di Gianluca Ginella
«Per me era un prestito non una estorsione, avevo debiti, tante spese» così il carabiniere, 49enne, in servizio a Fermo e residente nel Maceratese, ha ricostruito la vicenda che mercoledì ha portato al suo arresto per estorsione. L’uomo, stando alle indagini, si è fatto consegnare 1.700 euro da una sua parente, dopo aver chiesto duemila euro sia a lei che alla sorella della ragazza, entrambe sui trent’anni e residenti nell’entroterra maceratese. Alle ragazze aveva detto che sul darkweb c’erano delle loro foto in cui erano nude (in realtà, stando sempre alle indagini, erano fotomontaggi realizzati dal militare). Il giudice Claudio Bonifazi del tribunale di Macerata ha convalidato l’arresto e disposto la misura cautelare ai domiciliari. Il militare esce quindi dal carcere di Marino del Tronto dove si trovava dal giorno dell’arresto e da dove ha partecipato, in videocollegamento, all’udienza di convalida di oggi. Presenti, sempre in videocollegamento, anche due pm, Claudio Rastrelli ed Enrico Barbieri, che hanno fatto diverse domande al militare. Sulla questione del prestito è stato sottolineato che lui non ha mai detto alla parente che gli avrebbe restituito i soldi.
Il pm Claudio Rastrelli
Oggi in udienza ha detto «la mia idea era quella, un prestito. Tant’è che quando mi ha dato i soldi le ho detto che erano troppi e ne volevo di meno perché sapevo che poi avrei dovuto restituirli». Questa la sua versione sulla presunta richiesta estorsiva. Sul motivo, ha spiegato che il problema erano le spese che aveva, dal mutuo, ad un altro prestito che aveva, poi le bollette.
I soldi avrebbe cercato di ottenerli dalle due parenti mentre ha negato di aver chiesto soldi ad altre persone (sarebbero stati trovati anche fotomontaggi di altre donne). Richieste che, sostengono gli inquirenti, ha fatto contattando separatamente le ragazze. A una di loro ha mandato queste foto e lei si è accorta subito che erano un fotomontaggio. Inoltre sapeva di non aver mai mandato foto sue nuda a nessuno, né di averne mai pubblicate sul web.
Anna Moffa, dirige la Squadra Mobile
La richiesta era stata fatta anche all’altra sorella, qualche giorno dopo, che a distanza di poche ore aveva raccontato l’accaduto ai genitori. In quel momento l’altra ragazza era scoppiata a piangere dicendo che aveva chiesto soldi pure a lei. Le ragazze si erano rivolte agli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, che avevano contattato la polizia immediatamente. Questo la scorsa settimana. La Squadra mobile mercoledì ha organizzato un incontro per la consegna del denaro con una delle ragazze (quella che aveva subito detto tutto ai genitori). Si erano incontrati a casa di lei e dopo aver preso i soldi il carabiniere aveva trovato ad attenderlo gli agenti della Squadra mobile di Macerata, diretta dal commissario capo Anna Moffa, che lo hanno arrestato. Il giudice al termine dell’udienza ha ritenuto sussistere il reato di estorsione e ha convalidato l’arresto ritenendo sufficiente la misura cautelare agli arresti domiciliari per il militare, assistito dall’avvocato Simone Mancini.
Gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli
«Il fatto che il giudice abbia deciso per gli arresti domiciliari crediamo dimostri la gravità di quanto è accaduto e la bontà del lavoro svolto da procura e Squadra mobile – dicono gli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli che assistono le due sorelle -. Le ragazze si sono rivolte a noi subito dopo che una di loro ha parlato alla famiglia delle richieste fatte dall’arrestato e la sorella a quel punto ha detto che qualche giorno prima l’aveva fatto anche con lei. Ci siamo immediatamente rivolti alla Squadra mobile. Il nostro obiettivo è tutelare appieno le nostre assistite e far loro ottenere ristoro di ogni danno subito. Un prestito? Le parole prestami dei soldi che te li restituisco non le ha mai dette, al contrario ha strutturato la richiesta dicendo: anticipo io i soldi per rimuovere le foto e poi me le ridai. C’è da capire se ci siano state altre vittime».
*A tutela delle vittime il nome dell’arrestato non viene indicato
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