Un Lapras sul palco dello Sferisterio, nello spot realizzato da Alia Simoncini
Uno Zubat nella galleria Bartoccini di Camerino
di Leonardo Giorgi
Orde di ragazzi che percorrono chilometri a piedi con il telefono in mano, monumenti che diventano luoghi di incontro tra allenatori per raccogliere punti esperienza e strumenti, viaggi in auto fino a notte fonda per cercare le strade e i parchi più prolifici di mostriciattoli. Scene che fanno parte della quotidianità di tutto il mondo da poco più di una settimana, da quando Nintendo, in collaborazione con Niantic e Google, ha pubblicato l’applicazione per smartphone più scaricata del momento: Pokémon Go. Le 151 creature che dalla metà degli anni ’90 erano riuscite a invadere i Game Boy e le televisioni del globo sono tornate in un videogioco pensato totalmente per cellulari di ultima generazione. Niente più maratone davanti gli schermi delle console portatili degli sviluppatori di Super Mario, ma vere e proprie “maratone” nel mondo reale: camminando per le strade del territorio, grazie al sensore gps, è possibile imbattersi in creature da collezionare e da allenare per conquistare le palestre di tutto il mondo (leggi la guida completa al videogioco su Cronache Maceratesi Junior).
Il museo di Camerino è un “Pokéstop”. In questi luoghi è possibile raccogliere strumenti importanti ai fini del gioco
Pokémon Go è il fenomeno del momento. A dimostrazione di ciò, oltre ai vertiginosi numeri dei risultati commerciali dell’app (con un guadagno complessivo di più di un miliardo di dollari al giorno e un aumento improvviso del valore delle azioni della Nintendo, segnando un vero e proprio record nel mercato azionario giapponese), anche alcune delle più importanti istituzioni culturali della provincia non sono rimaste indifferenti davanti ai Pikachu e i Charmender virtuali che stanno affollando il pianeta. Come a Camerino, dove piazza Cavour e il museo di San Domenico sono dei “Pokéstop”, punti del territorio dove si accumulano Pokémon e oggetti importanti per il gioco, come sfere Pokèball e uova da far schiudere. «Abbiamo registrato un incremento di visite da parte dei più giovani in questa ultima settimana, così come un aumento delle visualizzazioni della nostra pagina Facebook – ha raccontato la curatrice delle collezioni civiche di Camerino, Barbara Mastrocola –. Questo gioco sta portando ragazzi al museo. So che il mondo della cultura è diviso tra chi si dice sdegnato del fatto che anche i luoghi d’arte siano stati mercificati dal videogioco e chi, invece, è ben contento di questo e ritiene che spetti agli operatori comprendere il fenomeno e trasformarlo in opportunità. Fermi restando il rispetto e l’atteggiamento che sono consoni a certi luoghi, per quanto mi riguarda, appartengo alla seconda categoria. Sono convinta che chi verrà qui magari solo per cercare Pokémon poi ne uscirà ammaliato dalla bellezza che queste stanze custodiscono. La curiosità va stimolata e la difficoltà che vive chi gestisce i luoghi d’arte è spesso quella di saper interessare quella fascia di turisti, ma anche di concittadini e visitatori, che non sempre frequenta i musei». Non un motivo di sdegno quindi, ma un’opportunità da cogliere al volo. Pokémon Go stimola il turismo e, anche se semplice videogioco, può aiutare i più giovani ad avere un motivo in più per visitare e assistere ad eventi che spesso rimangono esclusiva di fasce d’età più alte. É il caso dello Sferisterio che, per pubblicizzare l’anteprima giovani dell’Otello, ha diffuso sui social network un simpatico spot realizzato dalla fotografa e grafica Alia Simoncini dove si vedono diversi esemplari di Pokémon aggirarsi per l’arena. Tra questi, anche un gigantesco Lapras sul palco che, evidentemente, è stato catturato prima dell’inizio dello show.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati