Lunedì 17 dicembre alle 21 al teatro Don Bosco di Macerata va in scena il nuovo progetto di Marco Di Stefano e Tanya Khabarova, creato per il Teatro della Comunità, che tenacemente portano avanti da 16 edizioni nella Città di Macerata. L’evento, ad ingresso libero, è patrocinato dal Comune Di Macerata, Arci, Anmic e Mensa Caritas. La dedica di quest’anno è ad Alda Merini, grande poetessa italiana che molto ha sofferto, spesso con un meraviglioso sorriso sul suo volto. Il Teatro della Comunità, in fase di completamento, ha vissuto magnifiche serate nella sala Arci (che si ringrazia per l’ospitalità ed il sostegno) in via Verdi 10 a Macerata, all’insegna dell’inclusione sociale, dell’integrazione, del rispetto e del valore delle differenze.
«Un progetto rivoluzionario che ha riscosso successo in 98 diverse realizzazioni in 18 paesi del mondo. Unico nel suo genere per modalità e approccio, il teatro della comunità è più che mai, visti i tempi che corrono, uno strumento di aggregazione, di democrazia partecipata e non imposta … un agorà, una polis dove ogni persona viene rispettata, ascoltata ed amata per quello che è – si legge in una nota – Marco Di Stefano, attore e regista internazionale di teatro e di cinema, già fondatore del festival di Amandola, e Tanya Khabarova, danzatrice e coreografa pluripremiata con i suoi Derevo, accompagnano i partecipanti attraverso il mondo della creazione che li vede autori ed interpreti di una pièce dal titolo “380 Euro … la dignità non ha un prezzo”. Tutto nasce da un episodio vero, realmente accaduto ad uno dei partecipanti. Da lì nasce la storia. Questa esperienza, che Macerata torna a vivere ogni anno, testimonia un’attenzione forte per la cultura e le relazioni umane di questa meravigliosa città. Ci auguriamo che il progetto abbia sempre più risonanza e che riesca ad articolarsi con un budget moderatamente consistente per portare avanti con entusiasmo questa fantastica iniziativa che ormai è tradizione. Grazie di cuore a tutti i partecipanti di questo prototipo di città ideale e a tutti coloro che lo hanno reso possibile, come la famiglia Carducci /Forti per l’ospitalità».
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