«Comunità presenti e beni comuni»
Partite le Giornate della soft economy

TREIA - Iniziata la 13esima edizione promossa da Symbola. Fabio Renzi, segretario generale: «Il titolo scelto chiude una trilogia di appuntamenti dedicati alla nuova questione territoriale nazionale»

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Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola

Le Giornate della soft economy arrivate alla 13esima edizione sono iniziate ieri a Treia e proseguono fino a domani con il sostegno di ben 35 tra promotori, partner e patrocini e vedranno la partecipazione di 95 relatori che animeranno venti ore di dibattito e confronto che potranno essere seguite anche in streaming sul sito e i canali social della Fondazione Symbola. Oggi si parlerà di “Ricchezza del bosco”, “Green Communities” e innovazione territoriale con Guido Castelli, Marco Bussone e Giampiero Lupatelli, mentre sabato 22 la chiusura, sul tema «Le radici del futuro», vedrà la partecipazione del presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci, Fabrizio Curcio, commissario alla ricostruzione post alluvione in Emilia, Toscana e Marche, Guido Castelli, commissario alla ricostruzione post sisma 2016, e Gianfranco Pederzolli, presidente Federbim.

«Torniamo a Treia – dice Marco Bussone, presidente nazionale Uncem – con nuovo entusiasmo. Quello contagioso di Symbola e delle reti che operano sui territori. Come Uncem e Legambiente. Lavoriamo per rafforzare una rete di collaborazione tra le Green Communities italiane, che uniscono le forze e le progettualità in una comunità reale di impegno sui territori. Dobbiamo e vogliamo renderlo visibile. Progetti che attraggono investimenti, capitali, ma soprattutto nuovi abitanti che con chi è da sempre residente in quelle aree genera un nuovo melting pot. Montagne centrali nel Paese, piccoli Comuni che superano i campanili per lavorare di più insieme. Treia è prima di tutto un luogo avanzato della democrazia».

«Comunità presenti e beni comuni. Le radici del futuro, il titolo che abbiamo scelto quest’anno – dice Fabio Renzi, Segretario generale della Fondazione Symbola – chiude una trilogia di appuntamenti dedicati alla nuova questione territoriale nazionale che riguarda la tenuta e la sicurezza dell’assetto generale del Paese a partire dal 66% che Eurostat classifica montano e alto collinare».

Una trilogia iniziata nel 2023 e continuata nel 2024 con la scelta di titoli programmatici per le Giornate della soft economy come “La sfida territoriale: geografie e strategie contro le crisi climatica e demografica” e “Ritorno al territorio: Neopopolare per Rigenerare”. «Appuntamenti nei quali è emerso chiaramente – prosegue Renzi – che una montagna disabitata non può assicurare nessun efficace contributo nel contrasto alla crisi climatica aumentandone invece esponenzialmente i rischi e gli impatti derivanti dagli eventi estremi conseguenti. Una condizione particolarmente critica se consideriamo che l’assetto territoriale del Paese vede le aree montane ed alto collinari nella generalità dei casi limitrofe, prossime e spesso interstiziali alla maggior parte dei sistemi insediativi più densamente abitati e più intensamente urbanizzati».

Quest’anno allora l’obiettivo è di concentrare l’attenzione «sul ruolo decisivo che devono essere chiamate a svolgere le comunità presenti, quelle che abitano e frequentano con continuità le montagne, nelle dinamiche del neopopolamento rispetto ai nuovi abitanti, giovani italiani urbani e competenti e immigrati, sui quali ci siamo concentrati nei due appuntamenti precedenti. Comunità presenti depositarie del patrimonio immateriale, antropologico culturale, ma anche proprietarie del patrimonio materiale, case e terreni, che deve essere necessariamente rimesso nella circolarità economica per sottrarlo al sottoutilizzo e all’abbandono – aggiunge Renzi -. Comunità presenti generative di nuove esperienze comunitarie, a partire da quelle che possono nascere da un associazionismo fondiario, agricolo e forestale, capace di trasformare i tanti beni privati, sottoutilizzati e abbandonati che costituiscono un evidente fattore diseconomico e di vulnerabilità e pericolosità territoriale, in beni comuni che possono generare e distribuire nuova ricchezza alimentando le filiere dell’economia circolare, assicurando condizioni di sicurezza territoriale, contrastando gli effetti e gli impatti della crisi climatica, rianimando e rimotivando le stesse comunità presenti e proponendo condizioni contemporanee di attrattività che favoriscano il neopopolamento».



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