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La carica del Giubileo degli adolescenti:
«Una cosa mai vista prima»
«Qui non ci sentiamo soli» (Foto)

TOLENTINO - Oggi il ritrovo con i primi 250 ragazzi che domani si uniranno ad altri 500 a Urbisaglia. Le testimonianze: «La morte del Papa? Ho provato un buco allo stomaco». «Cosa deve fare il nuovo Pontefice? Occuparsi della violenza sulle donne». Il vescovo Marconi: «La Chiesa funziona nel quotidiano». Tommaso Ridolfi, uno degli educatori: «I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati, non di chi gli dica cosa devono fare». Elisa Merlini, educatrice: «Educatori, parrocchie e unità pastorali diverse tutti insieme per un giubileo con l'obiettivo di consolidare il rapporto»

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Il Giubileo dei ragazzi a Tolentino

di Francesca Marsili (Foto di Fabio Falcioni)

«La morte del Papa? Un buco nello stomaco», «Cosa dovrebbe fare il nuovo Papa? Come il predecessore dovrebbe occuparsi della violenza sulle donne» sono le voci di alcuni dei 250 ragazzi che hanno partecipato oggi al Giubileo degli adolescenti che si è svolto a Tolentino. C’erano anche tanti educatori («è la prima volta che facciamo una simile») e c’era il vescovo Nazzareno Marconi della diocesi di Macerata.

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«Adolescente è colui che cresce – ha detto Marconi -, e questa esperienza è nutrimento per il corpo e per l’anima, con la parola di Gesù. Ciò che fa crescere nell’intimo è lo stare insieme, fare gruppo, fare Chiesa». Il vescovo ha salutato così i 250 ragazzi provenienti da tutta la diocesi che questo pomeriggio si sono ritrovati nell’oratorio Don Bosco per i due giorni del Giubileo degli adolescenti. Domattina se ne aggiungeranno altri 500 per quella che è una festa a loro dedicata, fatta di fede, riflessione, condivisione e soprattutto speranza.

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Il vescovo Nazzareno Marconi

Arrivano dalle 22 parrocchie della diocesi di Macerata in rappresentanza dei 13 comuni della quasi totalità delle unità pastorali che la compongono. Domani se ne aggiungeranno altri 500, adolescenti con le felpe, zaini in spalla, sacco a pelo per la notte e il sorriso sulle labbra di chi guarda al futuro con gli occhi della fede.

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«La nostra diocesi ha fatto la scelta di vivere in due luoghi questa esperienza: un gruppo di 150 nel giubileo degli adolescenti a Roma, a rappresentarci, e un gruppo di 750 tra ragazzi e educatori qui, tra Tolentino e Urbisaglia, per un momento di grande festa, un bel segno di unità della Chiesa – ha proseguito Marconi -. Ma come, c’è il funerale del Papa e loro fanno festa? Sì, perché finisce una vita, ma non finisce il vivere. E per voi inizia un nuovo vivere – ha concluso il vescovo prima di mettersi in viaggio per Roma per l’ultimo saluto al Pontefice -. La forza propulsiva che ha radunato tutti questi adolescenti è data dagli educatori che gratis e con tanta passione stanno con loro, sempre. La Chiesa non funziona con i diktat o i grandi personaggi, funziona nel quotidiano».

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250 quelli arrivati oggi all’oratorio Don Bosco, con loro i rispettivi educatori. Alle 18 l’inizio delle varie attività. A coordinare tutti don Marco Petracci, con lui don Ariel, parrocco della parrocchia San Francesco e il suo vice don Eros, tre sacerdoti amatissimi dai giovani.

Alle 20 la cena condivisa, con la regola tutta maceratese ogni ha portato cibo per se e per altri due, come condivisione comanda. Alle 21 la serata in piazza Martiri di Montalto con un’attività musicale. Alle 22 la giornata si concluderà con una preghiera per il Santo Padre.

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E poi la notte insieme, dormendo nella palestra della scuola Don Bosco. Domattina sveglia all’alba, colazione e l’inizio del pellegrinaggio verso Urbisaglia, lungo la via Lauretana con le reliquie di Carlo Acutis. L’arrivo è previsto per le 12, ad attenderli altri 500 ragazzi più giovani, studenti delle scuole medie. Dopo il pranzo conviviale. inizierà il Penitenziale e il pellegrinaggio a piedi verso l’Anfiteatro romano.

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Da lì, dopo le confessioni, alle 16 i giovani si sposteranno verso l’Abbadia di Fiastra per l’incontro con il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi di ritorno da Roma per il rinnovo delle promesse battesimali. Il giubileo degli adolescenti poteva essere vissuto a Roma o in modo “locale”, Macerata ha scelto entrambe le cose. Un’esigenza nata soprattutto dopo l’isolamento del Covid per restituire ai ragazzi il senso di sentirsi una grande Chiesa.

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Il vescovo Nazzareno Marconi e il sindaco Mauro Sclavi

«E’ stata una pazzia che abbiamo fatto – ha sottolineato Elisa Merlini, educatrice di Macerata – è la prima volta che in diocesi avviene una cosa del genere: mettere insieme educatori, parrocchie e unità pastorali diverse per un giubileo con l’obiettivo di consolidare il rapporto. Il nodo centrale è che questi ragazzi vivano un’esperienza di fraternità, di grande ampiezza».

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Don Marco Petracci

Tra i 250 adolescenti che questo pomeriggio si sono radunati all’oratorio Don Bosco c’è Sofia, 15enne di Tolentino: «Un’occasione per fare nuove amicizie e per continuare il mio percorso da cristiana. La morte di Papa Francesco è una perdita importante, e credo che come lui anche il suo successore dovrebbe occuparsi della violenza sulle donne».

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Tommaso Ridolfi è un educatore che arriva dalla parrocchia San Francesco di Macerata: «Appena mi è stata comunicato l’evento ho pensato fosse l’occasione di vivere e scoprire meglio il carattere locale della Chiesa. Andare a Roma sarebbe stato bellissimo, ma si perde l’opportunità di conoscersi meglio tra le varie parrocchie. I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati, non di chi gli dica cosa devono fare. E soprattutto di guardare al domani con speranza, il tema di questo giubileo, e su questo noi giochiamo un ruolo importante».

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Don Ariel

Ilaria, tolentinate di 17 anni frequenta il liceo Classico: «Mi hanno invitata le mie catechiste post cresima. È una bellissima maniera per capire che non si è soli. In questo gruppo mi sento protetta e ben accolta, la parrocchia è una seconda famiglia. Appena ho saputo della morte di Papa Francesco ho sentito un buco allo stomaco, è stato un buon papa che ha lavorato tanto sul contatto con i giovani. Spero che il nuovo papa lavori per i giovani, la fede sta diminuendo e spero si occupi di rafforzare il sentimento. Tutto sta nel far avvicinare i giovani alla fede la prima volta, con il giusto carisma e con attività è tutto più semplice».

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Tommaso Ridolfi

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