Nell’epica scolastica, che spesso il Grande Quaderno evoca, una scena è ricorrente.
Maggio: in una scuola secondaria è in corso la riunione del collegio dei docenti per la scelta dei libri di testo e una professoressa, brandendo in mano il libro preferito, quasi sempre la scena riguarda un libro di storia, con tutta la veemenza e la passione delle sue idee, proclama il diritto ad adottare in autonomia il testo per le sue classi, diverso da quello scelto dai colleghi. Lei vuole quel libro perché le permetterà di spiegare la disciplina in modo corretto e veritiero. Talora si aprono discussioni, spesso i docenti comprendono e approvano che la sezione D, ad esempio, abbia in adozione un manuale diverso da tutte le altre. La professoressa ha rivendicato la sua scelta autonoma, in nome della libertà di insegnamento che le spetta.
Questa immagine era ricorrente fino a qualche decennio fa, quando la scelta di un libro, specialmente un manuale di storia, poteva qualificare un docente: impegnato o conformista. Fa parte di un’epica passata, ma non dell’attualità, in cui il libro di testo è uno dei tanti strumenti a disposizione dell’ambiente scolastico, affiancato da tecnologie didattiche che negli anni si sono intensificate, dai laboratori di informatica alle lavagne interattive. Dall’anno scolastico 2012-2013 i libri di testo solo su carta saranno messi al bando.“Dal prossimo anno scolastico i libri di testo da adottare nelle scuole statali di ogni ordine e grado devono essere redatti in forma mista (parte cartacea e parte in formato digitale) ovvero debbono essere interamente scaricabili da internet. Pertanto, per l’anno scolastico 2012/2013 non possono più essere adottati né mantenuti in adozione testi scolastici esclusivamente cartacei”. Così è scritto nella circolare ministeriale MIUR n.18 del 9/2/2012 relativa alle adozioni dei libri di testo, che avvengono sempre a maggio, in un altro clima, diverso dal quello evocato più sopra. Naturalmente è ribadito che le scelte devono essere “espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia professionale dei docenti”. Con una nota successiva il MIUR fa presente che i testi scolastici in formato cartaceo, costituiti da due o più volumi e adottati nel decorso o nei decorsi anni scolastici anche per successivi anni di corso, non necessitano del cambio di adozione, in quanto la loro scelta risulta essere stata già effettuata in precedenti anni scolastici. Nel caso invece di nuove adozioni, i testi in formato esclusivamente cartaceo devono essere sostituiti con testi in formato misto (parte cartacea e parte digitale) oppure interamente scaricabili da internet.
Non si prevedono battaglie per le adozioni, ma perplessità, ansie comuni, davanti a scelte che impegnano tutti, docenti e studenti, a ragionare in maniera diversa, a concepire nuovi ambienti di apprendimento, a considerare il libro un elemento liquido, dematerializzato. In tutto il mondo c’è questa tendenza, e l’Italia, pur in ritardo, si sta conformando alla normativa europea. Il problema è che cambiando la tecnologia a supporto della lettura anche l’offerta editoriale deve rinnovarsi, non si tratta solo di passare dal libro cartaceo a quello digitale, occorrerà potenziare la multimedialità, l’interattività, la socialità e l’interconnettività di questi nuovi prodotti.
E nella “primavera digitale” ognuno dovrà avere la possibilità di personalizzare il suo testo, docente o studente che sia. In Italia l’editoria sta lavorando per rendere disponibili i testi in formato digitale. Fra questi spicca il libro di Fisica di Amaldi, che pubblicato per la prima volta nel 1952 con autore Edoardo Amaldi, sulla base delle lezioni di Enrico Fermi, negli anni ottanta ha visto subentrare il figlio Ugo Amaldi e di cui ora è in preparazione la versione digitale, frutto di un’ampia rielaborazione multimediale e interattiva. Naturalmente per usare i libri digitali sono necessari supporti di lettura, ad esempio tablet o e-Reader: occorrerebbe aprire il discorso su tali strumenti, i primi ancora troppo costosi, i secondi non ancora dotati di qualità tecnologica avanzata.
In questa fase di passaggio i dubbi sono tanti, domande e risposte a specialisti ne rappresentano la dimostrazione e la scuola, già affannata a seguire le nuove istruzioni, a salvare i posti docenti e a realizzare le sue principali finalità educative, si trova nella necessità di adattarsi ad un nuovo sistema tecnologico, con delle conseguenze importantissime nel processo di insegnamento- apprendimento. Nel frattempo genitori e studenti mostrano di interessarsi maggiormente a problematiche più vive e toccanti, commentando appena la notizia relativa al risparmio sui bilanci familiari per la spesa dei libri di testo, che sarà solo del dieci per cento.
Nell’ambito del Piano Scuola Digitale, e delle attività previste dall’Agenda digitale europea, il MIUR ha avviato l’azione Editoria Digitale Scolastica, che prevede il lancio di venti richieste d’offerta rivolte agli editori ed ai produttori di software didattico-pedagogico, per l’acquisizione di altrettanti prototipi di editoria digitale scolastica, attraverso il Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione. Le proposte sono in corso di selezione e valutazione da parte di venti istituti scolastici, distribuiti sul territorio nazionale, inserite in percorsi di sperimentazione didattica e messe a disposizione di studenti e docenti. A tal proposito si può leggere sull’inserto La lettura del Corriere della Sera del 29 aprile scorso l’articolo a cura di uno studente, frequentante l’ultimo anno del liceo classico, con le sue considerazioni sulla sperimentazione dell’ipad per lo studio di una lezione di fisica, riferita alla versione multimediale e interattiva del testo dell’Amaldi sopra citato.
Stefano Salis evidenzia in uno scritto contenuto nel libro di Massimo Gatta, “Lo scaffale di carta”, Biblohaus, Macerata: “Il mondo del libro di carta non è finito e non finirà ancora per un bel po’, sarebbe stupido sostenerlo. Ma non si può fare a meno di pensare che sia un mondo al tramonto. Non bisogna averne paura: ma come ai torchi si sono sostituite le rotative, forse alla carta si sostituirà il video, alla libreria l’acquisto tramite un tablet. Ciò che accomuna tutti questi lavori, e che li giustifica, essendone il fine ultimo, è la lettura”.
Tutto ciò premesso, è chiaro come, oltre il manuale, cartaceo o on line che sia, che può offrire sicurezza per sintetizzare la materia, il nodo principale sia l’autonomia nella ricerca, una volta appresi i fondamentali della disciplina di studio. Lo studente dovrebbe riuscire a costruire, attraverso l’ampliamento dello studio sulle fonti, sui documenti, una visione autonoma, non omologata delle discipline, almeno per quelle a lui più congeniali. Tale approccio garantirebbe un metodo, un percorso ideale valevole poi per gli altri saperi che volesse approfondire in seguito.
Il Grande Quaderno immagina i giovani studenti della scuola secondaria intenti a misurarsi con la tecnologia che a loro interessa, essendo nativi digitali, e a confrontarsi tra loro e con i docenti perché lo strumento abbia successo, veicolando un apprendimento nuovo ed agile. Li vede altresì intenti, questa volta in forma riservata e personale, ad “adottare” un brano, un frammento, un testo, un documento, scelti liberamente dallo scaffale biblioteca di famiglia o d’istituto, a conferma e integrazione di un apprendere nuovo e ipertestuale, che necessita tuttavia della lettura del soffio della parola pronunciata dallo scienziato, dal filosofo, dallo scrittore, dall’artista… per divenire cultura.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati