Francesco De Gregori sul palco dello Sferisterio
di Leonardo Giorgi (foto Luna Simoncini)
Ora le tue labbra puoi spedirle a questo indirizzo: il cap è 62100, scrivi piazza Nazario Sauro, Macerata. Il civico non serve, il postino saprà benissimo dove andare se scrivi anche Sferisterio. Se te la senti, fai come le circa 3mila persone che in questa fresca notte di fine estate si sono trovate insieme nell’arena e allega anche occhi, orecchie e cuore. Ne varrà la pena, se sul palco c’è ancora Francesco De Gregori.
Cos’altro puó servirti in questa serata di Sferisterio Live+ che ha scritto almeno un pezzettino di storia (la storia siamo noi, dicono), con l’esecuzione di tuto il leggendario album “Rimmel”, uscito esattamente cinquant’anni fa? Probabilmente niente di più. Non serve neanche conoscere una sola canzone di quel disco, o della discografia intera del cantautore. Nel caso dei più grandi, come De Gregori, sono le loro canzoni a conoscerti già, a infilarsi negli spazi lasciati vuoti dalla quotidianità, dalla vita di un Paese intero.
Se proprio vuoi esagerare, va bene, spedisci anche qualcosina in più. Un cuore spezzato per “Rimmel“, un amore infinito per “Sempre e per sempre“, gli amici di tanti anni fa per “Quattro cani“, un grande e dolce rimpianto per “La donna cannone“, un po’ di paura per “Generale“, una persona che c’è o che non c’è più, basta che la pensi prima di andare a dormire. Altrimenti a che serve chiudere un concerto con “Buona notte fiorellino“?
I grandi cantautori hanno bisogno di persone rotte, che magari ritrovano se stesse solo mentre ascoltano, proprio in una buia serata di settembre, un 74enne che vuole tutti vicino, che chiede di ballare sotto il palco, vicino a lui. Ecco, spedisci anche le gambe, se puoi, a quello stesso indirizzo nuovo che tanto nuovo non è: alla fine c’è la standing ovation.
Sferisterio Live+ si prende una domenica di pausa poi torna a far brillare l’arena lunedì sera con un grande personaggio del cinema italiano: Vincenzo Salemme.
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