L’arrivo di Alberto Cambio dopo la frazione in bici
Alberto Cambio al chilometro 200
di Marco Ribechi
Ferite, dolore, stanchezza smisurata eppure la tenacia di andare avanti fino alla fine, perseguendo l’obiettivo. E’ la dura legge dell’ironman che riesce a raccogliere le forze fin nelle parti più nascoste di se stesso. C’è soprattutto molta psicologia nell’impresa che Alberto Cambio, 50enne di San Severino, è riuscito a portare a termine, il deca Ironman continuativo, la maratona sportiva più dura al mondo che ha concluso con un settimo posto (su 16) (leggi l’articolo). Il 31 agosto in Svizzera è stato premiato per il risultato ottenuto. Una gara massacrante proprio per il suo aspetto “continuativo”. «Significa che si affrontano le discipline una alla volta. Si inizia con circa 18 ore di nuoto – spiega l’atleta della Olimpia Triathlon Camerino – poi 4 giorni e mezzo di bici e infine altrettanti di corsa. Fare una disciplina alla volta è estremamente faticoso sia per il corpo, sottoposto ad usura, che per la mente. Il circuito svizzero è il più duro di tutta la coppa del mondo e per me averlo portato a termine rappresenta un sogno che si realizza. Quando ho iniziato, circa 10 anni fa mi chiedevo come fosse possibile arrivare in fondo, oggi lo so».
Frazione di nuoto all’imbrunire
L’emozione dell’arrivo è unica: «Questo è lo sport più bello del mondo – dice Cambio ancora emozionato – torno a casa molto più ricco. All’arrivo l’ultimo giro si fa al contrario, per abbracciare tutti gli sfidanti, l’ho fatto piangendo come un bambino. Inoltre gli altri atleti mi hanno messo a disposizione i loro medici e fisoterapisti, c’è molta collaborazione. Dopo la gara non riuscivo a dormire tanta era l’adrenalina». Più di una volta durante il percorso è arrivata l’idea di non riuscire a farcela. «Ho ingannato la mia mente – spiega Cambio – continuavo con la certezza di potercela fare anche se il dolore era massacrante. A spingermi è stata anche la mia città, San Severino, e il ricordo del terremoto. Voglio dire ai miei concittadini e a tutti i terremotati che con la tenacia si supera qualsiasi difficoltà».
Alberto Cambio durante la premiazione con maglia degli sponsor che l’hanno sostenuto: Soverchia Srl, Nutrixam, Seredil, Lavorcarni e GLO
Cambio, di professione geometra, ha dovuto sostenere 10 mesi di allenamento proprio nel periodo di massimo lavoro: «Con il terremoto sono stato impegnatissimo e non è stato facile trovare il tempo per allenarmi visto che lavoro 8/10 ore al giorno – continua l’atleta – La cosa più dura non è la gara ma la preparazione. Si sottopone a un duro stress anche le persone che ci sono vicine e per questo devo ringraziare mia moglie Milena e mio figlio Giacomo che non mi hanno mai abbandonato. Nonostante l’allenamento occupi così tanto tempo della nostra vita la famiglia viene prima di tutto e subito dopo il lavoro. L’azienda per cui lavoro part time, Soverchia Marmi, mi ha appoggiato concedendomi anche qualche giorno in più di riposo».
Alla premiazione (in giallo il campione mondiale estone di triplo ironman Rat Ratasep)
In gara la parte più dura è stata quella del nuoto. «Mi sono presentato con un dolore alla spalla che al 20esimo chilometro mi ha letteralmente tormentato – spiega Cambio – Tanto che ho dovuto nuotare con un solo braccio, sovraccaricando così anche quello buono. Il primo giorno in bici non riuscivo a stendermi sulle protesi per il dolore che provavo. Ho dovuto fare uno stop forzato di 6 ore per prendere gli antidolorifici, non riuscivo neanche a stare fermo. Inoltre abbiamo avuto due giorni di pioggia estrema, pedalavamo con la luce frontale sotto l’acquazzone, di notte con la paura di cadere. Al freddo, con il peso dei vestiti che dovevamo cambiare ogni 3 o 4 ore perche diventavano zuppi. La sensazione provata è indescrivibile e non è possibile capirla. Dopo c’è stata la corsa, massacrante soprattutto per l’usura del corpo. Avevo un problema alla tibia che ha ceduto dopo 300 chilometri. Oltre a questo le dita e le unghie sono disintegrate, e ho un dolore al tendine di Achille».
Con Fabio Flauti, atleta dell’Olimpia triathlon Camerino, che ha completato il quintuplo continuato
Sostenere la mente in gara è l’aspetto determinante. «Si dorme pochissimo, dopo 5 giorni la testa inizia a sfarfallare – prosegue Cambio – invece bisogna restare lucidi. Io mi aiutavo ascoltando la musica e leggendo i messaggi degli amici durante le brevi pause. Inoltre ci si sostiene tra avversari, ci si racconta la propria vita, è molto bello. Ci ha aiutato anche il paesaggio durante la corsa e la bicicletta, eravamo in riva al Reno e di notte si vedeva il castello del Liechtenstein illuminato. Serve a svuotare la testa». Fondamentale la parte del nutrimento. «In questo ringrazio i miei assistenti Gianfrancesco Pilato e Olmo Baldoni e il compagno Gaetano Di Flumeri – continua l’ironman – sono stati eccezionali fornendomi tutto quello di cui avevo bisogno, lavandomi e cucinando i miei pasti». Non barrette energetiche ma veri e propri pasti: pasta, pane, riso, carne, formaggi, birra, thè. Poche fibre perchè assorbono i liquidi. «Oltre a questo mi son nutrito di sali minerali e aminoacidi forniti dalla Nutrixam, uno sponsor tecnico di cui sono anche testimonial». Nonostante l’età Cambio non vuole fermarsi: «I primi sono stati tutti ultracinquantenni – conclude lo sportivo – Serve lucidità non solo forza per questo è una gara adatta a tutti. Io ho inziato dopo i 40 anni. Ora mi prenderò una pausa ma voglio continuare con le maratone estreme perchè sono come una scuola di vita, un lavoro di psicanalisi che permette di migliorarsi sempre più».
I partecipanti alla presentazione
L’arrivo
Frazione di nuoto al mattino, 35esimo chilometro circa
La premiazione
Gianfrancesco Pilato (dietro) e il compagno di squadra Gaetano Di Flumeri che ha seguito Alberto Cambio per tutti gli undici giorni di gara
Alberto Cambio con Gianfrancesco Pilato, supporter (accompagnatore) della prima settimana durante la ricognizione in piscina
Grande
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