Da Rigoletto a Joker
passando per Trump:
quando la comicità si fonde col potere

MACERATA OPERA FESTIVAL - Agli Antichi Forni oggi Giudo Vitello ha approfondito il rapporto tra il re e il buffone legandolo al capolavoro di Giuseppe Verdi in programma stasera in arena

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L’appuntamento con Guido Vitello

di Marco Ribechi

Nella notte di Rigoletto agli Antichi Forni arriva il Joker con Guido Vitello. Scongiurando la pioggia per la serata finale della terza settimana di lirica allo Sferisterio agli Aperitivi Culturali di Cinzia Maroni si parla di scherno e di potere. La figura del giullare di corte, di cui Rigoletto ne è un tragico esempio, è uno degli archetipi che ha attraversato le culture e i regni di ogni luogo e tempo: «Il rapporto tra re e buffone è antichissimo e universale – spiega Guido Vitello, docente e giornalista de Il Foglio – ve ne sono tracce anche in Oriente e in Cina. Il buffone è il doppio del re, anche lui ha una corona, ovvero il berretto a sonagli, e uno scettro. È autorizzato a farsi scherno del potere poiché considerato folle, ciò gli fornisce una sorta di lasciapassare per deragliare rispetto alle convenzioni».

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Il pubblico degli Aperitivi Culturali

Ma i giullari non erano dei pazzi qualunque: «Al contrario di ciò che si pensa erano dei fini intellettuali – prosegue l’ospite – il loro era un posto prestigioso e ambito. Dovevano saper ballare, recitare, declamare versi e avere sempre un motteggio arguto. Erano sia dentro che fuori dalla corte, proprio come il jolly che è sia dentro che fuori dal mazzo delle carte». Uno dei motivi medioevali più diffusi è quello del re che si scambia di posto col giullare: «Poi con la fine delle corti e dell’aristocrazia – spiega Vitello – si passa all’idea di uguaglianza e quindi anche il folle può ambire ad essere re. Sire e buffone iniziano a contendersi i ruoli e rivaleggiano per le donne amate». Oggi, cosa impensabile per i secoli passati, le figure dei buffoni e quelli dei potenti si sovrappongono: «A partire dagli anni ‘20 i comici iniziano a candidarsi per il potere – dice Vitello – c’è uno strano rapporto tra potere e riso che non esisteva in passato, ho contato almeno una quindicina di comici tra presidenti, parlamentari, sindaci. Dall’altro lato anche gli uomini politici si rendono sempre più comici, l’esempio che tutti conosciamo è Donald Trump che, a seconda di come viene interpellato, mostra l’una o l’altra faccia, diventando così inafferrabile invincibile».

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Il libro di Guido Vitello

Nella cinematografia il personaggio più emblematico è Joker: «Non ha un nome preciso e, a seconda di chi lo caratterizza ha storie diverse – conclude Vitello – è il lato oscuro e aggressivo della comicità, sociopatico, cattivo, spietato diventa indistinguibile da un terrorista. Bisogna notare come la comicità nel nostro tempo non ha più una funzione di armonizzatore sociale ma diventa terreno di scontro e spesso i pagliacci sono figure quasi demoniache che terrorizzano. Siamo nella società del Carnevale perpetuo poiché non c’è più separazione tra il tempo della serietà e quello della festa, oggi si può scherzare su tutto e in ogni istante mentre in passato il Carnevale era un periodo ben definito in cui tutto era permesso».

L’aperitivo della giornata è stato offerto dal ristorante Il Quartino. Gli appuntamenti degli Aperitivi Culturali tornano la prossima settimana di giovedì con Giulia Ciarapica e le sue “Scene da un matrimonio” che aprirà la settimana conclusiva di approfondimento all’opera.

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