«Rifiuti, la raccolta porta a porta?
Destinata a scomparire:
mancano autisti e operatori»

LAVORO - Allarme del coordinatore regionale Igiene ambientale di Fit Cisl, Claudio Giuliani: «Metodo insostenibile economicamente e socialmente. Diversi le criticità e i rischi a cui sono sottoposti quotidianamente gli operatori addetti alla raccolta». Indetto uno sciopero il 10 dicembre

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Claudio-Giuliani-segretario-Cisl-Marche

Claudio Giuliani, coordinatore regionale Igiene ambientale di Fit Cisl Marche

«Raccolta dei rifiuti porta a porta, è ancora il metodo migliore?». La domanda arriva dal coordinatore regionale Igiene ambientale di Fit Cisl Marche, Claudio Giuliani.

«Nella discussione riguardante il metodo migliore per la gestione e la raccolta dei rifiuti urbani (porta a porta) esploso in questi giorni – esordisce -, si prescinde da un dato incontrovertibile e gravissimo. Tra qualche mese, ripetiamo mese non anni, il sistema di raccolta porta a porta dovrà necessariamente essere modificato o quanto meno ridotto, semplicemente perché non vi saranno più autisti e operatori disponibili a svolgere questa mansione».

Allora entra nel merito delle Marche dove «tutte le aziende, perfino quelle a capitale pubblico, vedono quasi deserti i bandi e le selezioni per la formazione di graduatorie propedeutiche alle assunzioni. Quindi non si riuscirà più a coprire tutti i posti rimasti vacanti a causa dei pensionamenti o le dimissioni dei lavoratori in forza alle aziende». Giuliani snocciola le motivazioni: «Tutto ciò accade per diversi motivi – dice -. Il primo perché il porta a porta si è rivelato negli anni insostenibile, socialmente ed economicamente. Dal punto di vista sociale questo metodo risulta particolarmente invasivo sulla salute e sulla sicurezza degli addetti alla raccolta. Ciò è confermato anche da uno studio elaborato dall’ Università Politecnica delle Marche, commissionato tra l’altro anche dalla Fit-Cisl Marche. Lo studio, a disposizione di quanto avranno il piacere di conoscerlo, condotto sui lavoratori del porta a porta del Cosmari, ha evidenziato chiaramente le criticità e i rischi a cui sono sottoposti quotidianamente gli operatori addetti alla raccolta. Già oggi osserviamo con preoccupante frequenza un incremento enorme del numero di lavoratori ai quali vengono riconosciute limitazioni di vario genere, finanche l’idoneità assoluta al lavoro, dopo anni di servizio. Chiaramente – aggiunge – i costi sociali di tale situazione oltre che sulla pelle di questi lavoratori ricadranno inevitabilmente sull’ aggravio del sistema sanitario, obbligandoli ad interventi chirurgici alle spalle alle ginocchia e a lunghe sedute di terapia, con il rischio di creare un numero importante di nuovi invalidi». Vi è poi la questione del contratto collettivo nazionale «scaduto da un anno, in cui le aziende non vogliono riconoscere a tali lavoratori neanche il recupero dell’inflazione».

È per questo motivo che è stato indetto un ennesimo giorno di sciopero per il 10 dicembre, dopo quello del 17 ottobre che ha bloccato i servizi di raccolta di quasi tutta la regione Marche. «Dal punto di vista economico poi – dice Giuliani -, strutturare un metodo di raccolta di questo tipo comporta rilevanti investimenti, sia in risorse umane che sui mezzi, necessari a coprire territori con caratteristiche diverse, da quelli fortemente urbanizzati a quelli con bassa intensità abitativa».

Allora l’elogio ai Comuni che hanno seguito altre strade: «Bene dunque hanno fatto a programmare un nuovo sistema di raccolta che sia meno invasivo sulla salute e sicurezza dei lavoratori investendo sulla tecnologia che per fortuna è in continua evoluzione, basta fare un giretto a Ecomondo per vedere le nuove frontiere del ciclo dei rifiuti. Un esempio che chiediamo anche ad altri territori di seguire, così come hanno fatto già altri territori di altre regioni. Ricordiamo che nel 2021 l’indicatore di riciclo sulla percentuale di raccolta differenziata si attestava al 48.1%, dimostrando che nelle Marche, pur essendo una regione virtuosa nella differenziazione oltre il 50% di tutto ciò che viene raccolto, con fatica, torna in discarica. Se pensiamo che dappertutto ormai è praticamente impossibile programmare la nascita di una discarica, è chiaro che proseguire su questo sistema ci porterà al blocco totale».

Giuliani conclude con una richiesta: «Chiediamo che venga rivisto il Piano dei Rifiuti Regionale, che partendo da dati del 2020, chiaramente falsati dall’ emergenza della pandemia, e considerare la possibilità di facilitare proprio la predisposizione di piani di raccolta alternativi al porta a porta, altrimenti ci troveremo le città piene di sacchetti sparsi che nessuno sarà in grado di raccogliere. Pensiamo inoltre che sia necessario riprendere un percorso formativo ed informativo, non sporadico ma sistemico, a partire dalle scuole ma che coinvolga tutti i cittadini sulla necessità di valorizzare i rifiuti ed ottimizzare il ciclo dei rifiuti nel rispetto dei lavoratori e delle tasche dei cittadini dove la Tari ha una rilevanza sempre maggiore».



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