Sorgenti in calo e interruzioni idriche:
nell’entroterra l’acqua è un problema

REPORT - Nell’ultimo bollettino dell’Autorità di bacino, l’Ato 4, che comprende parte dell'entroterra maceratese, è tra le zone più critiche del Centro Italia. Rischio medio nell'Ato 3. Scarse precipitazioni, sorgenti ridotte e turnazioni già attive impongono una risposta strutturale all’emergenza idrica

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Le piogge non bastano più. E nemmeno le sorgenti. Mentre l’inverno avanza, il Maceratese si ritrova a fronteggiare una condizione idrica tra le più critiche della regione
. A dirlo è l’ultimo aggiornamento dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, che fotografa una situazione in peggioramento su gran parte delle Marche e in particolare nell’Ato 4 – l’ambito territoriale che comprende parte dell’entroterra maceratese – dove si registra una severità idrica alta, la più grave della regione.

Le cause sono molteplici, ma si parte da un dato climatico inequivocabile: tra settembre e ottobre le precipitazioni sono state scarse, ben al di sotto della media storica. Se a settembre la siccità ha colpito tutto il versante adriatico, ottobre non ha invertito la tendenza, con tutte le regioni del distretto sotto la media pluviometrica 1990-2020. La conseguenza diretta è una forte riduzione delle portate sorgive, che ha già costretto a introdurre interruzioni dell’erogazione idrica nel territorio maceratese.

Ma il quadro preoccupante non si ferma qui. Anche gli altri ambiti delle Marche segnalano criticità crescenti, in particolare nella zona dell’Ato 3: severità media, ma in netto peggioramento. Alcune sorgenti fondamentali sono in costante calo e si ricorre sempre più a fonti integrative.

A livello complessivo, il distretto dell’Appennino centrale si mantiene su un livello di severità medio, anche grazie all’azione dei gestori del Servizio idrico integrato, che hanno messo in campo misure per contenere le criticità. Ma le differenze territoriali sono evidenti e impongono risposte differenziate. «Servono interventi gestionali mirati – si legge nel report – soprattutto negli ambiti con fragilità strutturali e nei territori più esposti agli eventi siccitosi».

Il messaggio che arriva dal bollettino è chiaro: non basta più sperare nella pioggia. La tendenza al calo delle sorgenti, insieme all’aumento delle temperature e alla distribuzione irregolare delle precipitazioni, impone una strategia strutturale. Un’azione che riguardi non solo la gestione emergenziale – come autobotti e turnazioni – ma anche investimenti sulla resilienza del sistema idrico, il potenziamento degli invasi, la riduzione delle perdite e un uso più consapevole della risorsa.

Per il Maceratese, il 2026 si preannuncia come un anno da affrontare con prudenza e preparazione. Se non cambiano le condizioni meteo, le criticità potrebbero aggravarsi già in primavera.

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