«Gioco d’azzardo, ogni marchigiano
spende in media 2.500 euro.
Nel Maceratese si scommette meno»

DATI - Lo scorso anno in regione sono stati spesi 3,8 miliardi. L'associazione Libera: «Maceratese ultimo in classifica anche per rapporto tra soldi spesi e popolazione. E' una delle voci più remunerative del bilancio mafioso»

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«Macerata è la provincia nelle Marche dove nel 2024 si è giocato meno d’azzardo con 64,1 milioni di euro. Al primo posto c’è Ancona con 236 milioni di euro spesi, segue Pesaro con 228,8 milioni, Ascoli con 141,3 milioni e Fermo con 107,1 milioni. Macerata è ultima anche nel rapporto tra i soldi spesi per il gioco d’azzardo e la popolazione».

Questi i dati diffusi dall’associazione Libera riguardo la spesa per il gioco d’azzardo nelle Marche nel 2024. Il report parte dal dato nazionale dove «nel 2024 si è “giocato” più di 157 miliardi di euro con almeno 18 milioni di italiani che nell’ultimo anno hanno “tentato la fortuna”. I giocatori patologici sono 1 milione e 500mila (3% della popolazione maggiorenne) e un milione e 400 mila quelli a rischio moderato 1 milione e 400 mila (2,8%)».

Per quanto riguarda le Marche, nel 2024 sono stati spesi «2.574 euro all’anno per abitante, bambini compresi (va ricordato che l’azzardo è vietato fino ai 18 anni) per un totale complessivo di 3,8 miliardi di euro suddivisi in 1,6 miliardi di giocato fisico e 2,2 miliardi di giocato telematico. Tra i capoluoghi di provincia la città dove si è giocato di più risulta Ancona con 236 milioni di euro. Segue Pesaro con 228,8 milioni di euro, Ascoli con 141,3 milioni e Fermo con 104,1 milioni. Chiude Macerata con 64,1 milioni. Ma se rapportiamo questi dati totali alla popolazione di ciascun capoluogo, la classifica cambia: in testa finisce Ascoli con 3.118 euro all’anno per abitante, segue Fermo con 2.902 euro all’anno per abitante, Ancona diventa terza con 2.732 euro all’anno per abitante. Chiudono Pesaro con 2.399 euro all’anno per abitante e Macerata con 1.578».

Secondo Libera «il mondo del gioco d’azzardo non attira solo l’interesse della criminalità organizzata: è un vero e proprio affare. Una delle voci più remunerative del bilancio mafioso. Una “grande roulette” dove si ricicla denaro derivante da altri traffici; si impongono beni e servizi (per esempio le slot machine) agli esercenti dei locali; si estorce denaro ai giocatori fortunati o lo si presta a usura a quelli sfortunati; si truffa lo Stato manomettendo gli apparecchi di gioco o semplicemente si investe con società formalmente legali. E dove gli “affari” sono altamente remunerativi». Il generale della guardia di finanza, Nicola Altiero, vicedirettore operativo della Dia, ha detto: «Un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi».

Per quanto riguarda le Marche, la Direzione nazionale antimafia e la Direzione investigativa antimafia, nelle relazioni pubblicate tra il 2010 e il 2024, parla del «coinvolgimento della mafia albanese in un’operazione del 2022 ad Ancona – proseguono da Libera – ma resta alta l’attenzione sulla regione visto che l’ultima relazione della Dia 2024 evidenzia “la presenza di propaggini riconducibili ad organizzazioni di matrice ndranghetista con interessi nel riciclaggio”. Le Marche conquistano sei semafori verdi, in una posizione intermedia con criticità da affrontare, per esempio per quello che riguarda la disponibilità di ore di apertura delle sale e la loro distanza dai luoghi sensibili.

Per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo, secondo Libera è necessario «mantenere uno spazio di autonomia degli Enti locali, per regolamentare in modo più restrittivo l’azzardo, sulla base di esigenze ed emergenze territoriali; Impedire realmente ogni tipo di pubblicità del gioco d’azzardo; Evitare la compartecipazione alle Regioni e agli Enti locali del 5% del gettito delle slot e delle videolottery; Ricostituire l’Osservatorio per il contra sto alla diffusione del gioco d’azzardo e al fenomeno della dipendenza grave presso il Ministero della Salute; Non aumentare l’offerta di giochi da parte dello Stato, neanche giustificandola con il bisogno di raccogliere fondi per emergenze o calamità naturali; Aumentare la rete di controlli tra concessionari, gestori, produttori ed esercenti; Non prorogare le concessioni e rimetterle, seppur con estremo ritardo, nuovamente a bando».

 



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