Da sinistra: Renato Biondini, David Miliozzi, Alessandra Orazi, Zelinda Piccioni e Americo Sbriccoli
David Miliozzi e Alessandra Orazi
di Federica Nardi
(foto di Lucrezia Benfatto)
Il testamento biologico arriva in discussione nel Consiglio comunale di Macerata il 13 giugno. Si tratta della cosiddetta “dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari”. Un documento che, anche se non ha valenza legale (in assenza di una legge nazionale che tarda ad arrivare), rappresenta la volontà della persona di essere curata o meno quando non sarà più in grado di esprimere la sua volontà. A presentare l’ordine del giorno il consigliere David Miliozzi della lista civica “Pensare Macerata”, che insieme ad Alessandra Orazi ha parlato del progetto questa mattina all’ospedale del capoluogo. Ben consapevole delle difficoltà a cui la proposta andrà incontro, soprattutto da parte di chi, in Consiglio, affronta il tema sul piano dei valori religiosi. Miliozzi da parte sua è consapevole che si va «incontro a una battaglia che deve essere portata a termine in Consiglio comunale. Macerata merita di avere questo strumento a disposizione». Soprattutto considerando che «non ha costi, perché rientrerebbe nelle normali funzioni degli uffici comunali», dice Miliozzi. Se il Consiglio approverà l’ordine del giorno, alla giunta spetterà poi il regolamento attuativo e la creazione di un modello di testamento biologico (da fare anche con l’aiuto di esperti). Con loro anche Americo Sbriccoli, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Macerata, che sul tema dell’accanimento terapeutico ricorda come «il giuramento dei medici già prevede l’astensione dall’accanimento. Che è diverso dall’eutanasia».
Al centro Zelinda Piccioni
Presente anche la responsabile di Cittadinanzattiva Zelinda Piccioni. Dai dati raccolti dalla sua associazione emerge il profilo di chi, nel Maceratese, ha chiesto in questi anni informazioni su come far valere la propria volontà. «Si tratta di persone dai 40 ai 50 anni – dice Piccioni – tutti con diploma o laurea, che si preparano a un intervento chirurgico importante, consapevoli dei rischi che corrono. Oppure sono persone con più di 65 anni che vivono da sole o ancora coppie anziane senza figli». Nelle Marche sono altri i Comuni che hanno già adottato questo strumento, anche grazie alla campagna di informazione portata avanti dalla cellula anconetana dell’associazione Luca Coscioni. A spiegarlo questa mattina è il segretario regionale Renato Biondini: «la politica si deve occupare di chi soffre più di altri, come chi è attaccato a una macchina o non è più cosciente. È un modo di tutelarsi quando si è ancora in grado di decidere, prima di essere in balìa degli altri. Certo, senza legge le dichiarazioni non sono vincolanti. Ma è un documento scritto, c’è un fiduciario, è depositato in Comune. Ha valenza paralegale».
Americo Sbriccoli
Renato Biondini
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COSA ACCADE DOVE E’ STATO APPROVATO?
Il Testamento Biologico è un documento nel quale una persona capace manifesta la propria volontà circa i trattamenti medici ai quali desidera oppure no essere sottoposta nel caso in cui, a seguito di una malattia o di un trauma, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o dissenso informato.
L’“Illinois Right to Life Committee” (“Comitato per il Diritto alla Vita dell’Illinois”), ha osservato che il testamento biologico può elidere le disposizioni dei pazienti e dei propri cari sulla propria salute e fine-vita. Bill Beckman, direttore esecutivo del Comitato, scrive:
“Sapevamo che la spinta verso il testamento biologico dopo il caso Terri Schiavo sarebbe stata pericolosa per le persone che avrebbero abboccato. Recentemente alcuni casi che stanno venendo alla luce confermano i nostri timori circa i pericoli di tali documenti. Un testamento biologico non ha nulla a che fare con la vita, ma ha tutto a che fare con la morte…
Un caso avvenuto in Florida può dimostrare il serio rischio che il testamento biologico e la teoria delle cure inutili hanno sui pazienti. Alla fine del 2004, Hanford Pinette è stato ricoverato con urgenza in un ospedale di Orlando, in Florida, a causa di un’insufficienza cardiaca congestizia. Ed è stato posto sotto ventilazione meccanica e dialisi. I medici hanno comunicato alla moglie Alice che la sua condizione era ‘senza prospettive di miglioramento’. Quindi le hanno detto che avevano intenzione di ‘attenersi al suo testamento biologico’ con la rimozione dei dispositivi di ventilazione e dialisi. La signora Pinette si è opposta perché il marito era vigile e lucido, non vi era alcuna prognosi che stabilisse che la sua morte fosse imminente, parlava (sporadicamente, ma era in grado di farlo) e rispondeva ai comandi e al contatto fisico. Stava lottando per vivere. Secondo la signora Pinette, Hanford Pinette non aveva chiaramente intenzione di morire. L’ospedale si è allora rivolto al tribunale per ottenere l’autorizzazione a rimuovere i dispositivi di ventilazione e dialisi, scavalcando le obiezioni del delegato (sua moglie Alice) incaricato dall’uomo ad ‘attuare il suo testamento biologico’. Vinsero, e quei trattamenti medici indispensabili gli furono tolti. Dopo due ore di lotta per l’aria, Hanford Pinette – un uomo non malato terminale, cosciente e vigile – si è arreso ed è stato dichiarato morto. L’applicazione a favore della morte del suo testamento biologico, da parte dell’ospedale, ha prevaricato persino la disposizione chiaramente indicata secondo cui sarebbe stata la moglie a prendere le decisioni mediche nei suoi riguardi”.
L’“Illinois Right to Life Committee” esorta quindi le persone a non sottoscrivere alcun testamento biologico e, per una maggior sicurezza, visti i rischi che si corrono anche in sua mancanza, a proteggersi con la sottoscrizione del “Patient Self-Protection Document” (“Documento di Autodifesa del paziente”) che hanno predisposto.
Se dagli USA ci spostiamo in Europa, nei Paesi che hanno introdotto il testamento biologico, vediamo che i pazienti non se la passano meglio. Invece di autodeterminare il fine-vita, anche nel Vecchio Continente il biotestamento espone ad abusi e al rischio di una condanna a morte anticipata.
Qualcuno avverta Monsignore che siamo nel 2016 e non nel 1316…