
I protagonisti della serata
Davanti a un teatro Annibal Caro di Civitanova Alta gremito — con molte persone rimaste fuori pur di assistere — Stefano Rossi, psicopedagogista e autore di “Genitori in ansia”, ha portato in scena nei giorni scorsi una riflessione: la crescita dei figli comincia dal coraggio degli adulti di guardare dentro se stessi.

Il pedagogista Stefano Rossi
L’incontro ha chiuso l’anno di Io Desidero 2025, giunto alla nona edizione, un format che intreccia appuntamenti dedicati a giovani e adulti per promuovere un dialogo educativo autentico e condiviso tra generazioni. La serata si è aperta con la performance di Arianna Fabiani, giovane ballerina civitanovese, che ha dato corpo a un dialogo interiore tra fragilità e rinascita. La sua danza ha raccontato, senza parole, la lotta e l’incontro tra la bambina che è stata e la donna che sta diventando: un abbraccio finalmente possibile, simbolo di guarigione e consapevolezza.

Andrea Foglia e Stefano Rossi
«La danza, per me, è una mano che stringo ogni giorno — ha raccontato —. Attraverso di lei riesco a dire ciò che le parole non sanno esprimere. Ho imparato a non correre, a restare nel presente e a sentirmi fiera dei miei passi, anche dei più piccoli». Dopo questa intensa introduzione, Rossi ha proposto un’immagine potente: siamo passeggeri di un aereo il cui cockpit (cabina di pilotaggio) è vuoto. Una metafora dell’epoca che viviamo, in cui il futuro appare incerto e manca una guida adulta salda. «È naturale che i genitori provino paura e che i figli, osservandoli, assorbano quelle stesse paure. L’ansia – ha spiegato – non appartiene solo ai ragazzi, ma attraversa tutte le generazioni, alimentata da un modello che pretende controllo e perfezione». Per questo, Rossi ha invitato a trasformare la paura in consapevolezza e a tornare alla presenza autentica: «I figli non hanno bisogno di genitori impeccabili, ma di adulti veri, capaci di esserci anche quando non hanno tutte le risposte».

Nel suo intervento ha delineato quattro principi fondamentali che fanno da bussola per ogni adulto: «La speranza, che apre al futuro; l’autorevolezza, che dà direzione; la tenerezza, che permette di accogliere; la presenza, che restituisce fiducia. Ha poi affrontato temi centrali come la crisi del padre, sospesa tra assenza e fragilità; la prossimità materna, da preservare ma anche trasformare in libertà; e la coppia genitoriale, chiamata a restare casa come spazio sicuro e accogliente ma anche mare, luogo di crescita e scoperta. Solo vedendo le nostre paure possiamo trasformarle — ha ricordato — perché i figli imparano a volare accanto a genitori che hanno imparato ad affrontare le proprie cadute».

Andrea Foglia
Una serata che non ha offerto risposte facili, ma domande necessarie, lasciando negli spettatori il desiderio di ripensare il proprio modo di essere adulti. «La vera cura delle nuove generazioni — ha concluso Rossi — nasce da adulti che non smettono di crescere». Andrea Foglia, ideatore del Festival Io Desidero e coordinatore del tavolo tecnico per la salute delle nuove generazioni di Civitanova, ha sottolineato: «Con l’incontro di questa sera, Io Desidero prosegue il suo percorso di consapevolezza condivisa. È il quarto appuntamento con Stefano Rossi, una scelta voluta per costruire un cammino profondo, capace di accompagnare genitori ed educatori in una riflessione continua. La performance di Arianna e le parole di Rossi hanno incarnato lo stesso messaggio: la crescita nasce dal desiderio di esprimersi, di ascoltare e di esserci. È da qui che prende forma una comunità più consapevole e capace di desiderare insieme».
Sono intervenute anche Ilenia Ferracuti, del Dipartimento dipendenze patologiche dell’Ast di Macerata, e Maria Luce Centioni, presidente dei Teatri di Civitanova. Centioni ha evidenziato il valore di queste serate per la comunità, ricordando come la cultura e il dialogo siano parte essenziale della crescita. Con grande emozione ha condiviso un ricordo personale: una lettera del padre, scomparso molti anni fa e ritrovata solo di recente. Una lettera mai consegnata ai tre figli, in cui li esortava a studiare e a coltivare la conoscenza. «Lo studio — ha ricordato Centioni — non basta da solo, ma aiuta a formare lo sguardo, a costruire dentro di noi quelle risorse e competenze per la vita che diventano preziose nei momenti più difficili».
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