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Il Matisse “sacro” a Macerata,
le casule stregano il cardinal Ravasi:
«Sono legato allo Sferisterio»

ARTE e religione si incontrano nella sede della Fondazione Carima: a palazzo Ricci inaugurata la mostra del grande artista francese e delle opere che realizzò per la cappella di Vence, in Provenza, e che sono conservate ai Musei Vaticani. La visita del porporato: «Questa bellezza può combattere la guerra, che è bruttura e bruttezza». La curatrice Micol Forti: «Esposizione unica, tessuti mai esposti più di uno alla volta per la loro fragilità»

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La mostra a Palazzo Ricci
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Il taglio del nastro della mostra

di Marco Pagliariccio (foto Fabio Falcioni)

Arriva Matisse a Macerata. Un Matisse meno noto, ma che non ha per questo disperso il tocco geniale che l’ha reso uno dei capostipiti dell’arte del Novecento. E che proprio nella casa dell’arte del secolo scorso, Palazzo Ricci, trova posto con le sue creazioni sacre per la mostra “Henri Matisse e la Cappella di Vence – Come farfalle in volo: le casule”, inaugurata oggi pomeriggio e organizzata dalla Diocesi in collaborazione con i Musei Vaticani partendo da un’idea di Renato Paoletti, presidente della Fondazione Giustiniani Bandini.

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Il cardinal Ravasi visita la mostra

A ospitare la prestigiosa esposizione (che sarà aperta fino al 28 settembre) nelle sue sale al piano terra è, come detto, Palazzo Ricci, casa della Fondazione Carima: al centro le quattro casule che l’artista francese realizzò tra il 1950 e il 1951 e che, per le loro delicatezza, sono conservate nei depositi dei Musei Vaticani, cui furono donate nel 1977 dalle suore domenicane di Lacordaire. Le casule (le vesti liturgiche indossate dai sacerdoti durante le celebrazioni) fanno di quell’opera “totale” che è il progetto legato alla Cappella di Vence, in Provenza, per la quale Matisse ha disegnato e curato ogni singolo elemento: dalle vetrate alle ceramiche passando per l’altare, i candelabri e via dicendo.

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Un Matisse meno noto ma nel quale si scorge sempre il suo geniale tocco, il suo magistrale uso del colore. E non a caso non si è voluto perdere l’occasione per una visita in città anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura e volto noto anche in tv per aver condotto per quasi trent’anni, su Canale 5, il programma religioso “Le frontiere dello spirito”.

«Il rapporto tra arte e fede è una lunga via percorsa dalla Chiesa e dalle comunità e ha dato frutti straordinari come questo – ha detto Ravasi a margine della visita privata nelle sale di Palazzo Ricci – Paul Klee diceva che l’arte non rappresenta il visibile, ma l’invisibile che c’è dietro. E lo stesso discorso si può fare per la teologia e la fede. Matisse prende la bellezza dell’immagine e la inserisce in un contesto religioso facendo in modo che esse diventino una rappresentazione dell’eterno di Dio. La guerra che viviamo in questi giorni stride con tutto questo. La guerra si rappresenta in due parole che noi spesso consideriamo sinonimo ma che non sono tali: da un lato è bruttura e contemporaneamente bruttezza, perché devasta, distrugge, elimina ciò che l’uomo ha creato. La bellezza deve superare bruttura e bruttezza».

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Il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi

Per il cardinale una prima volta a Macerata, cui però si è detto legato attraverso due figure. «In primis quella di padre Matteo Ricci e tutto quello che egli rappresenta, quindi il dialogo con culture diverse – ha spiegato Ravasi – e il secondo, lo confesso, è una mia passione personale: quella per lo Sferisterio. Purtroppo non ho mai potuto assistere a un’opera dal vivo, ma ascolto spesso in radio d’estate le trasmissioni in diretta dei concerti e traspare tutto il fascino che emanano il luogo e la musica».

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L’allestimento della mostra è a cura di Micol Forti, responsabile della collezione d’arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani. «Queste opere fanno parte del nucleo di creazioni preparatorie di Matisse per la Cappella di Vence – ha spiegato Forti – un fondo cospicuo, prezioso, ma anche molto fragili e infatti per questo non viene mai esposto in maniera permanente. È una mostra unica e morto particolare: sono quattro delle cinque casule che possediamo cui abbiamo aggiunto disegni, litografie, bozzetti preparatori per la torre campanaria, delle lettere che si scambia con la madre superiora del convento e una selezione di foto storiche provenienti dall’archivio Matisse di Parigi. Una mostra unica, di respiro internazionale. Queste casule sono le prime prove di cucitura che Matisse fa fare per capire quale sia l’effetto nel passaggio dalla carta al tessuto. Ai Musei Vaticani ne esponiamo una all’anno a rotazione, qui invece se ne trovano quattro nello stesso momento: un’occasione unica».

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Perché proprio a Palazzo Ricci? «Questa è una sede estremamente prestigiosa e qui c’è un’importante esposizione dell’arte del Novecento – ha finito la curatrice – la collezione propone opere che pongono un dialogo con la proposta artistica di Matisse: chi visiterà la mostra e salirà poi al piano nobile per vedere la collezione della Fondazione Carima potrà vedere che diversi quadri sono stati sottolineati con un’apposita segnaletica per invitare a fare collegamenti e ricordare come molta arte del Novecento sia stata di respiro internazionale, che ha creato ponti e scambi continui con il resto del mondo».

A precedere il taglio del nastro, un incontro alla cattedrale dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista alla presenza del vescovo di Macerata Nazzareno Marconi, del presidente della Regione Francesco Acquaroli, del presidente della Fondazione Carima Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi e della direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta.

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