
L’operazione dei carabinieri all’alba di ieri
di Alessandro Luzi
Scacco allo spaccio di droga in provincia: fissati i primi interrogatori di garanzia per 9 delle 19 persone raggiunte da misura cautelare (13 sono finiti in carcere, 2 ai domiciliari, 3 hanno l’obbligo di dimora e 1 obbligo firma). Domani compariranno davanti al gip Daniela Bellesi del tribunale di Macerata Yusif Morsaline, 24 anni, di Jesi, residente a Cingoli (difeso dall’avvocato Paolo Giustozzi), Abderrazzaq Ammar, 29 anni, marocchino, residente a Treia (difeso dall’avvocato Luca Froldi), Abdul Hak Tahiru, 26 anni, ghanese, residente a Filottrano (difeso dall’avvocato Mirela Mulaj), Thomas Pioli, 38 anni, di Chiaravalle, domiciliato a Cingoli, Arasb Lotfi Fard, 20 anni, di Jesi, residente a Cingoli, Ibrahim Qochih, 26 anni, marocchino, residente a Cingoli (tutti e tre difesi dall’avvocato Sara Scalpelli), il fratello, Said Qochih, 23 anni, di Jesi, residente a Cingoli (difeso dall’avvocato Alessandro Calogiuri), Francesco Gara, 21 anni, di Jesi (difeso dall’avvocato Paolo Cognigni) e Vasyl Bohdaniuk, 25 anni, ucraino, residente a Cingoli (difeso dall’avvocato Alessandro Bosoni). Tutti e nove gli indagati sono finiti in manette nell’ambito dell’operazione Los Pollos.
In carcere sono finiti anche 4 romani: Damiano Faitanini, 25 anni, Natascia Costantini, 51 anni, Massimo Fronteddu, 52, Mattia Grandi, 25. Si trovano ai domiciliari Sara Fabrizi, 22 anni, jesina, residente a Cingoli, e Daniele Talamonti, 21 anni, residente a Monte San Giusto. Obbligo di dimora per Nicola Maria Franzese, 21 anni, jesino, Andrea Veinca, 21, residente a Santa Maria Nuova, Anwar Turki, 27, residente ad Appignano. Obbligo di firma per Festime Ceku, nata a Jesi, residente a Cingoli, 23 anni.

Una ripresa nel corso delle indagini
I 19 indagati compaiono a vario titolo nell’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Macerata, coordinata dal sostituto Enrico Barbieri, che mirava a risalire la filiera dello spaccio di droga (hashish, marijuana e cocaina) andando a cercare fornitori e corrieri.
Una lunga indagine chiamata “Los Pollos” (nome che prende il nome da una chat Telegram utilizzata dagli spacciatori per gestire i traffici) che ha consentito anche di cristallizzare l’acquisto di diversi chili di droga dai fornitori e anche singole cessioni di stupefacenti ai clienti. I fatti sono avvenuti in diversi comuni, principalmente a Cingoli, Jesi e Filottrano. Coinvolte anche diverse persone di Roma, città da cui arrivava la droga con destinazione le campagne di Cingoli.
I carabinieri del Roni del Reparto operativo di Macerata (guidato dal colonnello Massimiliano Mengasini) si sono messi al lavoro da settembre 2024 a marzo 2025 per stroncare l’attività di due distinti gruppi composti da giovani di origine nordafricana e residenti a Cingoli e da italiani residenti nella Capitale che fornivano ingenti quantitativi di droga. Gli stupefacenti arrivati da Roma poi, secondo gli inquirenti, finiva poi sulle piazze dello spaccio nel Maceratese e dell’Anconetano. Stando alle indagini (che sono ancora in corso) il traffico di droga ha riguardato 385 chili di hashish, 9 chili di cocaina, due chili di marijuana per un valore di mercato di 5,4 milioni di euro.
Soddisfatta la segreteria regionale e di Macerata di Unarma per l’operazione Los Pollos. «Siamo orgogliosi dell’ennesimo ottimo risultato messo a segno dai colleghi che operano nel maceratese con la notevole operazione portata a termine tra Macerata, Ancona e Roma – sono i complimenti del segretario generale regionale Unarma Marche Giuseppe Palermo -. Lo Stato continua a dimostrare che ogni parte del territorio fa parte di un’Italia libera e democratica, e non ci sono zone fuori controllo. Ci sono in verità tante realtà in cui la criminalità mostra la propria ambizione puntando a far credere di stare al di sopra delle Istituzioni, provando a imporre regole proprie ma, ogni volta, incontra la reazione dei carabinieri. Una reazione ferma, instancabile, che si concretizza nei sacrifici silenziosi di migliaia di donne e uomini in uniforme, spesso in svantaggio quanto a mezzi e organici ma che, ogni volta, finiscono per avere la meglio. A loro i cittadini devono affidarsi senza riserve, tramutando la loro fiducia in una collaborazione indispensabile per riaffermare i principi della civile convivenza. A loro devono essere rivolti prioritariamente il pensiero e l’azione di una politica che solo investendo in sicurezza può garantire libertà, crescita e sviluppo».
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