di Alessandra Pierini
Padre Matteo Ricci e il suo universalismo cristiano possono essere una soluzione alla crisi secondo la visione dell’attualità che l’ex ministro e attuale senatore Maurizio Sacconi propone nel suo libro “Ai liberi e forti”, presentato questo pomeriggio nel corso dell’evento promosso dall’associazione Idea Macerata e dal circolo Sturzo di Tolentino. «E’ un libro militante – ha esordito Sacconi – che vuole riunire tutti coloro che si ritrovano tra i liberi e forti. Nella storia d’Italia senso del popolo e senso dello Stato raramente hanno coinciso. In questo momento ci troviamo ad affrontare tre grandi fattori di cambiamento che sono il salto tecnologico, la genomica che apre prospettive inquietanti e la fine del colonialismo di un terzo dell’umanità organizzata sui restanti due terzi che non si sono organizzati. Dobbiamo farlo senza poter più usare smodatamente la leva del debito pubblico». La via da seguire secondo l’ex ministro è quella dei valori e della tradizione che mantengono lo stato vitale e che hanno contraddistinto la storia del popolo italiano: «Le funzioni pubbliche – ha precisato – devono essere esercitate in modo laico ma anche la laicità deve riconoscere una verità che ha resistito nei secoli e quei valori che servono assolutamente ad affrontare le sfide».
In questo contesto il senatore ha parlato di Padre Matteo Ricci: «Quando ho guidato delegazioni di imprenditori in Cina – ha raccontato – ho sempre usato Padre Matteo Ricci e un po’ Marco Polo come lascia passare. Padre Matteo Ricci fu cristiano fino all’ultimo eppure così aperto agli altri da guadagnarsi di essere l’unico non cinese ad essere seppellito nel Pantheon di quella cultura. Spesso celebriamo dei noti imbecilli dimenticando il valore di personaggi indispensabili. Il multiculturalismo perfetto determina incomunicabilità e conflitto, noi dobbiamo dialogare sul piano religioso ma essendo fortemente identitari».
Nel libro Sacconi prende a prestito diversi elementi dalla sua esperienza di governo e indica un elemento fondamentale per lo sviluppo nella vitalità demografica: «E’ con il benessere materiale che la procreazione non è più risorsa ma costo mentre la cultura della vita equivale a maggiore senso di responsabilità e ad una forte attitudine ad essere utili a sè e agli altri». A questo punto l’ex Ministro ha ricordato la campagna elettorale a fianco di Franco Capponi e ha riproposto la sua visione: «Quello che volevamo proporre è quello che ribadisco oggi. Meno Stato e più società. Lo Stato moderno è basato sulla sfiducia verso le persone, la soluzione è liberare la società perchè la sussidiarietà si faccia prepotentemente avanti. Alla base di tutto deve esserci la questione antropologica».
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@ Maurizio Sacconi
Lei ha affermato: “Spesso celebriamo dei noti imbecilli …….”
E’ proprio vero, senatore Sacconi! Peccato che se ne sia accorto un pò tardi.
Non avendo fatto nomi, penso Lei si riferisca a quei “noti” con i quali ha condiviso anni di Governo.
Con Craxi fu complice del “sacco” che ha portato ad un debito pubblico fenomenale. Con berlusconi è stato complice “incapace” dell’attacco ai diritti dei lavoratori e lacchè del Vaticano. Sempre e comunque un “incapace” nemico dell’Italia.
Vae victis e buon divertimento con la Bindi, la Turco, il Franceschini etc..
Intra duobus malis, minor est semper eligendum.