di Federica Nardi
Il piano di riqualificazione Ubi, che sarà operativo dal 30 novembre, prevede chiusure e ridimensionamenti (chiamati “riqualificazioni”) anche in provincia. In particolare nella bozza che circola in questi giorni e che ha già scatenato le ire della Regione per bocca dell’assessore Moreno Pieroni, sarebbero previste le chiusure di due sportelli: il minisportello di Santa Croce a Macerata e quello di Belforte, che fa riferimento a Caldarola. Anche se il taglio di Belforte potrebbe essere ripensato dato che a causa del sisma, chiudendo la struttura, verrebbero a mancare anche gli spazi necessari per l’archiviazione dei documenti (dato che lo sportello di Caldarola si trova in un container). Passerebbero a minisportelli invece le sedi di Montelupone, Montefano e una di quelle di Recanati, che diventerebbero “succursali” di altri sportelli vicini più grandi a cui farebbero riferimento per diversi servizi. Al momento non sarebbero previste invece ulteriori chiusure o ridimensionamenti ai servizi dell’entroterra. Fuori provincia sarebbero a rischio chiusura una filiale di Castelfidardo, una di Osimo e alcune anche ad Ancona. Nel Fermano si parla di “riqualificazioni”, cioè ridimensionamenti a microfiliali, per diversi sportelli.
Non sono ipotetiche invece le esternalizzazioni già decise da Ubi per la macroarea Marche-Abruzzo, per cui i sindacati hanno già ricevuto comunicazione formale. Coinvolti anche alcuni lavoratori dell’Ufficio spedizioni che prima di essere trasferiti a Jesi lavoravano nella sede di Piediripa a Macerata. I sindacati Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e Unisin specificano che si tratta di «trasferimento dei rami d’azienda di Ubi sistemi e servizi s.c.p.a. (Ubiss), relativi alle attività di: Cassa Centrale, Assegni, Bonifici, Corporate banking interbancario, Tributi e Previdenza, Trasferimento servizi di pagamento, Carte, Attivazione e cancellazione ipoteche; Archivio Casellario e Spedizioni. Le operazioni coinvolgono le piazze di Bari, Bergamo, Brescia, Chieti, Cuneo, Jesi, Milano e Pesaro. A pochi giorni dalla notizia di un nuovo, rilevante piano di chiusura sportelli, esprimiamo estrema contrarietà verso questa ennesima decisione assunta in maniera del tutto unilaterale, che a nostro giudizio non è coerente con l’impegno assunto con precedenti intese dalle Parti volto a “consentire che la gestione dei processi di riduzione di organico previsti dal Piano avvenga mediante soluzioni interne al Gruppo”. Giudichiamo grave la scelta di annunciare questo progetto anticipatamente e fuori dal nuovo Piano industriale (di cui l’amministratore delegato ha già dato notizia), e come se non bastasse durante il confronto per il rinnovo del Contratto nazionale, la cui Piattaforma rivendicativa pone come centrali i temi della tenuta occupazionale, nonché del contrasto e del “governo” dei processi di esternalizzazione. Su questi temi ci confronteremo con le segreterie nazionali per una valutazione congiunta in vista dell’apertura del confronto». Il delegato nazionale Unisin, Valerio Fabi, aggiunge che «prendiamo atto con preoccupazione della scelta di Ubi che, differentemente dal passato e dalla lettera di intenti formalizzata con la sottoscrizione dell’ultimo piano industriale, al fine di dare esito alle assurde prescrizioni della Bce circa il numero complessivo di dipendenti del Gruppo post incorporazione delle ex Carichieti, Banca Marche e Etruria, decide di percorrere la strada della esternalizzazione di attività e dipendenti anziché coinvolgere il sindacato per individuare possibili percorsi alternativi». Sul tema delle esternalizzazioni la posizione di Ubi è che «l’iniziativa è realizzata nell’ambito delle linee guida del piano industriale 2019-2020 e non comporterà alcun impatto occupazionale. In ogni caso è in corso una procedura di confronto con le organizzazioni sindacali per giungere, in fase di realizzazione dell’iniziativa, a soluzioni condivise e adottate di comune accordo».
Ubi chiude 20 sportelli in regione, Pieroni: «Politica deprecabile»
A Recanati hanno già chiuso l'agenzia alle Grazie. Chiudere a Montefano lascerebbe scoperto un territorio molto vasto, per la gioia della BCC concorrente. A Belforte significa lasciare scoperta una buona parte dell'area ovest del tolentinate. Sì, il "salvataggio" di Banca Marche è stato un capolavoro.
Sarebbe ora di liberalizzare l'apertura di sportelli a qualsiasi istituto come è avvenuto con le attività commerciali
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Quello bancario,fondamentale per un Paese moderno,sotto l’aspetto occupazionale,purtroppo,è un settore destinato molto più di altri a risentire delle innovazioni tecnologiche.Per il mondo del lavoro,cui è legato il destino della stragrande maggioranza degli uomini,si aprono prospettive allarmanti che non possono dipendere dalla sola logica economica di natura privata.E’ questo,oggi,il compito primario della politica,se non vuole rassegnarsi al semplice ruolo di stampella,svuotando del tutto la filosofia della polis come organismo vivo.
Avevo avuto già modo di parlare di Ubi Banca, dicendo che dopo la chiusura delle agenzie di Serrapetrona e Fiuminata, non sarebbe finito tutto lì. E puntualmente è arrivata la conferma. Mi domando la politica che conta, cosa sta facendo? In primis la Regione, la Provincia e il PD, hanno ridotto la provincia di Macerata a un mortorio, sono degli incapaci, oserei dire tutti morti di fame, tornatevene tutti a casa prima del tempo, e meglio per tutti.