di Gabor Bonifazi
Sull’erosione della costa si sta facendo una grande confusione perché se ne vedono gli effetti ma nessuno è in grado di capire quali sono le molteplici cause di questo fenomeno allarmante che interessa i confini della nostra Provincia. C’è chi se la prende con il Piano paesaggistico ambientale regionale ormai variato nelle norme e quindi eluso, altri con il Piano spiaggia che sicuramente, almeno per quanto riguarda Porto Recanati, andrà revisionato salvaguardando i punti di vista da corso Matteotti verso il mare ormai occlusi dai vari ristorantini, altri ancora chiamano in causa gli esercenti degli stabilimenti e tifano per la direttiva Bolkestein. Tuttavia non posso che non essere d’accordo con quanto dichiarato dall’onorevole Mario Cavallaro che, da grande amante del mare qual è, ha invitato le autorità competenti ad intervenire al più presto al di là dei soliti tavoli che servono solo a rimandare i problemi: “ Non è possibile che dopo anni ed anni si ripropongono le medesime problematiche ogni volta che il mare fa le sue non imprevedibili sfuriate e che ogni volta si registrano danni, polemiche e scarsi effetti degli interventi, sovente finora più annunciati che realizzati. Non è tempo di altre inutili discussioni ma è certo che tutti i soggetti istituzionali interessati, anche sulla base di una discussione con gli operatori colpiti dal fenomeno e con il mondo scientifico debbano adottare misure urgenti, improntate al realismo e finalmente a dar vita ad un programma continuo d’interventi, fino a trovare una soluzione del problema” (leggi l’articolo).
Sembra che l’invocazione del buon Cavallaro sia stata accolta. Infatti a quanto c’è dato sapere i bagnini (operatori del settore) si incontreranno mercoledì prossimo alle 14:30 dal balneare Antonio con l’ingegner Mario Pompei, il massimo dirigente della Regione Marche e a quanto pare responsabile anche della “Difesa della costa”. E chi rappresenterà quel mondo scientifico chiamato in causa dall’onorevole Cavallaro?
Difficile immaginare che tra gli addetti ai lavori ci sarà qualcuno in grado di individuare le cause (cementificazione, innalzamento del livello del mare, correnti marine anomale, foci dei fiumi Musone e Potenza che non portano più inerti) e proporre situazioni tecniche che vadano oltre il ripascimento, la scogliera sommersa o i pennelli. Nessuno pensa che tra i vari sistemi di difesa della costa ne venne attuato uno apparentemente empirico quando era Sindaco l’ingegner Bruno Bianchi, intorno agli albori degli anni Settanta. L’impianto, consistente in una palificazione con grossi triangoli in cemento innestati a bicchiere, sembra aver dato buoni risultati. Basta andare a Sud di Porto Recanati, oltre il Campeggio Pineta, il fosso della “Mammana” e il Vascello degli Attaccalite per osservare una sorta di cavallo di Frisia ormai quasi insabbiato nello stesso promontorio che ha costituito in una trentina d’anni. L’impatto non è molto edificante ma conforme alla qualità urbanistica ed edilizia. La cosa curiosa è che codesto sistema venne inventato da un signore di Recanati: il maestro Ferrando(?).
Ho scritto queste cose perché nella seconda metà degli anni Sessanta ho frequentato “La Rotonda”, lo stabilimento balneare con le cabine a forma di esedra fatto costruire nel 1962 da una signora di Piediripa a quel tempo gestito da Ginetto Ciccarelli di San Severino. Ho scritto queste cose perché nel 1969, quando Amstrong allunò ed io stavo nella casa di Guerrino Attaccalite c’erano circa centocinquanta metri di spiaggia. Poi venne il boom e con esso una certa edilizia da rapina.
Naturalmente le stesse considerazioni valgono per le altre zone colpite dai marosi: Scossicci e il Circolo della Vela.
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Confusione sulle cause! La causa è chiarissima. Come il fiume, che divaga di qua e di la occupando a più riprese le aree golenali, così il mare che, sotto la regia delle correnti e dei venti, sposta il suo appetitto o la sua sazietà, mangiando o ridepositando materiale. La causa è l’urbanizzazione, partita negli anni 50 e proseguita fino ad oggi. Se gli urbanisti dell’epoca fossero stati lungimiranti, avrebbero dovuto posizionare la ferrovia più all’interno e lasciare una fascia di demanio inedificabile per almeno 500 metri. Si proprio 500 metri, perchè questa dovrebbe essere la distanza minima capace di garantire uno sfruttamento equilibrato della costa, dal punto di vista turistico, e la libertà del mare di prendere a dare naturalmente…
Non sono un esperto e quindi non ho soluzioni da proporre ma vorrei suggerire una cosa: vanno bene le riunioni dei tecnici che possono sapere o individuare le cause del problema e proporre i rimedi conseguenti, ma i politici, a qualsiasi livello, non debbono partecipare per nessun motivo, la loro presenza complica solamente le cose.
bisogna lasciare che il mare faccia il suo lavoro,deve riprendersi il mal tolto………..
Come può uno scoglio arginare il mare anche se non voglio torno già a volare Le distese azzurre e le verdi terre Le discese ardite e le risalite su nel cielo aperto e poi giù il deserto e poi ancora in alto con un grande salto