Quando la storia è anche musica (Video)
Le canzoni dei prigionieri dei nazisti
rivivono con Juliàn Corradini e Mauro Giorgini

MONTECOSARO - I brani "Povera vita mia" e "Venti mesi" nascono dai versi presenti del diario di prigionia di Costantino Quattrini

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Il brano
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Juliàn Corradini

Quelle due canzoni riscaldavano il cuore dei prigionieri dei nazisti tedeschi nello Stalag XIII C, campo di prigionia di Hammelburg in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, e stanno riscaldando il cuore anche a chi le ascolta oggi.

Con il ritrovamento, per caso, del diario di prigionia di Costantino Quattrini di Montecosaro, sono venuti alla luce anche i testi di due canzoni che i prigionieri del campo di lavoro cantavano prima di poche ore di sonno tra infiniti stenti, freddo, fame e vessazioni di ogni tipo. Il diario di prigionia riporta esclusivamente il testo delle canzoni, ma due musicisti, Juliàn Corradini di Fermo e Mauro Giorgini di Montecosaro, le hanno fatte rivivere musicandole.

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Mauro Giorgini

Le canzoni sono state cantate durante la toccante cerimonia che si è svolta nel Teatro delle Logge di Montecosaro quando è stato presentato il libro “Resistere nello Stalag XIII C” contenente il diario di Costantino Quattrini, uno dei tanti prigionieri di guerra italiani, deceduto nel 2000, che fu costretto anche a scavare la fossa dove seppellire il corpo del suo amico fucilato dai tedeschi per un pugno di sale.

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Queste due canzoni raccontano le sofferenze inaudite degli Internati Militari Italiani (IMI) che non si piegarono al nazifascismo. Parole semplici ma proprio per questo particolarmente toccanti.

Pur in quei momenti terribili, con la paura di morire da un momento all’altro, sotto i colpi di fucile dei tedeschi, riuscivano a trovare un po’ di sollievo pensando alla famiglia, ai genitori, ai fratelli con la speranza di poterli riabbracciare. Quelle canzoni erano il sogno di un domani di libertà e della vicinanza con i propri cari.

Juliàn Corradini, cantautore, e Mauro Giorgini, musicista, hanno effettuato un’operazione certamente artistica ma che ha anche un enorme valore morale ricordando a tutti, soprattutto ai giovani, gli orrori della guerra e coloro che sacrificarono la loro vita per dare la libertà a tutti noi.

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Nel video si può ascoltare la versione dal vivo di “Povera vita mia” cantata da Julián Corradini nel Teatro delle Logge di Montecosaro: «Quando ti arrivano versi simili – commenta con commozione – che ti toccano nel profondo dell’anima, è già un regalo. È già l’inizio di un viaggio. Entrare tra le parole di qualcun altro è un’esplorazione che diventa comprensione ed empatia. Senti sulla pelle la penna e la storia di chi ha scritto. Quando poi devi musicare questi versi, e ringrazio per questo Federico De Marco, nipote di Costantino, il viaggio assume un’altra connotazione: diventa magia. Mi piace immaginare quattro mani che scrivono la stessa canzone in due diversi momenti storici.

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La musica ha molti superpoteri e questo è uno di quelli che a me piacciono di più: ti fa salire in una macchina del tempo che taglia la storia trasversalmente, avvicinandola, facendoti tornare indietro a prendere proprio quella storia e riportarla nel giorno d’oggi. Questo viaggio nel tempo porta memoria e consapevolezza, porta il saper riconoscere anche le sfumature del passato e a comprendere i fatti del presente per assicurare il futuro. Aver ridato musica e vita ai versi di Costantino Quattrini è stato questo, rendere presente la storia, per mantenere vivo il ricordo e renderlo memoria comune attraverso una canzone. E questo è straordinario come tutte le cose che sembrano semplici».

La seconda composizione si intitola “Venti mesi”, a breve disponibile online, è stata eseguita da Mauro Giorgini, e prende ispirazione dai versi dell’altra canzone di prigionia presente del diario di Costantino Quattrini.

«Per me – afferma Mauro Giorgini – è stata una grande emozione conoscere questa storia e leggerne alcuni passi. Alla fine del quaderno c’erano i testi di queste due canzoni che venivano cantate alla sera. Sono rimasto particolarmente colpito da un testo dove veniva descritta la durezza del vivere internati sottolineando la mancanza del cibo e la dolcezza dei ricordi della casa dei familiari. Ho cercato di mettere una musica che potesse evocare questi due sentimenti attraverso una melodia semplice con un accompagnamento altrettanto semplice». Operazione riuscita.

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