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Pronto soccorso, nuovo bando.
Ast tra pochi medici e turni scoperti,
stop del ministero ai gettonisti

SANITA' - L'azienda evidenzia che i servizi potrebbero subire pesanti conseguenze dalla mancanza di personale, con possibili ripercussioni sulla qualità e la tempestività dell'assistenza

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L’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale di Macerata

di Luca Patrassi

Un avviso pubblico per la selezione di medici disponibili alla stipula di contratti di collaborazione professionale a supporto delle unità operative di Pronto soccorso, Punti di primo intervento e di Pediatria. La pubblicazione della determina è di ieri, ha la firma del direttore generale della Ast Alessandro Marini ed è forse l’ultimo appello prima di prendere decisioni drastiche. Mancano i medici, da tempo l’Ast (come altre aziende in giro per l’Italia) spende milioni di euro l’anno per garantire i turni nei Pronto soccorso ricorrendo ai gettonisti delle coop ed ora però i nodi, anche economici, sono venuti al pettine.

Il ministero, nel luglio scorso, ha vietato il ricorso ai gettonisti con uniche eccezioni per i contratti in corso e per le “urgenze”. Ora però, a Macerata, si pone il problema di far quadrare i conti con i numeri esistenti: nel territorio Ast Macerata ci sono quattro Pronto soccorso e diversi Punti di primo intervento con un numeri di medici insufficienti a coprire i turni, in più occorre aggiungere che a fronte di strutture con decine di migliaia di accessi l’anno ce ne sono altre molto meno frequentate con disparità di condizioni di lavoro per gli stessi medici e di trattamento per i pazienti che sono costretti ad attese più lunghe.

Bene in tutto questo si inserisce il tentativo Ast di ricorrere al mercato alla ricerca di medici specialisti e non, purché – in questo ultimo caso –  con esperienza nel settore. Resta da verificare l’esito dell’ennesimo avviso pubblico, se avrà successo oppure – in caso negativo – se porterà a una riorganizzazione dei servizi in base alle risorse umane disponibili o si farà finta ancora una volta di nulla per attivare di nuovo le cooperative.

Ecco cosa scrive la direzione Ast nelle motivazioni della determina: «Nell’ambito del Ssn emerge da tempo il problema della carenza di personale medico, in quanto il numero di specialisti che annualmente conseguono il diploma, specialmente in alcune discipline. è ancora inadeguato a compensare le uscite per collocamento in quiescenza, sia anticipato che per raggiunti limiti di età e comunque non sufficiente a coprire i posti vacanti. A partire dal 31 luglio 2025, è entrato in vigore il divieto di stipulare nuovi contratti con i medici “gettonisti”, ovvero quei professionisti sanitari che lavorano tramite cooperative presso gli ospedali e i servizi di pronto soccorso per sopperire alle carenze di personale. Questa misura prevede che i contratti già in essere proseguano fino alla loro scadenza, ma non possono essere rinnovati; sono previste deroghe in casi eccezionali e urgenti ma la loro applicazione è limitata. Questa azienda, allo stato, con specifiche procedure di appalto, si avvale dei medici “gettonisti” sia per prestazioni specialistiche di Pediatria che di Medicina d’urgenza. È evidente quindi la necessità di superare tali appalti ricorrendo ad altre forme di lavoro flessibile. Il numero di medici specialisti attualmente strutturati presso questa Ast non basta a garantire la piena copertura dei turni e il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza presso l’area dell’Emergenza-urgenza, con particolare riferimento alle Unità operative di Pediatria, ai Pronto soccorso e Punti di primo intervento (Ppi); le ordinarie procedure di reclutamento che vengono continuamente espletate, ed il ricorso a tutti gli istituti contrattuali previsti per il personale dipendente, come ad esempio l’utilizzo delle prestazioni aggiuntive, non sono ancora sufficienti soddisfare il fabbisogno di medici. I servizi di Pronto soccorso, in particolare, potrebbero subire pesanti conseguenze dalla mancanza di personale, con possibili ripercussioni sulla qualità e la tempestività dell’assistenza». Dunque il ricorso all’avviso pubblico nella speranza che qualcuno senta le sirene della sanità pubblica e – nel particolare – della Medicina di urgenza.



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