Le clarisse del monastero della beata Mattia di Matelica lanciano una raccolta fondi per coinvolgere la comunità cittadina e i molti fedeli legati alla Beata per riaprire la chiesa – tuttora inagibile a seguito del terremoto del 2016 – dov’è custodita l’urna con il corpo della Beata. Un appello che arriva ad un anno dalle celebrazioni del settimo centenario della sua morte, a cui le sorelle clarisse e i fedeli tutti si stanno preparando. Il Comune aveva preso in carico i lavori, pensando fossero necessari circa 150mila euro. Ma in realtà ne servono 400mila e i lavori ancora non sono partiti. Ecco l’appello delle clarisse.
«Con queste righe vi chiediamo di partecipare ad una grande via di speranza appena tracciata davanti a noi, che permetterà alla città di Matelica, a tutti coloro che si sentono profondamente legati alla beata Mattia, di vedere riaperta la sua chiesa, rimasta chiusa da più di due anni: il sisma dell’ottobre 2016, che ha ferito tanta parte del nostro territorio, ne aveva danneggiato la struttura, dichiarata inagibile nel 2017. In questi anni siamo state costantemente sollecitate da parte della gente, dai fedeli che vengono a far visita alla Beata, dai pellegrini che si muovono in gruppo da altre parti d’Italia e anche dall’estero (di recente un gruppo dai Paesi Bassi che annualmente passa da noi e sosta per una preghiera a lei) a fare qualcosa per riaprire la chiesa, sentita come luogo di grazia e di speranza, un santuario dove aprire il cuore e deporre pene, malattie e fatiche, che oggi davvero non mancano nel nostro mondo, tra le famiglie, i giovani, le persone anziane e disagiate, spesso ferite da solitudine e isolamento. Ci prepariamo anche a celebrare il settimo centenario della morte della beata Mattia (1319-2019): sarà un tempo di grazia, che attirerà ancora fedeli e pellegrini. Riaprire la chiesa in tempi brevi diventa ancora più necessario perché, insieme con la città di Matelica, siamo pronti a viverlo con lo spirito di accoglienza e di ospitalità caratteristici della nostra tradizione. Per questo abbiamo pensato di riaprire la nostra chiesa-santuario attraverso un progetto in cui ciascuno di voi ha un posto particolare. Siamo consapevoli infatti che la chiesa e il bene preziosissimo della Beata Mattia, presente attraverso l’Urna che ne custodisce il Corpo, appartengono a tutta la collettività, a ciascuno di voi prima ancora che a noi. Se noi ne siamo da secoli le custodi, sappiamo di esserlo per voi. Per questo veniamo a tendere la mano con l’apertura di una sottoscrizione pubblica, attraverso la quale ogni matelicese e ogni devoto della nostra Beata potrà contribuire, secondo le proprie possibilità, a far “risorgere” questa casa di preghiera. Siamo infatti fortemente persuase che il bene comune della chiesa della Beata possa essere restituito all’affetto e alla devozione dei fedeli con la collaborazione di tutte le forze positive della città, come impegno davvero corale di chi nel cuore sente di dover dire il suo “grazie” a Dio per la presenza di questa figlia della nostra terra, compatrona della nostra città, per i benefici personali e familiari ricevuti per sua intercessione, e perché la luce della Beata Mattia continua a irradiare senza sosta benedizioni e conforto proprio a partire dalla nostra città di Matelica. Sin da ora vi assicuriamo che qualsiasi donazione sarà importantissima e assolutamente preziosa per raggiungere insieme la cifra necessaria alla riapertura della chiesa in modo decoroso, realizzando anche l’abbattimento di alcune barriere architettoniche che facilitino gli anziani, i malati e i portatori di handicap in carrozzella a raggiungere più agilmente la chiesa. Grazie a chi vorrà contribuire alla riapertura della nostra “casa comune”».
Perchè non ci pensa il Vaticano ?
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Per Ludovisi. Il Vaticano, se è per questo, non paga neanche l’acqua fornitagli dall’ACEA. E questo lo fa a norma di un articolo dei Patti Lateranensi, peraltro non chiarissimo. Insomma il Vaticano non è tenuto ad intervenire in forza dei Patti detti (e non perché, ad esempio, commette abusi).