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“Busta paga pesante”, la svolta:
l’Agenzia delle entrate riconosce
il diritto ai rimborsi

SENTENZA della Corte tributaria di Ascoli. La Cisl Marche con il segretario generale Marco Ferracuti: «Una svolta che consacra, una volta per tutte, la bontà delle ragioni nostre e dei ricorrenti»

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Marco Ferracuti, segretario generale di Cisl Marche

La Corte di giustizia tributaria di Ascoli ieri ha preso atto, per la prima volta, del riconoscimento in giudizio da parte dell’Agenzia delle entrate dell’esistenza del diritto al rimborso per i ricorrenti della cosiddetta “busta paga pesante”, in alcuni ricorsi promossi da Cisl. Un passaggio cruciale, nella storica battaglia del sindacato, in collaborazione con lo studio legale Pierdominici, per i terremotati del cratere sismico 2016.

Il punto di svolta arriva dopo anni di contenziosi sostenuti dal sindacato, oltre 3mila persone assistite, e svariate decisioni favorevoli in ogni grado di giudizio. Nonostante tale orientamento giurisprudenziale, l’Agenzia aveva finora continuato a resistere nelle cause ancora pendenti e, nei mesi scorsi, aveva anche proposto un nuovo ricorso per Cassazione. Una resistenza immotivata contro cui Cisl aveva fatto sentire la propria voce nei mesi scorsi mesi, sino al risultato odierno. «Un riconoscimento  in giudizio che ci dà grande soddisfazione. Siamo davanti a una svolta che consacra, una volta per tutte, la bontà delle ragioni che come Cisl Marche abbiamo sempre sostenuto per migliaia di persone colpite dal sisma del 2016 – sottolinea il segretario generale della Cisl Marche,  Marco Ferracuti – ora non c’è più alcun alibi: l’ Agenzia delle entrate rivaluti tempestivamente tutte le pratiche e proceda ai rimborsi. Saremo al fianco a tutti gli aderenti alla nostra campagna, che è stata di dimensioni storiche per numero degli interessati e portata economica dell’iniziativa. Vigileremo passo dopo passo sull’iter dei ricalcoli fino al pieno compimento . È una vittoria della giustizia e del buon senso, ottenuta con perseveranza e responsabilità».

«”Busta paga pesante”, aspettiamo il rimborso da sei anni: perché noi no e altri sì?»

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