di Maurizio Verdenelli
C’è un filo rosso, o meglio giallo (e bianco con le chiavi di San Pietro incrociate e la tiara) che lega Loreto a Camerino nella storia dei viaggi dei pontefici. Un filo lungo 162 anni che si dipana dalla Santa Casa: dal 1857 al 2019. E più dettagliatamente: 11 maggio (1857), lunedì 25 marzo scorso e domenica 16 giugno prossimo venturo. Un filo inoltre che tiene insieme tre papi. Tra questi un santo, un beato ed un terzo, regnante. Ma effettivamente sovrano, l’ultimo dello Stato Pontificio, solo il primo di questi: il senigalliese Pio IX, il beato Giovanni Maria Mastai-Ferretti, liberale ma quasi subito ‘pentito’. Il cui pontificato, dal 1846 al 1878, di 31 anni, 7 mesi e 23 giorni, rimane il più lungo nella storia della Chiesa.
Pio IX, oltre un secolo e mezzo fa, fu l’ultimo a dire ‘messa’ tra le mura annerite del ‘monolocale’ a Loreto che la tradizione dice essere stata la Casa della Sacra Famiglia, prima di papa Francesco, poco prima del mezzogiorno del 25 marzo quando suonarono all’unisono e a festa tutte le campane delle chiese marchigiane -quelle maceratesi, fermane ed ascolane gravemente ridotte nel numero per inagibilità causa terremoto. Che inesorabile ricompare drammaticamente all’inizio e alla fine di questa vicenda che lega insieme a Pio IX e Francesco Karol Wojtyla, san Giovanni Paolo II. Il quale fu presente per due giorni, il 18 e 19 marzo 1991 tra San Severino, Camerino (dove pure pernottò), Fabriano e Matelica, nel nome di San Giuseppe celebrato al teatro Marchetti.
Tuttavia se, in conclusione, Bergoglio ci avrà ‘impiegato’ 83 giorni per… raggiungere da Loreto, Camerino dove è atteso a metà del mese di giugno, Mastai-Ferretti ‘fece le cose’ in giornata percorrendo l’antica strada lauretana che conduceva dal santuario ‘sintesi di tutti i santuari’ fino a Roma – mas non si parlava ancora… di ‘nuova’ Valdichienti. Nella città dei Varano, lasciata Loreto il pontefice senigalliese, con sorella maritata a Macerata, arrivò nel pomeriggio dell’11 maggio 1857. Impartì la benedizione dalla loggia della cattedrale, gesto poi ripetuto nel 1991 da Wojtyla. Poco prima, il santo a San Severino, sotto lo sguardo severo di monsignor Gioia, aveva ‘perdonato’ Vittorio Sgarbi per alcune diatribe da parte del critico poi presente alla messa celebrata dal papa nel duomo camerinese.
Che resta il polo costante delle tre visite papali: sarà dunque pure nell’agenda della visita di Francesco, così come comunicato oggi dall’arcivescovo Massara. Pio IX scese poi a piedi per pregare nella basilica dedicata a San Venanzio, patrono cittadino (in coabitazione con Fabriano) non ancora totalmente ricostruita dopo il terremoto del 1799 e dispose l’elargizione di 15mila scudi. Visitò inoltre i monasteri femminili di Santa Chiara (clarisse) e di Santa Caterina (domenicane). Il giorno seguente ‘disse’ messa in cattedrale e prima di ripartire per la Capitale visitò le monache benedettine di San Salvatore, poi istituto magistrale e da ultimo segreteria studenti. La chiesa di San Venanzio sarà interamente ricostruita 76 anni dopo il passaggio del beato. La data della solenne riapertura è infatti del 1875: un precedente questo che mette un brivido nella schiena di chi volesse mettere in parallelo la gravità della situazione attuale di Camerino, il cui centro storico, in buona parte, è in zona rossa dal 2016. Il papa senigalliese tornò ancora a San Venanzio, ma da morto. Nel febbraio 2001, nei giorni febbrili della ricostruzione post sisma 1997: la salma fu portata in processione ‘notturna’ con permanenza nella splendida basilica.
C’è un altro elemento di suggestivo parallelismo nella visita annunciata di Francesco nella Sae, le casette del post sisma. Il ricordo del cronista non può non riandare a quella indimenticabile giornata del 3 gennaio 1998 quando Giovanni Paolo II entrò nel container a Cesi per un té insieme con i coniugi Maria e Celestino Albani. «Gli feci vedere in lontananza, a Dignano, la villa del professor Giuseppe Giunchi che con una provvidenziale analisi l’aveva salvato dall’infezione che poteva rivelarsi mortale subito dopo il sanguinoso attentato di Alì Agca. Lui mi disse… Il prof. Giunchi …e dai suoi occhi trasparivano commozione e gratitudine» ricorda l’allora sindaco di Serravalle di Chienti, Venanzo Ronchetti.
Legato poi al Pio IX, il ricordo di Mastro Titta a Camerino. Il più celebre dei boia pontifico che aveva iniziato la carriera (conclusa con ben 516 ‘impegni’ portati a termine con professionalità esemplare) nella vicina Foligno ad appena 17 anni, impiccando il 22 marzo 1796 il ‘suo’ primo condannato a morte. «Mastro Titta a Camerino insieme con il papa? Una balla colossale» dice Giuseppe De Rosa, avvocato, storico (a Camerino ha dedicato un bel libro sulle vie) e direttore de ‘Orizzonti della Marca’. Nella città varanesca, Mastro Titta venne in ogni caso due volte: la prima nel 1801, la seconda nel 1838. La prima ‘visita’ vide quattro esecuzioni capitali per l’omicidio di una principessa spagnola di passaggio a Camerino. La seconda “venne destinata” a tale Dionisio Prudenzi decapitato a Camerino, il 27 ottobre 1838 per uxoricidio in persona della moglie. Anche un caso di femminicidio ante litteram, dunque, in questa vicenda di corsi e ricorsi storici senza fine.
Papa Francesco tra i terremotati, sarà a Camerino il 16 giugno
Va a parlare di solidarietà? Ne fanno a meno, hanno bisogno di cose concrete
A Camerino parlerà di immigrati non perderà l'occasione.
Dirà a loro di aprire le porte ai clandestini
Ora attendiamo il Dalai Lama
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…egregio signor Cepostà, mi perdoni, ma quali porte, quelle che non hanno più oppure quelle con le muffe ed i funghi..porcini!!?? Cordialmente. gv
Altro che tè per Papa Francesco. Arrivato già il Gourmet mandato dai costruttori delle Sae che ancora si contendono la novità gastronomica ricavata dall’innesto di fungo appartenente alla famiglia Adamantis Raccrappiciantus con un Boletus Porchino da cui uno stupendo fiore è spuntato dalla terra, il Mostrum Violacen Chefaschifen Purelipuorche e che sarà usato per un bel piatto di spaghetti ai funghi senza impiattamento con mestolo che non se po proprio guarda e comunque ben lontano dal nostro modo di servire che guarda più alla concretezza che alle costruzioni piramidali che vorrebbero di ogni piatto chissà quale formidabile opera culinaria da destinare più ad un album fotografico per imbecilli che non sanno più nemmeno fare il piatto servendosi direttamente dal vassoio ma usano il mestolo e guarnendo con ….( saprei io come li guarnirei questi cuochi spettacolo e con quale serie di parolacce troppo pesanti per essere riportate). Fanno un comunissimo piatto di spaghetti alle vongole usando come tutti vongole aglio ecc. proprio come fanno tutti però il loro, ..toh prova questo e dimmi che ne pensi? e te lo direi si quello che penso!! Per fortuna Papa Francesco che guarda più al contenuto che alla forma, sarà ben felice di assaggiare questi dicevano ottimi spaghetti, eh si dicevano perché ad oggi non esiste un commento completo sulla qualità della specialità perché pare che ci sia sempre un qualcosa che ne interrompa il cantico prima che l’assaggio giunga al termine ed è per questo che rimangono completamente segreti anche quali squisiti piaceri accarezzerebbero il palato continuando a deliziarsi dopo il primo approccio con l’impiattato. Per chi vuole prenotarsi, telefonare ai costruttori e trovare quello che si prenderà per primo in qualche tribunale, il merito della scoperta del nuovo fungo chiamato anche Violacium Prestorum Concimiterium Inloculom.
Ha rialzato la testa. Vorrei fare un fuori programma riguardo al Santo Padre, ricordo molto bene quando ci fu la visita del presidente Trump in Italia ed al Vaticano, be’ in quel frangente non ho mai visto un papa così sottomesso, frustrato o come si può dire “bastonato” nei confronti di un presidente di stato estero, come se avesse avuto terrore e timore di Trump. Già immaginava i problemi futuri che ci sarebbero stati da li a poco nel mondo. Chiesa in netto declino.