Matteo Parrini al convegno sulle streghe
di Monia Orazi
Streghe ed eretici, la storia del Medioevo che si intreccia con eventi di magia e l’irremovibile repressione dell’Inquisizione, il tribunale ecclesiastico che per diversi secoli ha dato la caccia a donne accusate di stregoneria e persone ritenute di deviare dalla retta via della fede, per approdare a dottrine non riconosciute ufficialmente, porta dritto ad Esanatoglia. E’ rivissuta nelle parole di Matteo Parrini, appassionato cultore di storia locale, la vicenda della strega di Santa Anatolia, accompagnata da alcuni episodi che conducono sino all’era moderna, svelati nel corso dell’incontro “Storia della strega di Santa Anatolia e di altre vissute in epoca medievale”, che si è tenuto nella biblioteca Dialti di Esanatoglia, organizzato dalla locale associazione culturale D. Dialti. Il racconto di Matteo Parrini ha rievocato la vicenda accaduta nel giugno del 1211, a Collamato, territorio a cavallo tra Esanatoglia ed Attiggio di Fabriano, in cui una donna del posto, detta appunto la strega di Santa Anatolia, fu bruciata al rogo, accusata di essere una maga, una fattucchiera ed una donna di malaffare. Il marchese della Marca Anconitana, Azzo I D’Este, permise di assolvere il popolo di Collamato dalle accuse.
Le parole dialettali strolliga, strollacca, rimandano al senso della strega, che ha richiami ad esempio nel toponimo Jana, la suggestiva gola del territorio di Matelica, non lontana dall’abbazia di Roti, dove nell’agosto 2018 Jovanotti ha tenuto il suo oceanico concerto per RisorgiMarche. La dea venerata da donne esperte nelle arti magiche era Diana, detta anche Ecate, chiamata anche Mara, Jana e Tanit. Leggende delle streghe portano dritte anche al lago di Pilato, ritenuto il “lago delle streghe” ed all’antro della Sibilla, la profetessa che dà il nome alla montagna omonima, sulla catena dei Sibillini. Il racconto di Parrini si è poi spostato a San Cristoforo di Fabriano, dove è esistita sino ad anni recenti una casa rurale con immagini della dea Ecate, con rimandi di alcuni casi di stregoneria ad Apiro, e persino a San Severino, dove nel Quattrocento San Giacomo della Marca, da inquisitore scoprì una truffatrice dell’epoca, che faceva predizioni in cambio di moneta sonante. Anche a Castel Santa Maria di Castelraimondo le cronache dell’epoca rilevano un caso incerto di stregoneria, con un uomo protagonista. Si sa solo che il suo cognome era Francesconi ed alla sua morte, all’inizio del Novecento, il parroco del luogo bruciò i suoi libri, tra cui sarebbe stato trovato un manuale di stregoneria. Una bella scoperta, sempre nel racconto di Matteo Parrini, è avvenuta nel 1951 a Matelica, dove durante scavi archeologici, è stata rinvenuta una pietra con simboli che fanno pensare a riti esoterici, in un’abitazione non lontana da piazza Mattei, definita dal popolo “casa della strollica”. Nell’ultima parte della conferenza, Matteo Parrini ha citato un insigne studioso del Cinquecento, che si occupava di stregoneria, era Mambrino Roseo da Fabriano, traduttore dei più grandi poemi cavallereschi spagnoli dell’epoca, citato anche da Cervantes nel Don Chisciotte, che indossa il “cappello di Mambrino”, niente altro che una pentola, che lo avrebbe reso invincibile perchè stregato. Le Marche sono una regione in cui le persecuzioni religiose vennero praticate sino ad Ottocento inoltrato, la Santa Inquisizione rimase operativa almeno sino al 1860, quando la regione divenne parte del Regno D’Italia.
Le streghe stanno a Civitanova Alta... Purtroppo l'ho saputo dopo averci preso due mogli...
Qualcuna è sicuramente rimasta in vita!
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Se il parroco di Corridonia don Fabio dovesse venire in casa mia mi manderebbe al rogo insieme ai miei libri. Però, quando ci fu l’affare di Pamela io ipotizzai che fosse stata uccisa in un rituale. Avevo letto della magia nigeriana, che giunse nelle Americhe insieme agli schiavi africani e qui rielaborata in nuovi riti, tra i quali la Macumba e la Quimbanda. Bene, anche a Macerata certi riti si praticavano pure intorno al 1950… Proprio oggi ho letto sul quotidiano “La Verità” una paginata di questi argomenti. La Mafia nigeriana utilizzerebbe bambini e donne che arrivano con i barconi per la prostituzione, per il commercio di organi e per riti demoniaci. Sistemi molto remunerativi e tragici, con resti di corpi di africane, con parti mancanti, rinchiusi in sacchi e abbandonati lungo le autostrade… Non ricordano la vicenda di Pamela, fatta a pezzi e abbandonata lungo una strada? L’autopsia ha svelato cose di cui non sappiamo? Cosa voleva dire Meluzzi con certe sue affermazioni circa l’occultismo della vicenda di Pamela? I sostenitori dell’immigrazione a gogò si pongono questi problemi? Forse no. In quanto certe cose interessano sia chi ha bisogno di organi per salvarsi la pelle, sia perché i bambini e i neonati delle donne che arrivano incinte potrebbero ritrovarsi poi sacrificati sugli altari di divinità spietate e immonde. E’ ciò che ho sempre pensato. Adesso “La Verità” ha scoperchiato parte della pentola occulta delle immigrazioni africane.
Sulla stregoneria e la magia,in particolare sulla Sibilla,ha scritto un libro molto interessante Joyce Lussu,del quale mi è capitato di leggere alcune parti.
Veramente nel Chisciotte l’elmo di Mambrino è un bacile da barbiere non una casseruola e Cervantes (come pure Don Chisciotte) leggeva le chansons de geste medioevali in cui Mambrino era un re moresco… difficile pensare che leggesse le cronache di Fabriano…