L’abitazione tornata agibile
di Monia Orazi
«Probabilmente ho uno spiritello dispettoso che mi sovrasta». Scherza amaramente così Corrado Sala, residente a Visso ma con una vita divisa tra il paese e Roma, dove lavora e fa il pendolare. La sua è una delle poche abitazioni già ricostruite in località Villa Sant’Antonio, alle porte del borgo. I lavori sono terminati da 14 mesi, ma Corrado non riesce ancora a tornarci ad abitare.
Le difficoltà sono iniziate con l’agibilità da ottenere dal Comune. Poi, altri otto mesi per riuscire ad allacciare l’acqua. Una volta completati questi passaggi, pensava che finalmente sarebbe arrivato il momento del rientro. E invece no. «Ho presentato da tempo la domanda per l’allaccio dell’energia elettrica, che normalmente si fa prima di quello del gas per motivi di sicurezza – racconta -. Ma non ho mai ricevuto risposta. Nessun riscontro alle Pec inviate all’azienda che si occupa dell’allaccio, né dal gestore con cui ho già stipulato il contratto di fornitura. L’unico ad avermi risposto è stato il tecnico incaricato di effettuare i lavori, che prima mi ha detto che sarebbe venuto a metà aprile, poi ha rimandato tutto a metà giugno. Sono venuti per dei sopralluoghi ma ora metà mese è passato, nessuno si è visto».
Sala ha fatto tutto ciò che era previsto: «Abbiamo risolto il problema della posizione dei fili, ho fatto trovare il contatore già montato, ho inviato la documentazione, ma da allora silenzio. Nessuna risposta né a me né alla società fornitrice. Pensavo di potermi godere casa quest’estate, magari anche a lume di candela, allacciando almeno il gas. Ma non è possibile metterlo finché non viene installata la corrente elettrica. Capisco che chi deve rientrare in una casa ricostruita possa dover attendere qualche mese, ma 14 sono troppi. Non so più a chi chiedere, non so più cosa fare. Voglio solo che mi venga attivata la corrente elettrica per poter finalmente tornare a casa. I lavori sono terminati da tempo, la documentazione è in regola, non ci sono problemi tecnici. Non capisco il motivo di tutta questa attesa».
Con un tono di crescente amarezza, Sala aggiunge: «Sto perdendo la speranza. Se ci fosse stato un intoppo, lo avrei capito. Ma i lavori sono stati eseguiti a regola d’arte. Perché l’azienda non mi collega alla rete? Perché non mi risponde?».
Il suo è un vero e proprio appello: «Come cittadino, ho il diritto di tornare nella mia abitazione. Per renderla di nuovo fruibile sono stati spesi soldi pubblici. È un peccato che quella casa sia rimasta vuota per tutto questo tempo, quando io avrei già potuto abitarla, come ho sempre fatto prima del terremoto. Spero che almeno l’azienda risponda alle sollecitazioni del fornitore, che ha agito regolarmente per mio conto». La conclusione è amara, ma ancora piena di attesa: «Non appena avrò le forniture attive, potrò finalmente rientrare. Non vedo l’ora che quel momento arrivi. Spero il prima possibile».
SI LO PAGANO ANCORA CHI È IN AFFITTO
anche da altre parti ,e lo stato continua a pagare il cas suppongo !!
Stessa cosa che successe in Umbria dopo il 97...
noi abbiamo grossi problemi con e- distribuzione
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Complimenti e vai mi taccio che è meglio.
L’assistenza da parte di un avvocato potrebbe essere risolutiva, potrebbe esistere in ambito civilistico una diffida ad adempiere ed anche il diritto ad un risarcimento.