Bora attacca la segreteria regionale:
«Il Pd ha un problema di democrazia,
serve ripartire dalla base»

ANCONA - L’ex assessora regionale denuncia la chiusura del Partito Democratico marchigiano e critica la gestione della segretaria Chantal Bomprezzi dopo la sconfitta di Ricci. «Un partito che toglie le primarie e decide nei caminetti non è più quello che volevamo costruire»

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Manuela Bora

«Il Partito Democratico ha un problema di democrazia». Parole dure quelle di Manuela Bora, ex assessora regionale e dirigente dem, che nel giorno del suo compleanno sceglie di rompere il silenzio con una lettera aperta affidata ai social. Nel mirino, la gestione del Pd marchigiano dopo la sconfitta alle ultime Regionali e il caso politico scoppiato attorno alla candidatura di Antonio Mastrovincenzo (Leggio qui) , che ha riacceso le tensioni interne al partito.

«Nelle Marche – scrive Bora – dopo la sconfitta di Matteo Ricci contro Acquaroli ci saremmo aspettati una riflessione vera, aperta e collettiva. Invece la segreteria regionale, guidata da Chantal Bomprezzi, non si è assunta alcuna responsabilità politica. Oggi il partito è fermo, chiuso dentro logiche che allontanano le persone invece di avvicinarle».

Bora denuncia «candidature decise senza trasparenza e senza ascolto» e un sistema che «valuta la fedeltà più del consenso». «Un partito che toglie le primarie e decide nei caminetti non è più il partito che volevamo costruire» aggiunge. Da qui l’appello: «Serve azzerare i livelli intermedi e ripartire dalla base, con tre parole semplici ma essenziali: trasparenza, democrazia e partecipazione». L’ex assessora rivela anche di aver rifiutato «una candidatura in una lista civica del Presidente» perché «non accetto scorciatoie né di prestare il mio volto a un sistema che in pubblico ti chiede aiuto e in privato prepara la tua esclusione». «Resto nel Pd – conclude – perché credo che si possa cambiare da dentro. Il partito deve tornare una casa, non una caserma. Serve coraggio per riprenderci insieme il Partito Democratico».

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