Babaloo, dopo sei anni di aste
prezzo crollato dell’85%.
Cosa resta del polo turistico di Torrenova

POTENZA PICENA - La ex discoteca e il complesso sono stati aggiudicati all'imprenditore Alfio Caccamo per 353mila euro, nel 2019 la base d'asta era di 2,3 milioni. Negli atti della procedura vengono segnalate alcune criticità: la volumetria prevista (circa 47.859 metri cubi) non è mai stata realizzata e le opere di urbanizzazione primaria sono in parte completate, ma necessitano di ripristino per il lungo abbandono

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Il Babaloo dopo anni d’abbandono

di Monia Orazi

Dopo 10 aste deserte aggiudicato il complesso di Torrenova, quello del Babaloo: prezzo di vendita ribassato dell’80% in sei anni. L’imprenditore Alfio Caccamo, tramite Brand srl, si è aggiudicato per 353mila euro l’ex polo turistico in Contrada Torrenova. Un progetto incompiuto degli anni Novanta che includeva la celebre discoteca: da meta della movida nazionale a simbolo di degrado, più volte documentato da filmati degli attivisti del movimento urbex.

L’offerta di 353mila euro, minima prevista dall’asta, è di meno del 15% del valore iniziale fissato nel 2019 a oltre 2,3 milioni.

Un finale che segna la conclusione di una delle procedure esecutive più travagliate del territorio maceratese, quella avviata nel 2015 dal tribunale di Macerata su istanza di Banca delle Marche. Ma soprattutto chiude un capitolo della storia recente di Potenza Picena: quello di un ambizioso progetto turistico nato negli anni Novanta e mai completato, che includeva quella che per anni è stata una delle discoteche più celebri delle Marche.

Chi ha vissuto gli anni d’oro della movida marchigiana lo ricorda bene: il Babaloo di Potenza Picena era considerato una delle discoteche più belle mai costruite nella regione. Poteva ospitare fino a 10mila persone e richiamava giovani da tutta Italia. Era il cuore pulsante di un polo ricreativo che comprendeva ristorante, piscine, area nautica sul lago artificiale.

Poi la chiusura nel 2012. E da allora il degrado: strutture abbandonate, impianti inutilizzabili, un cantiere lasciato a metà che ha segnato il paesaggio per oltre un decennio. Solo chi ha trascorso serate al Babaloo può capire cosa significhi vedere quei luoghi ridotti in quello stato.

Il lotto aggiudicato, identificato come lotto unico della procedura esecutiva numero 130/2015 R.G.E.I. e affidato per la vendita al commercialista Giorgio Gentili di Urbisaglia, si estende su oltre 26mila metri quadrati e comprende sette diversi corpi immobiliari. C’è innanzitutto l’ampia area di viabilità, verde e parcheggi che circonda le strutture. Poi l’edificio adibito a circolo nautico di 161 metri quadri, censito al catasto come C/2 ma non operativo da anni. Il ristorante tipico occupa 304 metri quadrati, mentre il locale disco-bar e disco dinner, l’ex Babaloo, si sviluppa su 1.485 metri quadrati con componente costruttiva amovibile e destinazione ricettivo-turistica. Non manca un blocco servizi igienici autonomo. L’area piscine con spogliatoi e scivoli si estende per 1.105 metri quadrati, ma gli impianti sono completamente da recuperare. Infine c’è l’area verde di raccordo con il vicino lago artificiale.

Negli atti della procedura vengono segnalate alcune criticità: l’area era destinata a lottizzazione turistico-residenziale-ricettiva, ma sono stati edificati solo 6 fabbricati per 12 abitazioni allo stato grezzo. La volumetria prevista (circa 47.859 metri cubi) non è mai stata realizzata. Le opere di urbanizzazione primaria sono in parte completate, ma necessitano di ripristino per il lungo abbandono. Segnalate anche difformità edilizie e catastali, sanabili ma da regolarizzare.

La procedura nasce con il verbale di udienza del 7 luglio 2016, quando il giudice dell’esecuzione Tiziana Tinessa dispose la vendita dei beni pignorati, delegando a Giorgio Gentili le operazioni di vendita e nominando Matteo Santarelli custode giudiziario.

Il verbale autorizzava l’apertura di un conto cauzioni presso Unicredit e fissava come base il valore risultante dalla perizia depositata agli atti. Da quell’atto è partita una lunga serie di esperimenti d’asta, durata quasi un decennio, fino all’aggiudicazione del 2025.

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La discesa dei prezzi a base d’asta dal 2019

La storia delle aste racconta da sola le difficoltà del complesso. La prima si tenne il 12 giugno 2019 con una base d’asta di 2.374.616,50 euro: andò deserta. Si riprovò il 13 gennaio 2021 con lo stesso prezzo, ma anche questa volta nessuno si presentò. Il 6 ottobre 2021 la base scese a 2 milioni di euro. Nell’ottobre 2021 un gruppo immobiliare anconetano (Avantgarde) ottenne l’aggiudicazione provvisoria per 1,5 milioni di euro, versando una caparra di 300mila euro e un fondo spese di 150mila euro. Il progetto prevedeva di trasformare la struttura in discoteca, piano bar e sala cerimonie. Nonostante diverse proroghe richieste al tribunale, la società non completò mai l’acquisto. Il giudice Tellarini dichiarò quindi decaduta l’aggiudicazione provvisoria. Il 26 maggio 2022 nuovo tentativo a 2 milioni: ancora nulla. Si arrivò al 18 maggio 2023 con un lieve ribasso a 1.985.051 euro, ma l’asta restò deserta. Il 21 dicembre 2023 il prezzo scese drasticamente a 1.488.788,25 euro, senza risultati. Il 3 luglio 2024 si provò con 1.116.591,19 euro: deserta. Il 5 dicembre 2024 la base toccò gli 837.443,39 euro, sempre senza offerte. Il 4 giugno 2025 si scese a 628.082,54 euro, ma nemmeno questa volta ci furono acquirenti. Fino all’ultimo tentativo del 29 ottobre 2025: base d’asta di 471.061,90 euro, offerta minima di 353.296,42 euro e rilanci minimi di 16mila euro. Questa volta Brand srl, unica offerente ammessa, si è aggiudicata il lotto con l’offerta minima, senza necessità di rilanci.

Dalla prima asta all’aggiudicazione finale il prezzo è crollato dell’85,1%, passando da oltre 2,3 milioni a poco più di 353mila euro. Un crollo che fotografa impietosamente le condizioni del complesso e i costi che il futuro proprietario dovrà affrontare.

Il complesso ricade in zona D del piano regolatore generale del Comune di Potenza Picena ed è soggetto a vincolo paesaggistico ai sensi dell’articolo 142 del codice dei beni culturali. Tra le concessioni edilizie figurano permessi rilasciati tra il 1995 e il 2010 per costruzioni, ristrutturazioni e installazioni di strutture amovibili.

Negli atti compare anche una trascrizione di fallimento del 2018, non cancellabile al momento del decreto di trasferimento. Elementi che, insieme alle difformità e allo stato di degrado, spiegano le difficoltà incontrate nella ricerca di acquirenti.

Ora la parola passa al nuovo proprietario. Il complesso di Torrenova, simbolo di un sogno turistico incompiuto e di una stagione della movida che non tornerà, potrà forse rinascere. Molto dipenderà dai costi e dai tempi per gli interventi di ristrutturazione e messa a norma. E dalla capacità di immaginare un futuro diverso per quei 26mila metri quadri che, per troppi anni, hanno rappresentato solo abbandono e occasioni mancate.

 

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