faustino di Cingoli.
L’autopsia, effettuata presso il polo di Torrette di Ancona, avrebbe appurato che i due erano già morti quando è stato appiccato il fuoco: i corpi erano adagiati fra i sedili posteriori abbassati e il bagagliaio di una Y10. Nessuna traccia di corde o legacci. Li hanno trovati i vigili del fuoco, intervenuti per la segnalazione di un’auto in fiamme a San Faustino di Cingoli. I due uomini non sarebbero stati ancora identificati ufficialmente (i documenti sono quasi illeggibili), ma le indagini condotte dai carabinieri e coordinate dal pm di Macerata Andrea Belli sembrano avere imboccato una pista ben precisa, che potrebbe essere collegata ad un filone di inchiesta già seguito dalla Procura maceratese.
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(aggiornamento delle ore 22)
Dovrebbe esserci un regolamento di conti legato all’ambiente dello spaccio della droga dietro alla morte di due nordafricani, trovati carbonizzati dentro un’automobile data alle fiamme la scorsa notte sul greto del Fiumicello a San Faustino di Cingoli.
L’autopsia, effettuata presso il polo di Torrette di Ancona, avrebbe appurato che i due erano già morti quando è stato appiccato il fuoco: i corpi erano adagiati fra i sedili posteriori abbassati e il bagagliaio di una Y10. Nessuna traccia di corde o legacci. Li hanno trovati i vigili del fuoco, intervenuti per la segnalazione di un’auto in fiamme a San Faustino di Cingoli. I due uomini non sarebbero stati ancora identificati ufficialmente (i documenti sono quasi illeggibili), ma le indagini condotte dai carabinieri e coordinate dal pm di Macerata Andrea Belli sembrano avere imboccato una pista ben precisa, che potrebbe essere collegata ad un filone di inchiesta già seguito dalla Procura maceratese.
Una scia di droga color rosso sangue… Continuano nella nostra provincia gli omicidi commessi in nome della droga, per effetto della droga, per i giganteschi affari criminali che ne conseguono. Credo che la provincia di Macerata sia oprmai in testa alle graduatorie nazionali dei morti ammazzati per q
A mio avviso, occorre un ripensamento delle scelte investigative seguite dalle forze dell’ordine, la priorità deve essere quella della lotta al traffico ed allo spaccio di droga, a partire dal microspaccio. I furti e le rapine in villa servono quasi sempre per fare liquidità e iniziare ad immettersi nel grande mercato della droga, sono reati secondari. Il vero bubbone è il traffico di droga, che si sta espandendo sempre di più (con gravissime ricadute sul piano sociale e sanitario, tanto che le Marche sono ormai al secondo posto in Italia quanto a tasso di mortalità: ciò significa che la droga, in relazione alla pololazione residente, uccide più nelle Marche che in Campamia o in Lombardia), approfittando del fatto che si continua a non voler guardare la realtà in faccia.
La criminalità organizzata (principalmente la camorra e la ‘ndrangheta), che gestisce nella nostra regione il traffico di droga in alleanza con i clan albanesi e nigeriani, con manovalanza locale e maghrebina dedita al piccolo spaccio, si approfitta proprio di questa scarsa consapevolezza, di questa assurda volontà delle istituzioni di rimanere legati ad una visione idilliaca della nostra terra, che non esiste più. Quante volte, leggendo sui giornali le dichiarazioni di alte autorità politiche e istituzionali che escludono con sdegno il radicamento nella nostra regione delle organizzazioni criminali più pericolose, mi viene da pensare a quel Prefetto di Milano che, sino ai trecento arresti della scorsa estate di ‘ndranghetisti sparsi per tutta la Lombardia, aveva ritenuto semplicemente offensivo collegare alla evoluta Lombardia il termine “mafia” o “ndrangheta”.
Io, da profano quale sono, ritengo che la lotta alla droga debba essere sviluppata sempre di più dalle forze dell’ordine (mentre nell’ultimo anno sono invece diminuite le operazioni antidroga condotte nella regione, vuoi per scelte investigative in tal senso, vuoi per mancanza di mezzi e personale: la fonte è l’ultima relazione semestrale della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga ), a partire dal microspaccio. I piccoli spacciatori vanno costantemente monitorati e contrastati, non solo perchè sono loro che materialmente danno la droga ai nostri giovani, ma anche perchè lo spaccio di sostanze che, in certe situazioni, avviene impunemente quasi alla luce del sole, è un incentivo a far arrivare nelle nostre zone sempre più droga e sempre pèiù delinquenti che la spacciano, che organizzano il relativo traffico, che si insediano in questa che, se vogliamo definirla isola felice, è tale solo per chi sulla droga vive e prospera.