Stefano Violoni, presidente Ance marche
«La nostra stima, ad oggi, è che nelle Marche almeno sette case su dieci saranno da efficientare: una situazione forse peggiore rispetto a quella riscontrata in altre regioni per via di un nostro patrimonio immobiliare piuttosto datato negli anni. Inoltre, va tenuto conto che le Marche sono tra le regioni più longeve e i nostri nonni e padri dovrebbero ristrutturare il proprio immobile quando il patrimonio a loro disposizione dovrebbe servire per garantirsi una sana vecchiaia». È lo scenario ipotizzato da Stefano Violoni, presidente di Ance Marche l’associazione degli imprenditori edili di Confindustria, all’indomani dell’entrata in vigore della direttiva europea sulle case green, che prevede un abbattimento del consumo medio di energia primaria almeno del 16% entro il 2030 e del 20% al 2050 per gli immobili esistenti, ed edifici ad “emissioni zero” per le nuove costruzioni.
«È un treno da agganciare sicuramente – aggiunge il presidente -, ma serviranno strumenti finanziari adeguati e a lungo termine, con poche regole, chiare e ben definite e, soprattutto, senza che intervengano repentini cambiamenti, come quelli a cui abbiamo assistito con il superbonus. Al contrario, c’è il rischio di fermarsi alle buone intenzioni». Per Ance Marche, inoltre, la direttiva europea «dovrebbe integrarsi all’interno di altri due piani, uno nazionale e l’altro regionale». Si tratta, in particolare, del Piano nazionale di ristrutturazione edilizia, a proposito del quale Violoni auspica che «si mettano da parte gli steccati ideologici per ragionare insieme con l’obiettivo di delineare norme semplici, che recepiscano il progetto di Bruxelles. È bene lasciare piena libertà sulle metodologie impiegate per il raggiungimento dei target previsti, senza imporre tipologie di intervento», taglia corto il presidente.
C’è poi l’impatto delle regole europee sulla legge urbanistica regionale, varata alla fine dello scorso anno e sulla quale Ance Marche aveva espresso più di un dubbio: «Va creato un raccordo con la legislazione europea, perché ci sia coerenza assoluta, e come se non bastasse la sua declinazione operativa dovrà anche tenere conto che tanti piccoli comuni avranno difficoltà a gestire la complessità tecnica dell’urbanistica, seppur semplificata, per le carenze di bilancio e di organico, per cui andranno accompagnati».
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