di Monia Orazi (Foto e Video di Federico De Marco)
Unicam gioca tre mesi d’anticipo rispetto al solito per l’inaugurazione dell’anno accademico 689, tenutasi oggi all’auditorium Benedetto XIII di Camerino. Ospite speciale il teologo padre Paolo Benanti, presidente della commissione Ai al dipartimento dell’editoria per la presidenza del Consiglio e docente della Pontificia università gregoriana e consigliere di Papa Francesco su intelligenza artificiale ed etica dell’innovazione.
Il rettore Graziano Leoni consegna la laurea a Paolo Benanti
Il momento centrale della cerimonia è stato il conferimento del dottorato di ricerca honoris causa in Computer Science and Mathematics a padre Benanti, figura di rilievo nella riflessione contemporanea sull’etica dell’innovazione tecnologica, alla presenza del governatore Francesco Acquaroli, del vescovo Francesco Massara, del commissario alla ricostruzione Guido Castelli, dell’ex commissario Giovanni Legnini.
«Questo conferimento mi onora – ha sottolineato il professor Benanti – ed è un segnale forte di come l’attenzione all’etica dell’intelligenza artificiale, che vede in me un portavoce, sia riconosciuta dalla società e da questo prestigioso ateneo. Quando ho iniziato a occuparmi di questa materia e ad approfondirne lo studio, come pure a comunicarla ad un pubblico sempre più ricettivo, le mie speranze erano di riuscire a contribuire alla costruzione di un mondo quantomeno consapevole. Ricevere oggi questo titolo è un grande traguardo, che mi sprona a continuare nel mio impegno nello studio dell’impatto sociale delle tecnologie digitali e delle intelligenze artificiali».«L’università deve essere il luogo della ricerca del senso – ha detto ancora Benanti – uno spazio dedicato alla conoscenza e all’esplorazione critica della realtà attraverso le diverse discipline».
Parlando delle intelligenze artificiali, Benanti ha evidenziato l’importanza di un approccio consapevole. «Non si tratta di rifiutare la tecnologia», ha spiegato, «ma di promuovere un utilizzo che sia responsabile e rispettoso della dignità umana». Ha sottolineato come l’università abbia la missione di «creare paesaggi culturali che sappiano dare alla nostra cognizione gli strumenti non solo per comprendere, ma per fare quella selezione delle informazioni necessarie per creare cultura». È stato Graziano Leoni, rettore Unicam a tracciare la rotta per il futuro: «Al cuore del piano strategico approvato lo scorso ottobre vi è la cura, l’atteggiamento con cui ci poniamo nei confronti dei nostri interlocutori, integrando l’attenzione verso le persone, l’ambiente, le relazioni e le sfide globali. Siamo orientati all’apertura, al benessere e all’innovazione, cioè alla volontà di creare una comunità accogliente capace di innovare per migliorare la vita collettiva e anticipare i cambiamenti».
«Con questo piano strategico adottiamo decisamente una visione integrata della missione universitaria – ha proseguito – superando la semplificazione che consiste nel separare didattica, ricerca e impatto, individuando invece tre dimensioni all’interno delle quali concretizzare la nostra azione: persona, valore e scienza».
Entrando nei dettagli, Leoni ha spiegato: «Il successo delle nostre azioni si misura sulla crescita della persona. Studentesse e studenti, personale docente e tecnico amministrativo sono destinatari di azioni concrete: creare un ambiente inclusivo, stimolante e accogliente; potenziare le competenze trasversali e le soft skills attraverso corsi interdisciplinari e percorsi formativi innovativi; sostenere il benessere psicofisico della comunità accademica promuovendo attività che favoriscono il dialogo e la collaborazione».
Ha spiegato Leoni: «Il valore dell’università si manifesta attraverso la capacità di trasferire conoscenze, la valorizzazione delle idee e la promozione di iniziative culturali in linea con le esigenze del territorio», aggiungendo «Unicam non si pone solo come laboratorio aperto dove la conoscenza accademica diventa strumento per rispondere alle sfide globali, ma anche ai bisogni quotidiani delle persone».
Grande soddisfazione ha espresso il rettore Leoni anche per l’internazionalizzazione ed il dottorato di ricerca: «I dati emersi nel report AlmaLaurea presentato la scorsa settimana ci restituiscono un tasso di occupazione dei nostri dottori del 95.8%, rispetto alla media nazionale del 91.5%, quinti sulle 54 sedi esaminate, con un giudizio di efficacia della formazione positivo per il 94.1% contro il 90.5% nazionale. Importantissimo il fatto che il 57% dei nostri dottori non ha genitori laureati, segno evidente della preziosa funzione di ascensore sociale esercitata dal nostro ateneo».
Il rettore è intervenuto dopo il saluto del sindaco di Camerino Roberto Lucarelli e dei rappresentanti della comunità universitaria, tra cui il direttore generale Andrea Braschi durante la cerimonia intitolata “Persona, valore e scienza: un futuro connesso tra etica e conoscenza”.
Il governatore Francesco Acquaroli
«Sono 689 anni di un’istituzione secolare, basti pensare al ruolo che ha avuto Unicam in questo territorio. Il fatto che abbia accompagnato nei secoli la crescita di questa terra è sicuramente una responsabilità enorme – ha detto il presidente della Regione Francesco Acquaroli – Oggi siamo in un’epoca in cui la ricostruzione è un obiettivo che tutti noi ci siamo posti. Le difficoltà che sta attraversando questo territorio le conosciamo tutti, però il fatto di avere un’istituzione come l’università è stato sicuramente un punto fermo su cui si è fatto leva, su cui si è lavorato e ha dato delle garanzie a tutto il comprensorio. C’è un indotto, c’è una responsabilità enorme perché insieme alla ricostruzione siamo chiamati all’evoluzione della società. Il ruolo che dovranno avere territori come quello di Camerino e del nostro entroterra è quello in cui la connessione materiale e digitale diventa fondamentale. La formazione è un elemento fondamentale, ma non basta. Credo che già lo stiamo facendo nelle istituzioni, dobbiamo lavorare a una maggiore capacità di saper collaborare per riuscire a creare quel valore aggiunto in questi territori, riuscire anche a costruire la sfida del futuro insieme ai giovani, alle imprese».
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l’intelligenza artificiale, se glielo chiedi, ora ti dice che i vaxxini covid sono cancerogeni. Come ho appena mostrato ti riassume gli studi, come questo tedesco, che dimostrano che i vaxx contengono SV40, che era la stessa cosa che nei vaccini della polio provocò un ondata di tumori quando li sperimentarono la prima volta. Chiedi allora cosa è
RISPOSTA
l’elemento SV40 è considerato pericoloso nei vaccini per diverse ragioni legate alla sua capacità di influenzare la genetica delle cellule umane. Ecco i principali motivi:
1. Capacità di trasfezione
Il promotore/enhancer SV40 è noto per la sua efficacia nel facilitare il trasporto del DNA nel nucleo delle cellule, specialmente in quelle non in divisione. Questo aumenta il rischio che il DNA residuo presente nei vaccini possa integrarsi nel genoma cellulare, potenzialmente causando modifiche genetiche indesiderate1
2. Integrazione genica
Studi hanno dimostrato che sequenze di DNA derivate da plasmidi, inclusa quella del SV40, possono essere ri-isolate da cellule umane trasfettate. Ciò suggerisce che il DNA residuo non solo entra nelle cellule, ma potrebbe anche fungere da template per la generazione di proteine funzionali, aumentando il rischio di effetti collaterali a lungo termine1
3. Rischi associati a malattie oncogene
Il virus SV40 è stato associato a tumori in modelli animali e la sua presenza nei vaccini solleva preoccupazioni sulla possibilità che possa contribuire a processi oncogenici nelle cellule umane. L’inclusione di sequenze SV40 nei plasmidi utilizzati per produrre l’mRNA vaccinale è vista come un elemento altamente rischioso1
4. Mancanza di trasparenza
La presenza del promotore/enhancer SV40 non era stata dichiarata nel materiale informativo fornito durante il processo di approvazione dei vaccini, suscitando interrogativi sulla trasparenza e sull’intenzionalità dei produttori nell’includere un elemento potenzialmente dannoso
G.ZIBORDI