Guido Castelli, commissario alla ricostruzione
di Giuseppe Bommarito
Il senatore Guido Castelli ricopre dall’11 gennaio 2023 l’incarico di commissario straordinario del Governo per la riparazione e la ricostruzione del sisma 2016/2017, che ha interessato i territori dei Comuni delle regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Nel volume Mediae Terrae, edito nel 2024 da Historica/Giubilei Regnani, Castelli ha tracciato un quadro dello stato dell’arte in ordine alla ricostruzione in atto e alle attività strategiche di rigenerazione dell’intera fascia appenninica dell’Italia Centrale, ferita con grande violenza dal sisma. Come è noto, il cratere del sisma ha una dimensione di 8.000 chilometri quadrati di superficie e integra, quindi, il più grande cantiere d’Europa.
L’avvocato Giuseppe Bommarito
Quella colpita è una zona dove risiedevano 600.000 persone (e, tra il gennaio 2022 e i primi mesi del 2025 la popolazione residente si è ridotta del 6,3%, in territori – va aggiunto – già colpiti da fenomeni di spopolamento e di declino demografico). Enormi i danni. Quasi 30 miliardi di danni solo per il settore pubblico per opere pubbliche da ricostruire. Oltre a quanto già fatto, sono previsti ulteriori 3537 interventi, il 50% dei quali (oltre 1.700 cantieri, per un valore di 2,2 miliardi di euro) è giunto già in fase di progettazione. 12.000 sono i cantieri chiusi, dei quali 7.000 nelle Marche (mentre risultano in corso circa 5.000 interventi).
Grande l’accelerazione portata dal senatore Castelli nella ricostruzione. Il 57% delle risorse è stato infatti liquidato negli ultimi due anni. I tempi medi di aggiudicazione sono diminuiti del 25% e la partecipazione delle imprese alle gare è aumentata del 40%. Migliaia di persone sono nel frattempo rientrate nelle loro case. Per la ricostruzione privata sono attualmente aperti oltre 8.500 cantieri, per una spesa che supera i 20 miliardi di euro (12.289 gli interventi già conclusi). Abbiamo voluto porre alcune domande al senatore Castelli in merito ai rischi di infiltrazione mafiosa nella zona del cratere, rischi che già hanno avuto alcuni casi di concretizzazione. Eccole di seguito.
La criminalità mafiosa deve stare alla larga dai cantieri del sisma del centro Italia: questo è l’imperativo morale ribadito anche in una recente conferenza tenutasi a Roma presso il Ministero del Lavoro. In questa ottica di prevenzione e contrasto rientra anche l’introduzione dei badge elettronici di cantiere e il settimanale di cantiere, richiesta da tempo dalle organizzazioni sindacali e ora disposta con l’ordinanza commissariale n. 216/2024? Può spiegarci di cosa si tratta?
«La norma primaria della ricostruzione sisma 2016, il DL 189/2016, è stata lungimirante nel definire i numerosi strumenti di legalità elencati nel Capo IV, molti dei quali considerati inizialmente un potenziale appesantimento nel processo della ricostruzione e quindi un possibile rallentamento della stessa, come il Durc di congruità. In realtà, questi stessi strumenti, nella loro visione poliedrica di analisi e quindi di prevenzione dei rischi legati al settore edile, ancora più alti se si parla di uno dei cantieri più grandi d’Europa, si sono dimostrati un valido strumento di difesa. Difesa per le stesse imprese che operano e difesa dell’intero territorio. Al momento del mio insediamento, l’unico strumento ancora non attuato era proprio il badge digitale, associato al settimanale di cantiere, così come introdotto dal protocollo di Legalità siglato nel 2017. La sperimentazione avviata nei quattro cantieri del cratere aveva subito fermi di diverso tipo. Ascoltate le parti sociali, avviati i tavoli con la Struttura di Missione e le Prefetture locali e analizzato un processo digitalizzato in grado di snellire le pratiche e non appesantire il lavoro delle maestranze, con un grande lavoro di squadra – per il quale devo ringraziare anche il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone – è stato introdotto un nuovo comma 8-bis nell’art. 35 del decreto-legge n. 189 del 2016. In questo modo è stato rafforzato il concetto di interoperabilità digitale del dato tra le parti coinvolte nel processo e quindi la possibilità di ridisegnare un modello volto all’efficienza e alla semplificazione. Grazie al badge e al settimanale digitale si andranno a integrare informazioni utili ad arricchire l’analisi poliedrica in tema di sicurezza sui luoghi della ricostruzione, conoscendo le maestranze attive per ogni giorno su ogni cantiere e il contratto di lavoro a loro attivato».
Per quali motivi questi strumenti di monitoraggio elettronico delle presenze effettive nei cantieri, così utili a contrastare una gestione opaca del personale delle ditte impegnate nella ricostruzione, e quindi terreno fertile per le infiltrazioni criminali, avranno una introduzione solo graduale, sino ad arrivare a 36 mesi?
«Uno strumento della legalità che per la prima volta verrà attivato tanto per la ricostruzione pubblica quanto per la ricostruzione privata ha bisogno di tempo per andare a regime. L’introduzione graduale è necessaria anche per permettere a tutte le imprese, anche le più piccole, che di solito operano nei microcantieri, di organizzarsi. L’obiettivo è garantire l’introduzione dello strumento senza creare ostacoli a chi vi lavora, attivando la giusta formazione – per la quale sono state messe a disposizione risorse adeguate – e l’affiancamento da parte delle casse edili ed Edilcasse, e continuare a velocizzare un processo di ricostruzione oramai sbloccato».
Che differenza c’è tra l’elenco della White List e l’Anagrafe antimafia degli esecutori?
«La White list opera a livello nazionale, l’Anagrafe antimafia degli esecutori riguarda l’area del sisma 2016 e, da qualche mese, anche la ricostruzione di Ancona e Umbertide. L’Anagrafe antimafia degli esecutori, gestita dalla Struttura di Missione, ha controlli rafforzati su chi ne richiede la registrazione».
Nel 2024 sono state adottate nel cratere 29 interdittive antimafia. A quante interdittive siamo arrivati nel 2025?
«Proprio qualche giorno fa la Struttura di Missione ci ha comunicato che nel 2025 siamo a 19 interdittive antimafia».
Il sistema della White List non riguarda le imprese fornitrici di materiali e servizi, e le imprese noleggiatrici sia a caldo (quando l’impresa fornisce anche un operatore abilitato a manovrare il macchinario noleggiato) che a freddo (quando l’impresa fornisce solo il macchinario). Non è questo un buco normativo nel contrasto antimafia nella zona del cratere?
«Per quanto riguarda il cratere, come ho detto prima, non agisce la White List, ma l’Anagrafe. La stessa, come definito dall’art. 30 del DL 189/2016, opera su tutti soggetti interessati alla ricostruzione, ovvero su tutta la filiera. Si tratta di un sistema di prevenzione rafforzato rispetto al contesto nazionale, nel senso che la platea dei soggetti, sia per le attività sensibili, che per quello meno sensibili, è più estesa in quanto riguarda tutti i soggetti. Uno strumento di eccellenza, introdotto anche in ulteriori processi di costruzione come le prossime Olimpiadi invernali 2026, Milano-Cortina, i sismi di Ancona e Umbertide, nonché la ricostruzione degli ospedali in Calabria per l’emergenza sanitaria».
Un cantiere della ricostruzione
Viene segnalato il problema dei tempi lunghi, a volte anche un anno, di diverse prefetture territorialmente competenti nel rispondere ai quesiti sulla White List di imprese che nel frattempo comunque lavorano nel cratere, perché a tal fine è sufficiente l’inoltro della richiesta. Come si può ovviare?
«Sull’Anagrafe antimafia degli esecutori ci sono oltre 18.000 iscritti; i controlli giustamente sono serrati e vanno svolti per garantire che questo importante cantiere rimanga sicuro e operi senza opacità. Se serve del tempo, è bene investirlo. L’unico modo per semplificare in trasparenza è innovare, ed è quello che abbiamo proposto con il badge di cantiere. Solo digitalizzando e automatizzando i processi è possibile semplificare e snellire le procedure, ottimizzando tempo e risorse umane, mantenendo un livello di sicurezza sempre alto».
Quale è il limite nel cratere del sisma per gli affidamenti diretti, in relazione sia alla ricostruzione pubblica che a quella privata?
«La ricostruzione privata è finanziata con lo strumento del credito d’imposta, per mezzo di mutui venticinquennali attivati da Cassa Depositi e Prestiti. I rapporti tra i cittadini e tecnici-imprese sono esclusivamente di tipo privatistico. Nella ricostruzione pubblica i limiti degli affidamenti diretti variano. Grazie ai poteri speciali del commissario straordinario ci sono ordinanze speciali che in ottica di urgenza e strategicità innalzano la soglia degli affidamenti diretti, mantenendosi, comunque, nei limiti delle soglie indicate dai regolamenti europei. Appare però il caso di evidenziare che, grazie al prezioso lavoro fatto con l’Anac, è stato possibile sviluppare i primi modelli tipo per l’affidamento delle progettazioni e dei lavori, svolgere l’affiancamento amministrativo ai funzionari dei Comuni del cratere da parte di esperti dei contratti pubblici messi a disposizione dalla Struttura commissariale e automatizzare i processi tra Comuni, Usr ed Anac, grazie all’innovazione a cui mi riferivo prima. È stato innalzato il livello degli affidamenti diretti anche per gli interventi presenti nei Piani di opere pubbliche, accelerando notevolmente la ricostruzione pubblica. Più trasparenza, più controllo, più semplificazione, più speditezza».
Quali sono i limiti nel cratere per il subappalto, anche in tal caso con riferimento sia alla ricostruzione pubblica che a quella privata?
«Nel cratere il subappalto a cascata è vietato. Inoltre, in coerenza con i principi di trasparenza e di contrasto al lavoro irregolare e alle infiltrazioni della criminalità organizzata nelle attività della ricostruzione, con l’ordinanza n. 203 dell’11 settembre 2024, per ogni tipologia di intervento di ricostruzione pubblica e privata è stato introdotto l’obbligo per il soggetto attuatore o la stazione appaltante di comunicazione all’Usr competente dell’avvenuta sottoscrizione di contratti di subappalto e i dati identificativi delle imprese subappaltatrici entro la data di avvio dei lavori oggetto di subappalto o entro 120 giorni dalla data di entrata dell’ordinanza in caso di contratti di subappalto in essere alla data di entrata in vigore dell’ordinanza».
Nei cantieri del sisma il subappalto a cascata, come ci ha ricordato, non è consentito. Viene segnalato però un superamento di questo divieto tramite il fenomeno del distacco di personale di imprese terze alla impresa subappaltatrice, che alla fine subentrano in qualche modo alla stessa azienda subappaltatrice. Questo fenomeno di aggiramento è stato rilevato?
«È un fenomeno noto agli organi di controllo, ma il problema non è il subentro di manodopera per mezzo del distacco, bensì assicurarsi che quella manodopera sia qualificata per il tipo di lavoro svolto all’interno cantieri. Anche per questo abbiamo introdotto il badge e il settimanale di cantiere digitale».
Come è stata risolta, se il commissario ha poteri in questo ambito, la questione abitativa dei lavoratori impegnati nella ricostruzione? Ricordo che solo nella provincia di Macerata, secondo i dati della Cassa Edile, e quindi trascurando le imprese artigiane, si è passati dai circa 3.000/3.500 iscritti alla Cassa prima del sisma agli attuali 10.900, gran parte dei quali provenienti da fuori regione (il 20% circa dalla Campania), in pratica triplicando il dato ante sisma. Dove dorme tutta questa gente? L’art. 35 della legge quadro sul sisma non impone la comunicazione preventiva del luogo in cui alloggiano i lavoratori impegnati nella ricostruzione, per evitare alloggiamenti non dignitosi?
«La ricostruzione sisma 2016 è una grande macchina che finalmente ha avviato la sua corsa. Il numero delle maestranze stanno aumentando e le imprese devono comunicarle ai comuni dove insiste il cantiere e al Cpt. Ora che stiamo sbloccando i luoghi più colpiti dal sisma, stiamo riscontrando i primi problemi di alloggi, in quanto le aree più interne hanno un basso numero di strutture ricettive spesso saturate dal settore turistico e le maestranze sono costrette a pernottare lontano rispetto all’area di cantiere. Per questo problema stiamo studiando delle possibili soluzioni, anche contemplando i villaggi Sae, che sempre più spesso, per fortuna, vanno a liberarsi perché la gente sta rientrando nelle proprie case».
A questo incremento numerico di personale impegnato nella ricostruzione non ha fatto seguito un incremento del personale ispettivo dell’Itl (Ispettorato Territoriale del Lavoro), preposto a riscontrare e sanzionare eventuali irregolarità. Il commissario ha poteri in materia?
«Il DL 189/2016 specifica gli organi di controllo e il commissario non ha poteri in materia. Però, come per il badge di cantiere, stiamo costruendo modelli innovativi con l’individuazione di processi digitalizzati in grado di garantire i lavoratori e supportare le azioni di controllo. La tecnologia ci consente di poter garantire controlli anche con risorse umane contingentate».
Quale è la provenienza prevalente delle imprese impegnate nella ricostruzione nelle Marche? Si parla di percentuali abbastanza alte (escludendo Marche e Umbria) di imprese soprattutto campane, ma anche laziali e abruzzesi. È giusto questo dato?
«Attualmente, contemplando le imprese attive sulla ricostruzione marchigiana, oltre il 70% proviene dalle Marche. Escludendo quelle locali, le regioni con le percentuali maggiori di imprese che operano nei cantieri locali sono Abruzzo, Lazio e Campania. Quest’ultima ferma al 2,3% rispetto al totale».
Come vuole chiudere questa intervista?
«Mi pare necessario ribadire che il sisma 2016 ha devastato i nostri luoghi, abbiamo pianto troppe vittime e rilevato danni ingenti da far scoraggiare persone e intere comunità. Ma voglio evidenziare anche che, dopo tante false partenze, grazie alla fiducia che mi è stata data da questo Governo e dal presidente Acquaroli, al quale non smetterò mai di dire grazie, la ricostruzione finalmente è stata sbloccata. Con il grande impulso dato allo sviluppo socioeconomico, oltre alla crescita del PIL stanno aumentando i posti di lavoro, superando la media nazionale. La vera sfida, ovvero la crisi demografica, fa rilevare che la curva decrescente dello spopolamento non solo si è fermata, ma fa emergere segnali incoraggianti, evidenziando una inversione di rotta. L’area del cratere sismico 2016 è il più grande laboratorio d’Italia, fatto di innovazioni e di buone pratiche; strategico per l’Appennino centrale ma anche per l’intera nazione».
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Estirpare la GRAMEGNA non sarà facile...!!..
Mi sa che vi siete svegliati tardi, ormai i danni sono stati fatti
Il badge andava messo nella testaccia di Errani che ha messo un infinità di passaggi assurdi/inutili per la ricostruzione
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L’introduzione del badge di cantiere disposta con l’ ordinanza commissariale 216/2024 e richiesta da tempo dalle Organizzazioni Sindacali quale strumento fondamentale per garantire maggiore trasparenza nelle attività della ricostruzione e contrastare il lavoro irregolare nei cantieri post-sisma 2016 attraverso il monitoraggio in tempo reale degli accessi in cantiere, unitamente al settimanale di cantiere ed all’ Anagrafe Antimafia è sicuramente uno strumento che permette di contrastare ed arginare fenomeni di infiltrazioni mafiose.
Quindi pur esprimendo soddisfazione per l’evoluzione normativa in tema di contrasto ad una gestione “opaca” del personale delle ditte impegnate nella ricostruzione purtroppo siamo portati a ritenere che permangono zone d’ombra rispetto all’assunzione ed all’impego delle maestranze.
Infatti nella attività quotidiana che svolgiamo come Fillea CGIL di Macerata capita frequentemente di verificare che molti dei lavoratori impiegati sono in realtà distaccati presso altre aziende; in tal senso il badge sicuramente permetterà un monitoraggio anche di questo fenomeno, ma non sarà purtroppo in grado di cogliere le condizioni lavorative e retributive di questi soggetti.
Le azioni vertenziali promosse dai lavoratori assistiti dalla Fillea CGIL ci restituiscono infatti un dato preoccupante rispetto alla corretta retribuzione prevista dal CCNL edile e/o del CCPL della Provincia di Macerata, rispetto al mancato pagamento delle ore di straordinario, rispetto alla corretta attribuzione dei livelli di inquadramento ed alla mancanza di formazione in termini di salute e sicurezza; anche questi elementi sono da tenere nella giusta considerazione poichè potrebbero rappresentare un segnale rispetto alla presenza di organizzazioni criminali.
Pertanto, se da un lato è assolutamente vero che gli importanti strumenti a disposizione delle autorità stanno garantendo e garantiranno nel tempo una maggiore rapidità e puntualità dei controlli, dall’altro è altrettanto vero che andrebbero destinate maggiori risorse agli organi ispettivi.
Permangono ad oggi ancora lacune rispetto alla comunicazione obbligatoria degli alloggi forniti ai lavoratori di aziende foranee e prevista dal Dlgs 189/16; in tal senso, la creazione di campi base, fondamentali per i troppi lavoratori che ancora oggi raggiungono quotidianamente la provincia di Macerata da regioni limitrofe, rimane un passaggio fondamentale in termini di trasparenza e di salute e sicurezza.
Se si pensa che con l’introduzione del badge di cantiere e del registro elettronico settimanale, beh, credo che siete dei poveri illusi. Parto da un concetto, chi vuole tenere in cantiere gente in nero o ” strani lavoratori ” non userà sicuramente il badge, mica sono scemi!!, e non li includeranno sicuramente nel settimanale di cantiere, quindi chi vuol lavorare in modo truffaldino non avrà problemi. A differenza delle imprese, e dico locali, che avranno una gestione complicatissima in tema di organizzazione dei cantieri, basti pensare che a volte anche giornalmente si spostano lavoratori da un cantiere all’altro per necessità lavorative, per non parlare poi della gestione del DURC di congruità che é riferito ad ogni singolo cantiere, per non parlare poi della gestione paghe in Cassa Edile.
Nel rovescio della medaglia, tanto cara ai sindacati, vi sarà un controllo puntuale dei lavoratori ” regolari ” da parte degli stessi sindacati che si tradurranno molto ma molto probabilmente in un aumento delle tessere sindacali, almeno sperano.
Se posso suggerirei ai sindacati, tanto propensi ai referendum, di cercare di abrogare una Legge alquanto stupida e precisamente: se un’impresa ha il 20% di lavoratori in nero non verrà chiusa ma soltanto sanzionata. Come potete capire se una piccola impresa con 2 dipendenti ha un lavoratore in nero e viene controllata chiude direttamente l’attività mentre un’impresa con 300 dipendenti ha 59 lavoratori in nero continuerà ad operare tranquillamente pagando le dovute sanzioni. Credo che chi ha lavoratori in nero, 1 o 49, debba chiudere l’attività e basta.
Come per la patente a crediti anche ora suggerisco che per aprire un’impresa edile bisogna aver fatto almeno 5 anni il dipendente di un’altra impresa, é ora di dire basta di andare alla Camera di Commercio e il giorno dopo sei un’impresa come chi opera nel settore da 20 anni, avremmo imprese più qualificate di sicuro.