ESCLUSIVA. Gillo Dorfles si racconta alle telecamere di CM TV (servizio di Laura Boccanera e Gabriele Censi)
di Maurizio Verdenelli
(Foto-servizio di Guido Picchio)
“Grazie mille!” esclama lui come uno studente al primo diploma. E l’applauso scroscia improvviso, fortissimo come un torrente da fondo a cima nel teatro auditorium Svoboda pieno di ragazzi entusiasti per quel ‘coetaneo’ che tra qualche giorno, il 12 aprile, festeggerà 102 anni di vita.
Gillo Dorfles, decano degli studi di estetica in Italia, pittore, critico e teorico dell’arte, tra gli animatori più vivaci della scena artistica e teorica del secondo Novecento, è il 15° Premio Svoboda all’Accademia di Belle Arti che questa mattina ha celebrato il 40° anno di corsi. “Un invito gradito, anzi sono stupito: non mi aspettavo che Macerata mi volesse” dice subito questo ‘eterno ragazzo’ che ha sulle spalle, senza sentirlo, più di un secolo di esistenza attraversando la grande avventura culturale ed artistica di un Paese come l’Italia. Ad Antonello Tolve, professore di Antropologia, il ‘gancio’ tra il maestro e Macerata, che gli cita un suo libro famoso “Discorso tecnico delle arti”, Gillo ricorda la ‘scomunica’ di Benedetto Croce. “Non solo criticò aspramente il suo allievo prediletto, Francesco Prora, che ‘mi’ aveva scritto la prefazione ma arrivò a scrivermi una lettera nel quale pur apprezzando il mio impegno intellettuale, mi redarguì affermando che tra arte e tecnica non esiste alcun rapporto”. L’amico di Montale e Munari ha ricordato, sempre su sollecitazione di Tolve, un’esperienza marchigiana “una delle poche delle quali mi vanto”: la mostra “Al di là della pittura” negli anni 60 a San Benedetto del Tronto con Menna e Marucci “che mise insieme per la prima volta pittura, installazioni, arte povera, nuove correnti e nuove mode lanciando nomi che sarebbero diventati poi grandi”.
E’ stato soprattutto un dialogo con il pubblico la Lectio magistralis di Gillo Dorfles. Che (unica concessione all’età) sedendo al tavolo della presidenza ha chiesto che venissero spenti i riflettori ‘contro’. “Una penombra, un’ambiente più raccolto” ha chiosato la prof. Paola Taddei, vice direttore dell’Accademia che ha costituito il direttore Giorgio Marangoni, ammalato. Non un’intervista ma “un dialogo non accademico” ha detto Dorfles, avvertendo di non voler “parlare di sé”. E sui critici, da pittore, “che si permettono da criticare” ha dichiarato: “Non capiscono nulla d’arte”. E da critico: “Differente è essere storico dell’arte, perché c’è un abisso tra arte contemporanea e quella passata, a cominciare da quella dell’800”. Ricordando inoltre un suo recente incontro all’Accademia di Torino: “Uno studente mi chiede: ‘Visto che lei di queste cose s’intende, a quanto potrei vendere i miei quadri?”. “Cosa farebbe se fosse direttore di un’Accademia?” ipotizza la prof. Sabina Addamiano. L’eterno Ragazzo non si lascia sfuggire l’occasione per uno dei suoi calembours: “Ho fatto corsi irregolari di studi, l’opposto di quanto chiede un’Accademia. Farei dunque un’Accademia non accademica, con molti corsi di sociologia ed antropologia. L’arte non può stare fuori dal contesto”.
E’ stata in definitiva una grande festa informale: docenti e studenti, per una mattina tutti quanti ragazzi intorno a quel Giovanotto, vestito impeccabilmente con un’eleganza antica e senza tempo. Un …coetaneo centenario del quale hanno studiato e continuano a studiare i libri. “Mi raccomando leggete quelli più recenti, più a la page, comprateli, anzi, meglio, fateveli regalare”, dice lui. Ci ha studiato anche il nuovo (a 6 mesi) direttore dell’Accademia, Marangoni che ieri, dicevamo, ha dovuto disertare l’appuntamento cui tanto teneva. La prof. Taddei ha letto l’intervento dell’assente. Marangoni parla di sfide: “1) Rispondere ai bisogni che il territorio esprime attraverso segnali che riguardano l’utilità sociale dell’Accademia; 2) qualificare sempre più il corpo docente con la messa in chiaro dei loro profili professionali; 3) comunicare con l’esterno; 4) verificare, gestire e promuove la qualità del prodotto’”. Il nuovo direttore, che si definisce da un lato ‘civil servant’ e dall’altro ‘rivoltoso’, conclude: “Nel corso degli ultimi anni ci siamo dedicati alla messa a regime dei nuovi corsi e dei nuovi insegnamenti, per attuare nel migliore dei modi la riforma in prospettiva di un allargamento sul territorio dell’influenza dell’Accademia. La spinta data a questo programma ha portato il nostro istituto ad avere quasi mille studenti iscritti, che sono molti se pensiamo ad un territorio non molto esteso”.
Il 40° anno accademico è anche l’occasione per un addio, importante. Quello del presidente Franco Moschini, che un po’ a sorpresa (date le attese che aveva suscitato la sua nomina, appena tre anni fa) ha deciso di chiudere la propria esperienza. “Un intenso percorso triennale” afferma. E chiarisce: “Nonostante le molte gratificazioni, devo ritenere concluso il mio contributo nella gestione dell’Accademia. Impegni di lavoro, ordinari e straordinari –come le celebrazioni del centenario di Poltrona Frau- e situazioni personali mi hanno convinto a prendere questa decisione. Sono molto soddisfatto per aver contribuito, grazie ad un ottimo gioco di squadra, alla crescita e al consolidamento di questa istituzione: incremento delle iscrizioni, delle sedi, dei corsi e innalzamento dell’immagine sul territorio. Ricordo la recente nascita dei corsi di comunicazione artistica per l’impresa a Civitanova e di restauro a Montecassiano. Ho la consapevolezza di congedarmi da un’istituzione sana dal punto di vista patrimoniale, economico e finanziario”.
Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco di Macerata Romano Carancini (“Macerata è orgogliosa di ospitare Gillo Dorfles, un grande maestro che non celebra mai se stesso e guarda sempre al futuro, esempio costante per tutti noi e i giovani”), la vice, Irene Manzi; la vice presidente della Provincia, on. Paola Mariani; il vice prefetto Tiziana Tombesi; Paola Mazzotti, dirigente dell’ufficio Cultura della Regione e il vicesindaco di Camerino, Gianluca Pasqui, il rettore dell’Università di Macerata Luigi Lacchè e il delegato dell’Università di Camerino
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Che grande onore, per la nostra città! Dorfles è un mito, un gigante, un genio! E una splendida, umanissima persona. Come tutti i geni.
un grandissimo!!! allora è vero che la cultura allunga la vita…