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La Cassazione ribalta la sentenza:
assolti l’ex rettore Sani
e il dirigente Garbuglia

MACERATA - Erano accusati di abuso di ufficio per via di un concorso del 2008 riservato al solo personale interno. Dopo la condanna in appello, i giudici del terzo grado di giudizio li hanno completamente scagionati

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Da sinistra: l'ex rettore Roberto Sani, l'avvocato Stefania Cinzia Maroni, l'ex direttore amministrativo Rolando Garbuglia e il legale Vando Scheggia

Da sinistra: l’ex rettore Roberto Sani, l’avvocato Stefania Cinzia Maroni, l’ex direttore amministrativo Rolando Garbuglia e il legale Vando Scheggia

Roberto_Sani_Rolando_Garbuglia

di Gianluca Ginella

Abuso di ufficio in ateneo, la Cassazione annulla la sentenza della corte d’appello: assolti definitivamente l’ex rettore di Unimc Roberto Sani e l’ex direttore amministrativo Rolando Garbuglia. “Non commento la sentenza, non l’ho mai fatto, ma come avevo detto fin dall’inizio: il tempo è galantuomo” dice Sani.

Dopo l’assoluzione in primo grado al tribunale di Macerata, e la condanna in Appello, si chiude con una assoluzione la vicenda che aveva messo nei guai l’ex rettore Sani e l’ex direttore amministrativo di Unimc Garbuglia, per via di un concorso, che risale al 2008, per un posto da dirigente in ateneo. Concorso che era stato rivolto al solo personale interno e che era per titoli oltre che per esami. E qui si incentravano le accuse: per la procura il concorso doveva essere aperto anche a personale esterno all’ateneo e i criteri per aggiudicarsi il concorso dovevano essere solo quelli degli esami e non anche il curriculum dei titoli. Per l’accusa Sani e Garbuglia, nell’indire con quelle modalità un concorso interno, vollero favorire una dirigente, Maria Grazia Copponi, che vinse il concorso (ma poi rinunciò).

Vando_Scheggia_Stefania_Cinzia_Maroni

In primo grado i giudici del tribunale di Macerata avevano assolto Sani per non aver commesso il fatto, e Garbuglia perché il fatto non costituisce reato (il processo si chiuse nel settembre del 2011). Ma in seguito il pm Claudio Rastrelli fece appello. I giudici del tribunale di Ancona condannarono in secondo grado Sani e Garbuglia, a 4 mesi, con pena sospesa. “Il minimo del minimo, ma era pur sempre una condanna e presentammo ricorso in Cassazione” dice l’avvocato Vando Scheggia, che assisteva Sani e Garbuglia insieme al legale Stefania Cinzia Maroni. I legali, nel presentare ricorso ai giudici del terzo grado, hanno puntato anche sul fatto che la stessa corte d’Appello diceva essere legittima la concezione dinamica di Garbuglia nell’indire i concorsi. Vista la difficoltà di riservare, come era previsto, il 30% di posti al personale interno e il 70% agli esterni per un unico concorso, l’ateneo ne indiceva due rivolti a esterni e uno per gli interni. In questo modo rispettando la quota prevista. Inoltre i legali di Sani e Garbuglia hanno sostenuto che la stessa università La Sapienza di Roma ha come regolamento interno quello di fare concorsi sia per esami che per titoli. E hanno infine ritenuto che “nella sentenza della Corte d’appello vi sia stato un travisamento dei fatti e la illogicità di alcune argomentazioni” dice Scheggia. Inoltre la difesa ha sempre sostenuto che non fosse ravvisabile un profitto personale (alla base invece del reato di abuso di ufficio) né per Sani né per Garbuglia. “Tra l’altro al concorso potevano partecipare 20 persone, ma poi ne partecipò una soltanto. Che poi ha pure rinunciato al posto ritenendo non fosse conveniente accettarlo” spiega Garbuglia. “La Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di secondo grado – spiega Scheggia –, significa che la vicenda giudiziaria per Sani e Garbuglia finisce qui”. “Ho sempre detto di avere totale fiducia nella magistratura – afferma Sani – e che il tempo è galantuomo. All’epoca si disse di tutto e io ho atteso. Nel frattempo il mio rettorato si è concluso, sono tornato a fare il docente, a lavorare all’estero. Il tempo è galantuomo, siamo in un Paese in cui alla fine la verità viene fuori”. Poi, riferendosi ad un altro processo, ancora in corso, relativo all’assunzione di un docente, Sani dice “Ho visto cominciare per tre volte quel processo, sono stato in aula, ho sentito le testimonianze dell’accusa. Non c’è niente che attribuisca a me anche solo una qualche responsabilità. Ritengo che quelle accuse nascano dalla difficoltà di comprendere i meccanismi dell’università. Addebito a questo il mio rinvio a giudizio”.

(foto di Lucrezia Benfatto)

 

 

 

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