Minorenni stuprate, Ciarapica non ci sta:
«Fatti gravi, non abbassiamo la guardia.
Ma la violenza non è nel dna della città»

CIVITANOVA - Il sindaco nega ci sia un problema sicurezza dopo i due episodi che hanno riguardato una 14enne e una 16enne e risponde duramente alla consigliera Mirella Paglialunga: «Ero al pronto soccorso quando è arrivata la ragazza stuprata, ho interloquito subito con le forze dell'ordine. La città non è fuori controllo e chi taccia questa amministrazione di indifferenza, mente sapendo di mentire»

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Il sindaco Fabrizio Ciarapica

«Ero al pronto soccorso quando è arrivata la ragazza stuprata, ho interloquito subito con le forze dell’ordine, quanto accaduto però non fa parte del dna della nostra città. Civitanova non è una città fuori controllo e chi taccia questa amministrazione di indifferenza, mente sapendo di mentire».

Il sindaco Fabrizio Ciarapica interviene così a distanza di qualche giorno dalla seconda violenza sessuale avvenuta a Civitanova nel giro di due settimane. L’ultima, particolarmente allarmante dal momento che la vittima è una ragazzina di appena 14 anni ha assunto rilevanza nazionale. L’episodio è avvenuto tra martedì e mercoledì e il presunto stupratore, un 24enne marocchino, è stato poi arrestato dai carabinieri.

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Il pronto soccorso di Civitanova

Ma il primo cittadino nega che ci sia un problema di controllo del territorio e respinge al mittente le critiche sollevate dalla consigliera ed ex candidata sindaco Mirella Paglialunga che ha sottolineato come il sindaco sia più occupato ad interessarsi dei locali dei privati e nascondere la testa sotto la sabbia rispetto che ammettere che esista un problema. Ciarapica sottolinea come i fatti accaduti, seppur gravi non sono la fotografia di Civitanova: «I fatti accaduti sono gravi e senza dubbio ci invitano a non abbassare la guardia, bensì ad insistere e a rafforzare tutte quelle azioni che come amministrazione possiamo e abbiamo messo in campo per prevenire il disagio giovanile e la violenza contro le donne. Anche io, da padre di due figli sono rimasto sconvolto dinanzi a simile violenze e ho invocato pene severe per il colpevole, oggi in carcere, ma far passare il messaggio che quanto accaduto sia tutta colpa del sindaco o dell’amministrazione, è di una scorrettezza inaudita. E lo è ancor di più, perché a farlo, è chi per anni non ha mosso un solo dito per rendere Civitanova una città sicura, anzi, ha contribuito al suo degrado. L’indifferenza non ci appartiene. Quella sera anche io ero al Pronto soccorso e ho vissuto in prima persona l’arrivo della ragazza. Subito ho interloquito con le forze dell’ordine e con i medici per capire il suo stato di salute psicofisico».

«Ciò che invece ci appartiene – continua il primo cittadino – è la certezza che quanto accaduto non fa parte del dna della nostra città. Ci appartiene la consapevolezza che Civitanova nel periodo estivo catalizza più di 100 mila persone al giorno, un flusso enorme di turisti che si riversa in città e, come accade in tante altre destinazioni turistiche come la nostra, questo può comportare il verificarsi di fatti a cui nessuno vorrebbe assistere. Ci appartiene la volontà e l’impegno di fare tutto ciò che è di nostra competenza. Abbiamo potenziato il servizio notturno della Polizia locale, rafforzato la collaborazione con le forze dell’ordine e continui sono gli incontri, i tavoli tecnici ed i comitati per l’ordine e la sicurezza in Prefettura. Abbiamo avviato la campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, sono attive quasi 400 telecamere di videosorveglianza, abbiamo istituito, per la prima volta, un tavolo permanente inter-istituzionale volto a prevenire e a contrastare il disagio giovanile con scuole, parrocchie, l’Asp Paolo Ricci, associazioni di promozione sociale e di terzo settore, l’azienda sanitaria e la Caritas diocesana. Ci appartiene la volontà di collaborare in stretta sinergia con i locali orientando ogni sforzo verso il sano divertimento. Civitanova è una città aperta, accogliente, è la città dello stare insieme. Non merita di essere dipinta come violenta nel rispetto della stragrande maggioranza delle persone che in essa ci vivono e ci lavorano».

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