“Sol Invictus”, l’arte generativa celebra
il ritorno trionfale del sole dopo l’inverno

TOLENTINO - L’opera digitale creata dal 29enne maceratese Tommaso Cherubini è proiettata, sino a fine gennaio, sui display del design experience hotel “Interno Marche”. VIDEO

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Una delle opere di Tommaso Cherubini
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Tommaso Cherubini (foto Massimo Zanconi )

di Francesca Marsili

Prende il nome dall’antica festa pagana cui è ispirata: “Sol Invictus”, l’opera digitale creata dal 29enne maceratese Tommaso Cherubini e proiettata, sino a fine gennaio, sui display del design experience hotel “Interno Marche”, a Tolentino. Attraverso l’arte generativa basata sull’intelligenza artificiale, che offre orizzonti innovativi e inesplorati, Cherubini – artista visivo  – ha interpretato il ritorno trionfale del sole dopo il solstizio d’inverno con un’opera divisa in tre parti: “L’oscurità, “L’alba del Sol Invictus” e “La luce”.

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Tommaso Cherubini (foto Massimo Zanconi)

A commissionare l’opera generativa in occasione del Natale, la fondazione Design Terrae, voluta dal cavalier Franco Moschini per  promuovere giovani e innovativi ingegni espressione del nostro territorio. «Lo stile grafico è cucito attorno al contenitore Interno Marche: elegante e minimale», spiega l’autore. Tre differenti contenuti della durata di 3-5 minuti dove flussi di particelle danzano sugli schermi partendo dalla profondità notturna del grigio plumbeo fino ad esplodere nell’arancio incandescente della luce rigenerativa. Un mese di lavoro: «La scelta del soggetto è legato al fatto che cercavo qualcosa che fosse inclusivo, per ogni tipo di pubblico. Il sole, simbolo di invincibilità e rinascita, rappresenta la forza rigeneratrice, segnando il passaggio dall’oscurità alla luce e l’inizio di un nuovo ciclo vitale, qualcosa che accomuna tutti», spiega l’autore. L’arte generativa utilizza processi computazionali per creare opere d’arte. Cherubini, col suo “Sol Invictus”, ha intrecciato una classicità e innovazione. Alla base di questo tipo di processo creativo ci sono regole e parametri predefiniti sulla base dei quali l’artista avvia l’algoritmo, arrivando ad un risultato spesso imprevedibile. Gli algoritmi possono essere progettati per seguire opere casuali o, come in questo caso, rispondere a determinate regole e strutture per creare un’opera che rispecchi la propria visione.

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“Sol Invictus”, un frame

«Il progetto è stato interamente realizzato in Touchdesigner, un potente ambiente di programmazione visuale a nodi per la realizzazione di installazioni multimediali – spiega l’artista -. Ho sviluppato l’opera generativa partendo dall’idea che il risultato dovesse essere legato al design e alla bellezza, ovvero alla casa-museo “Interno Marche”. Ho immaginato un movimento che iniziava lento, dall’oscurità, con i colori più cupi, per poi crescere nella luce e arrivare allo spettatore con l’arancione che prende il sopravvento e si muove in tutto lo spazio a disposizione. Con questo in testa mi sono messo al pc e, aprendo il software, ho iniziato a generare particelle. Attraverso un mix di controllo ho dato delle direttive sui colori, dimensioni e movimenti, ogni volta differenti. Ho creato gli stili, poi ho lasciato spazio agli algoritmi. In sostanza ho programmato il software con l’idea di lasciare una certa randomicità all’opera».

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“Sol Invictus”, un frame

Tre parti che formano un’opera. La prima fase: “L’oscurità”, il momento in cui la luce è del tutto scomparsa, simbolo della profondità dell’inverno e dell’oscurità che domina la terra. Questo stato di sospensione rappresenta una stasi , un periodo di quiete e riflessione, dove tutto sembra fermo, ma sotto la superficie si nasconde il potenziale della rinascita. Qui l’estetica è caratterizzata da toni scuri e profondi come il nero, il blu notte interrotti solo da lievi accenni di grigio argento. Il flusso di particelle in questa fase si muovono lentamente, quasi come fossero congelate nel tempo».  La seconda: “Il sol Invictus”, dove la luce torna a farsi strada, segnando l’alba simbolica del sole. La luce inizia ad emergere, conquistando terreno sull’oscurità e portando con se i primi segni di rinascita. I toni sono caldi, come l’arancione tenue, l’ambra e il giallo dorato. Le particelle cominciano ad aumentare in numero e velocità, formando flussi più, coerenti e fluidi, come i primi raggi del sole che si espandono nello spazio. Le traiettorie più morbide e dinamiche, simboleggiando il risveglio. E indica “la luce”, la terza e ultima fase del progetto, che rappresenta la trionfale rinascita del Sol Invictius che dissipa completamente l’oscurità e porta con se il calore della luce. I colori sono luminosi, vibranti e riempiono la scena. Le particelle irradiano energia e si muovono velocemente in ogni direzione creando scie dorate che si intersecano in un movimento vitale, simboleggiando la diffusione della luce che vince definitivamente l’oscurità.

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Tommaso Cherubini (foto Massimo Zanconi)

Tommaso Cherubini, artista visivo che lavora nel campo del patrimonio culturale e dell’intrattenimento musicale, grazie al suo background da computer scientist riesce a sfruttare diversi media con l’obiettivo di dare forma artistica e spettacolare ai big data. Il suo obiettivo è quello di mettere in luce le sfide ed i problemi contemporanei attraverso la New media art, ma anche la rivisitazione di archivi storici, database, informazioni di ogni tipo attraverso l’Intelligenza artificiale generativa per arrivare a dare nuova vita ai dati ed alle immagini. «Sono lusingato di questo incarico – conclude -. Tornato da Torino volevo continuare a collaborare con il mio territorio e con chi lo promuove in ambito culturale». L’artista maceratese è infatti da poco rientrato dal capoluogo piemontese dove, assieme a Robin studio, ha realizzato una mostra immersiva sui paesaggi naturali dell’Egitto: “Paesaggi – Landscapes” , allestita all’interno di Gallerie d’Italia, un’anteprima di un’opera più ampia in partenza quest’anno all’interno del Museo egizio di Torino.



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