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Addio a Edmondo Berselli
Un amico di Macerata

Il ricordo

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di Mauro Montali

L’avevo incontrato, per l’ultima volta, a settembre del 2008, all’aeroporto di Napoli. Io tornavo da Ischia, lui da un paese del’entroterra napoletano dove era stato a rititare l’ennesimo premio. “Sai Edmondo – gli dissi- due mesi fa sono stato operato di un tumore”. La moglie, sua inseparabile compagna, fece una smorfia. Lui disse qualche cosa che lì per lì non capii. Poi ci mettemmo a discutere dei massimi sistemi. Era in forma. Bello come sempre. Tonico, ironico, forte. Forte come sapevano, e sanno essere gli uomini emiliani o romagnoli. Enzo Ferrari, Federico Fellini, Tonino Guerra, il cardinale Tonini, Titta Benzi. Uomini longevi, saggi, ottimisti. Seppi, in seguito, ma immediatamente in seguito, che era gravamente ammalato. Non detti peso alla notizia, anche perchè continuavo a seguire la produzione giornalistica, che era incessante, su Repubblica e su L’Espresso.  E l’ho fatto fino a qualche giorno fa, sul settimanale romano e sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Caustico analista, pessimista sulle vicende italiane, sia che si trattasse di musica leggera, di costume o di politica, ma anche un inguaribile combattente positivo. Credeva in un mondo migliore.
Non volevo pensare al fatto che Edmondo Berselli fosse molto malato. Invece no: oggi la ferale notizia. Edmondo è morto a Modena a 59 anni.
E’ morto un amico mio, è morto un amico di Macerata. Lo invitai, grazie anche a Masino Ercoli e Bruno Mandrelli a presentare il suo libro “post Italiani”. Non mi ricordo se era l’autunno del 2003 o del 2004. Ricordo perfettamente, invece, che la la sala dell’hotel Claudiani era strapiena. C’erano Mario Cavallaro e Giulio Conti, tanto per citare due nomi della società politica. Ma la sala era straripante anche di esponenti della società civile. Il dibattito durò per ore. Poi ci fu una simpaticissima cena al Pozzo. Berselli era contento. Ma non tanto di essere stato al centro di una serata affettuosa, quanto per aver scoperto Macerata. “Ma che città e che bella gente piena di curiosità intellettuale” mi confidò quella sera.
In seguito l’abbiamo ricercato per far rivivere quella magica serata. Non c’è stato niente da fare. “Tra qualche mese” rispondeva Edmondo.
Direttore del “Mulino” di Bologna, editorialista di Repubblica, amante di filofosia, di Lucio Battisti, della musica anni sessanta. Uno spirito eclettico. Un vero intellettuale.
Caro Edmondo mi mancherai. E così pure a Macerata. Dove sei venuto una sola volta. Ma quella volta hai lasciato il segno.



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