Un videomapping allo Sferisterio
di Luca Patrassi
Ci sono paesaggi che scopri di passaggio ed altri che incontri sapendo dove andare. Via Armaroli, nel cuore di Macerata, ha due sensi di marcia visiva. Ci sono i paesaggi architettonici – dal retro del palazzo Buonaccorsi si prosegue con la nuova sede di Unimc e l’ex convento delle Monachette – e naturali sulla vallata che scorre dolcemente verso il mare a suon di campanili. Ci sono infine le “nuove visioni digitali” nell’ex Mercato delle erbe.
L’esposizione, visitabile fino al 26 settembre, nasce da due residenze artistiche parallele: una con artisti internazionali e una dedicata ai talenti italiani under 35.
Oltre 20 installazioni immersive, tra opere di videomapping, sound design, intelligenza artificiale generativa, VR e linguaggi ibridi. Tra gli artisti in mostra Elodie Poidatz, Jesús S. Baptista, Martina Stella, Francesca Macciò, Alanis Blondeel, Judith Böye e Nia James. A curare questo progetto ci sono esperti come Karen Monid, Daniel Rossa e Hamza Mrabet. Insieme, hanno creato un vero e proprio laboratorio di nuove visioni, dove la città stessa diventa un dispositivo critico e poetico per leggere il presente.
Il progetto è stato ideato da PlayMarche srl in collaborazione con il comune di Macerata, Rencontres Audiovisuelles e Poliarte – Accademia di Belle arti e design.
Il nuovo museo digitale è visitabile il mercoledì dalle 16 e alle 19, giovedì, venerdì e sabato dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
«Con questa iniziativa – aveva osservato al momento dell’inaugurazione Michele Spagnuolo, amministratore delegato di PlayMarche – vogliamo dimostrare come le tecnologie digitali possano diventare strumenti di narrazione territoriale, capaci di valorizzare in modo inedito il patrimonio architettonico, culturale e umano delle Marche. Il videomapping e la mostra sono anche un’opportunità di crescita per il territorio: favoriscono il turismo culturale e generano uno scambio profondo tra competenze internazionali e locali».
Detto, e scritto, delle “nuove visioni digitali”, va aggiunta una constatazione. Il museo di via Armaroli, gestito da privati e sostenuto da diverse imprese e da istituti di formazione, ha avuto assegnati uno storico spazio pubblico e un consistente finanziamento pubblico. Bene, però chi approda a Macerata da turista magari merita di sapere dal sito istituzionale del Comune, e di altri enti addetti alla promozione del territorio, cosa c’è da vedere. Fatta salva l’ipotesi che, per chi promuove istituzionalmente il turismo e la cultura, Palazzo Ricci (con la sua prestigiosa collezione di arte) e il museo digitale di via Armaroli non facciano parte dei luoghi da vedere e da conoscere.
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