di Alessandro Trevisani
Dopo l’antenna di viale Gramsci, e il magazzino col tetto in amianto che la affianca, un’altra emergenza ambientale scuote Porto Recanati. E si parla ancora di amianto, perché stamattina un camioncino-piattaforma, dotato di cestello per i prelievi, è entrato nell’area della ex fabbrica Montecatini, per un controllo delle coperture. Il responso che emerge dalle analisi dei campioni conferma un dato che era noto a molti: il tetto di cemento armato è coperto con una miscela di materiali che include fibre di amianto, e date alcune spaccature che nel tempo lo hanno danneggiato, per evitare rischi ingenti alla salute andrebbe bonificato, come conferma Eliano Marangoni, responsabile per il Rischio Amianto del Comune di Porto Recanati, inviato sul posto dal responsabile dell’Ufficio Tecnico Daniele Re.
“Non c’è il rischio di inalare fibre dal naso – specifica innanzitutto Marangoni – quindi nessun pericolo per chi fa passeggiate o footing lì intorno. Anche perché ci sono strutture messe ben peggio, come il bocciodromo e il Kursaal, che comunque non comportano rischi di quel tipo”.
Ma il Comune che intenzioni ha? E perché si interessa della struttura? “Stiamo programmando un intervento di bonifica che in teoria dovrebbe includere l’abbattimento del tetto – dice Marangoni – perché da qualche tempo il Comune è proprietario del capannone. In ogni caso la struttura va smantellata entro fine anno, perché lo stato di conservazione è molto fatiscente, e uno scorporo delle travi dall’amianto sarebbe cosa complicata e costosissima: l’abbattimento per me resta la soluzione migliore”.
Interviene il vicesindaco Lorenzo Riccetti: “La convenzione con la costruttrice del complesso Zeus (quello che include il ristorante Kiro Kiro e l’adiacente hotel Life, a nemmeno 200 metri dal capannone, ndr) prevedeva che entro una certa data la Montecatini sarebbe entrata nel patrimonio immobiliare del Comune”. Un “dono”, come lo definisce Riccetti, che oggi come oggi appare non proprio desiderabile, e sul quale pesa una grana in più: la Soprintendenza, che nemmeno 15 anni fa ha stabilito che il capannone Nervi, dal nome dell’architetto Pierluigi Nervi (1891-1979) cui si attribuisce la struttura, ha valore storico- architettonico. Per la Montecatini – che fino agli anni 60, fungeva da magazzino, ed era chiuso nei lati corti – si è parlato più volte di recupero, fino alla proposta della Donati Spa, che a Scossicci vorrebbe edificare un porto-darsena, riqualificando e convertendo in servizi e negozi il capannone, d’intesa con la Soprintendenza.
Il sindaco Sabrina Montali segue la questione e commenta così: “Stiamo facendo le verifiche prescritte per legge. Come al solito, pare che i problemi nascano tutti ora che è salita al governo la nuova amministrazione. Tra l’altro su questa vicenda si aggiungono ogni giorno carte su carte, alcune delle quali risalgono all’epoca di Costantino Rozzi (che fu il primo, nell’ultimo quarto di secolo, a costruire nell’area, iniziando a edificare il Paradiso Azzurro, ndr). Noi andiamo avanti per la nostra strada e quanto prima convocheremo una conferenza dei servizi”. Ma la Soprintendenza che ne pensa di un’ipotesi abbattimento? non lo sappiamo: gli interni del MiBac, ad Ancona, squillano a vuoto. Del resto i riscontri sono appena incominciati, e la prima volta che la questione è finita sul tavolo di Sabrina Montali risale al 23 dicembre scorso, durante un incontro sulla sicurezza dei dipendenti comunali, in cui è stato relazionato il rischio-amianto per tutti gli edifici comunali.
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