Soukaina, autista dello scuolabus di Monte San Giusto per l’azienda Sap
di Giulia Sancricca
Ogni mattina, da quando è iniziata la scuola, si siede al volante dello scuolabus di Monte San Giusto e accompagna i bambini della città all’appuntamento quotidiano con le lezioni. Ma forse la lezione più importante arriva da lei. È la lezione di Soukaina Jarid – tutti la chiamano Beatrice -, una lezione che sa di vita e integrazione, abbatte i pregiudizi e scardina le convinzioni sull’esistenza di lavori solo per uomini e altri solo per donne. Ma anche quel pensiero tutto occidentale che il velo sia una imposizione e che le donne musulmane non abbiano libertà di scelta. Soukaina la sua lezione la fa guidando uno scuolabus con indosso il velo: non una imposizione, ma il segno della sua identità, di quelle radici che per lei non sono state catene, ma ali per volare.
Soukaina alla guida dello scuolabus
È dipendente della Sap – società automobilistica di Potenza Picena – che dopo il colloquio con l’amministratore delegato Giovanni Viola e la prova di guida l’ha assunta senza pensarci due volte, affidandole lo scuolabus del paese dove vive: Monte San Giusto.
«Sono arrivata in Italia dal Marocco che avevo appena 20 giorni di vita – racconta Soukaina -. Ero con i miei genitori e i miei due fratelli maggiori. Sono cresciuta a Massa Fermana, poi ci siamo trasferiti a Mogliano e dal 2019 vivo a Monte San Giusto». Ha 35 anni, è sposata con Ahmed e mamma di tre bambini: dal lavoro come venditrice ambulante insieme a suo padre ha deciso di intraprendere una attività affine a quella del marito – che è autotrasportatore – ma che le permette di stare a contatto con le persone, ciò che lei ama molto.
Soukaina con il padre
«Sono cresciuta in una famiglia molto religiosa – dice – e proprio per questo vi è un grande rispetto per le donne. Mio padre mi ha sempre ripetuto che una donna può fare tutto, che non c’è un traguardo che una donna non può raggiungere e mio marito la pensa allo stesso modo. Chi segue davvero l’Islam sa che la donna deve essere valorizzata e supportata». Soukaina ha conosciuto suo marito in Marocco durante una vacanza e insieme hanno scritto il futuro della loro famiglia, quella che oggi rappresenta un esempio per tutti: «È stato lui a consigliarmi di prendere la patente per gli autobus – racconta Soukaina – se fosse per lui dovrei prendere tutte le qualifiche e fare anche l’autotrasportatrice».
Soukaina con il marito
Così a gennaio 2024 ha iniziato il corso di guida: «Ma ad aprile ho scoperto di essere incinta e avrei voluto fermarmi, poi però marito e il mio istruttore mi hanno fatto capire che se avessi lasciato non avrei più ripreso. Così sono andata avanti e l’istruttore ha cercato di velocizzare tutte le pratiche affinché io non facessi l’esame di guida con il pancione. Il 16 luglio avevo la Carta Qualifica Conducente (Cqc). Ho partorito a dicembre e non ho fatto più niente finché non ho iscritto mio figlio all’asilo nido. Poi ho mandato il mio curriculum alla Sap e sono stata chiamata per un colloquio. Ho fatto la prova di guida e dopo un paio di giorni mi hanno comunicato l’assunzione».
Giovanni Viola, amministratore delegato Sap
«Ha fatto il colloquio con il velo – racconta l’amministratore delegato della Sap, Viola -. Mi sono permesso di chiederle se fosse una costrizione o una sua libera scelta e lei mi ha risposto che non era affatto una imposizione, chiedendomi se avesse potuto indossarlo anche alla guida. Per la nostra azienda l’Articolo 3 della Costituzione è fondamentale, dunque ho risposto che non c’era alcun problema». Dalla Sap arriva non solo un forte esempio di integrazione, ma anche di un tetto di cristallo abbattuto ormai da tempo: «Non solo negli uffici abbiamo tre impiegate su quattro, ma anche altre quattro autiste donne: due romene, una lituana e una italiana. Su 100 autisti contiamo 7 nazionalità differenti. Da noi il gender gap non esiste: mia mamma lavorava in questo settore ben quarant’anni fa. Sono cresciuto con l’esempio e la consapevolezza che le donne possono fare qualsiasi cosa».
Nessuna discriminazione nemmeno tra colleghi: «In azienda mi trovo benissimo – dice Soukaina -. Sono tutti molto disponibili e non ho notato alcun pregiudizio. Anche a Monte San Giusto ho piena fiducia da parte delle famiglie e credo che siano stati risolti anche diversi problemi di comunicazione con gli stranieri: io parlo anche arabo, francese e inglese e posso spiegarmi bene su orari e fermate con marocchini, algerini, tunisini e pakistani. È un segnale di inclusione molto importante».
Le impiegate della Sap
Scomparse, così, anche le iniziali paure per i pregiudizi con cui avrebbe potuto fare i conti: «Non temevo tanto il giudizio come donna alla guida – confida – ma come donna con il velo. Invece non ci sono stati problemi». E con lo spirito di chi sa che volere è potere, ora Soukaina continua a guardare avanti e a sognare dove potrebbe portarla la sua voglia di fare, fare bene e con passione: «Stare a contatto con i bambini mi piace – dice -. Mi piace tantissimo questo lavoro, ma vorrei anche provare il trasporto pubblico di linea, il Gran Turismo (ma quando i miei bambini saranno cresciuti). L’autotrasporatrice? No, mi piace parlare. Forse questo lavoro è più adatto a mio marito che è taciturno».
Allora la risposta di Soukaina è per tutti: per chi ha una visione distorta di chi arriva da lontano, ma anche di chi si pone dei limiti ogni giorno, sbagliando. «Se vogliamo una cosa, con impegno e dedizione possiamo ottenerla – dice -. Finiamola di pensare alle diversità».
Sofia Ciccioli, autista Sap
Simona Dan, autista Sap
Rodica Sludarenco, autista Sap
Se guida o comunque porta il velo non mi sembra abbia tutta questa libertà di scelta... La domanda è: lo porta di sua libera scelta o glielo impongono? Ma a mio avviso non dirà mai che glielo impongono...
Samuele Trillini vedo che hai colto bene il senso dellarticolo
Samuele Trillini il velo e una scelta libera non te obliga nesuno
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Egzonn Dehari quando vedrò che lo può portare un giorno si e un giorno no allora crederò che è una libera scelta.