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Aato3, è scontro sullo statuto:
«Così non si supera la frammentazione,
modificate la documentazione»

ACQUA - I consiglieri comunali Roberto Cherubini, Alberto Cicarè, Elisabetta Giorgini, Marina Migliorelli, Cinzia Pucciarelli, Stefano Petrella, Roberto Spedaletti: «Si delinea un sistema di amministrazione “dualistico”. Emerge il rischio di creare un nuovo ente estremamente macchinoso e sbilanciato a favore dei soggetti economicamente più forti»

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Alberto Cicarè, consigliere di Strada Comune – Potere al Popolo

«La documentazione da approvare nei consigli comunali non va nella direzione di un effettivo superamento dell’attuale frammentazione della gestione dell’acqua nel Maceratese. Quella che sta nascendo non è una società consortile finalizzata a fondere le 7 società operative ma è un semplice involucro con lo scopo di assumere la concessione del servizio per poi lasciare la gestione così com’è». Così intervengono diversi consiglieri comunali di comuni ricadenti nell’Aato3 Roberto Cherubini (Macerata), Alberto Cicarè (Macerata), Elisabetta Giorgini (Civitanova), Marina Migliorelli (Belforte del Chienti), Cinzia Pucciarelli (Tolentino), Stefano Petrella (Recanati), Roberto Spedaletti (Macerata) riguardo il nodo dell’affidamento in house del servizio idrico nel territorio provinciale.

Dubbi che vanno di pari passo con quelli del Coordinamento marchigiano dei Movimenti per l’acqua bene comune. «Dallo schema di statuto allegato – proseguono i consiglieri – si nota che nell’articolo 8 si stabilisce espressamente il conferimento dell’incasso delle bollette e la sottoscrizione dei contratti con l’utenza alle medesime società. Elementi questi che per la giurisprudenza sono indicativi per l’individuazione dell’effettiva titolarità della gestione del servizio. Anche nel testo della delibera che abbiamo potuto leggere appare fumosa e indeterminata la procedura attraverso la quale dovrebbe essere attuata l’uscita di scena del privato, attualmente socio della società operativa Astea, dalla gestione del servizio. Altra condizione questa posta dal legislatore per la praticabilità dell’affidamento in-house».

Altro elemento che non convince i consiglieri è che «nello schema di statuto della nuova società anziché prevedere un unico consiglio di amministrazione di dimensioni contenute rappresentativo dell’insieme dei Comuni e delle società operative, si delinea un sistema di amministrazione “dualistico”; un modello che prevede due organi societari distinti (Consiglio di gestione e Consiglio di sorveglianza) estremamente pesante ed oneroso con ben 17 componenti retribuiti. Emerge evidentemente il rischio di creare un nuovo soggetto con un sistema di rappresentanza degli enti locali, quindi di controllo dei cittadini, estremamente macchinoso e sbilanciato a favore dei soggetti economicamente più forti. Così temiamo che se queste criticità non venissero rimosse dallo statuto e dal regolamento, l’intero processo subirebbe uno stop degli organi competenti a vigilare sull’iter».

Secondo i consiglieri, l’unica strada percorribile è seguire il modello attuato in provincia di Cuneo «dove, a partire da una situazione gestionale analogamente frammentata, si è dato vita ad una società consortile (Cogesi) predisposta per un funzionamento ed una gestione effettivamente unitaria del servizio idrico integrato di tutto l’Ambito (non certo “dualistica”). Per queste ragioni non ci rassegniamo a considerare immodificabili i documenti che sono in discussione e sollecitiamo i nostri sindaci e gli amministratori del territorio a non trascurare ogni passaggio utile a evitare che da una cattiva valutazione degli atti si determini la privatizzazione del nostro più importante bene comune».

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