di Gianluca Ginella
Una maxi truffa alle assicurazioni per riuscire a pagare meno la polizza auto attraverso documentazione e certificazioni false: 42 avvisi di garanzia ad altrettante persone che sono coinvolte a vario titolo nel presunto raggiro a danno di filiali di Macerata di diverse compagnie. Quasi tutti partenopei gli indagati che, in base a quanto ricostruito nell’inchiesta, per evitare di pagare il premio, costosissimo, a Napoli, con documenti falsi attestavano la residenza del proprietario dei veicoli o la propria, a Macerata, dove le polizze costano meno rispetto alla Campania.
Truffa e falso, queste le contestazioni, a vario titolo, per le 42 persone coinvolte nell’indagine della procura di Macerata relativa a svariate polizze che venivano stipulate attraverso documentazione fittizia nelle filiali di diverse compagnie che si trovano nella nostra provincia: lo scopo era di pagare meno il premio assicurativo rispetto a quello che invece era il costo della polizza nel comune di residenza: per lo più Napoli e comunque la Campania dove il costo della Rc auto è tra i più salati in Europa. Da questa necessità nasce la presunta truffa oggetto dell’indagine della procura. Tra gli indagati ci sono campani che risiedono o che hanno vissuto nella nostra provincia e che avrebbero stipulato polizze per conoscenti, parenti, amici che risiedono in Campania presentando falsa documentazione. Tra loro c’è un parrucchiere 48enne, che da molti anni vive e lavora a Macerata e che è una delle persone maggiormente coinvolte nell’inchiesta. Gli viene contestato di aver stipulato oltre 20 polizze auto, a partire dal 2010, attraverso certificazioni false. In molti casi, secondo la procura, l’uomo aveva presentato per altre persone (tutte indagate) la richiesta di stipula di polizze su veicoli che falsamente diceva essere di sua proprietà. Per provarlo presentava libretti di circolazione e certificati di proprietà fasulli. Alcune delle polizze erano state stipulate online, con una richiesta di un preventivo sul portale delle compagnie, indicando falsamente la residenza a Macerata. I fatti contemplati nell’indagine vanno dal 2010 al 2012. Le presunte truffe in cui sono coinvolti i 42 indagati avrebbero causato un danno economico rilevante ad alcune delle compagnie assicuratrici. Tra quelle che sarebbero state maggiormente danneggiate ci sono la Unipol Sai (30.443 euro), la Helvetia assicurazioni con un presunto danno di 18.663 euro (che nascono dalla differenza tra quanto è stato pagato e il reale valore della polizza) e la Cattolica (circa 15mila euro). In un altro episodio che coinvolge il parrucchiere, l’uomo si sarebbe invece spacciato per agente assicurativo, riuscendo ad ottenere 3mila euro da due persone che, dice la procura, aveva convinto a sottoscrivere tre polizze auto (fatto che risale al 2011). L’inchiesta è stata coordinata dal sostituto Cristina Polenzani che ha chiuso le indagini.
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Un prete non chiede la decima ad un prete…
Truffare le Assicurazioni non è reato. ( Leonida Rubistein )
Mi dispiace, ma truffare le assicurazioni e rapinare le banche è reato. D’altronde chi truffa e rapina non gira i soldi ai clienti delle suddette. E’ una magra consolazione.
Qualcuno sostiene che rubare alle assicurazioni non è reato. Allora si vada a leggere l’articolo 642 del codice penale e si metta il cuore in pace.
Se vogliamo parlare della R C Auto, gli unici ad essere truffati sono gli automobilisti dalla mafia delle compagnie di assicurazione che viene perpetrata su licenza di coloro che sgovernano il paese. Un conto è l’obbligo che deve avere il proprietario di un mezzo di trasporto ad assicurarsi per i danni che può procurare a terzi, un altro è sottostare all’obbligo che lo stato gli impone a farsi rapinare dalle compagnie di assicurazione. Ci sono paesi che si possono avere tutti i mezzi di trasporto che uno vuole, pagare una sola polizza per una sola targa che viene applicata sul mezzo che si ha necessita di usare al momento. Nel nostro paese non è consentito perché le leggi le fa il parlamento, ma solo ad esclusiva richiesta delle lobby. Ma sarà proprio vero che lo stato pretende che quando un mezzo di trasporto è in circolazione su strada sia assicurato per i danni che può provocare a terzi? Be se è così, basta applicare la formula per la scoperta dell’acqua calda. Cioè, applicare l’assicurazione sui carburanti, e non solo si ha la certezza che il mezzo in circolazione è assicurato, ma le compagnie non avranno più modo di lamentarsi, ci sarà meno lavoro per le forze dell’ordine perché non dovranno fare più sequestri per mancanza di copertura assicurativa. Al più si lamenteranno i partiti perché incasseranno meno tangenti. Ma per quelli, non ce ne può fregar di meno.
I partenopei … impagabili e, nel caso specifico, pare, anche impaganti. Sarà perché, come spesso si legge nei social, appunto, partenopei (imperdibili i commenti dei fan Facebook del sindachiello, Giggino de Magistris), loro si considerano in credito nei confronti nostri, che li avremmo “impoveriti” e ridotti a lazzaroni con l’Unità d’Italia, prima della quale Napoli era qualcosa di più del Giardino dell’Eden. Ma, in effetti … facciamoci un pensierino anche noi … Senza l’Unità, noi avremmo ancora il Papa Re, la frontiera al Tronto e forse al parrucchiere i gendarmi papalini avrebbero rifiutato l’ingresso.
Per Tranzocchi. Fa esempi di Paesi (Germania, Svezia, etc.) che fanno un’assicurazione su patente anziché su targa? E’ interessante! Potrebbe essere oggetto di direttiva europea, previo …permesso… della lobby degli assicuratori. Grazie.